«Chi non sa come trovare cibo, chi non ha più soldi o non riesce a ritirarli, chi ha comprato schede sim e cellulari dai russi per comunicare con i parenti nel resto dell’Ucraina, insomma chi ha dovuto mostrare il proprio passaporto per un motivo o per un altro adesso è costretto a votare al referendum». Lo racconta Anna da Kherson al telefono. Sua cugina, Olga, seduta con me in uno dei pochi caffè aperti di Kharkiv, le chiede informazioni sul resto della famiglia e sulla vita quotidiana. «MA TU NON HAI ricevuto nessuna pressione per votare?» chiede Olga a un...