«La valle può franare nella diga. Nessuno studio lo esclude»
Ambiente L’allarme del geologo sull’invaso del Vanoi: dal 2010 nell’area già due grossi crolli
Ambiente L’allarme del geologo sull’invaso del Vanoi: dal 2010 nell’area già due grossi crolli
Quella diga non si può fare. Non è necessaria, non è conforme ed è pericolosa. Lo ha detto ancora ieri l’amministrazione provinciale di Trento il cui presidente, Maurizio Fugatti, è della Lega come il presidente del Veneto Luca Zaia che invece manda avanti il progetto del Consorzio di bonifica Brenta. La diga immaginata è quella sul torrente Vanoi ed è un invaso destinato all’irrigazione. Per la provincia di Trento, sul cui territorio insiste in maggioranza il progetto, quelle acque sono «già oggetto di concessione a scopo idroelettrico e non vi è la possibilità di nuove concessioni». In più avrebbe «un significativo impatto ambientale su un territorio dove gli ambienti andrebbero conservati». Infine «l’area dove è prevista la costruzione del serbatoio è connotata perlopiù da pericolosità massima (P4) nella carta di sintesi della pericolosità provinciale». Parole nette da parte della provincia di Trento, che ha già proposto una diffida ai vicini del Veneto, che però non soddisfano l’opposizione. «Il Consorzio di bonifica evidentemente con la diffida si è soffiato il naso», dice il capogruppo del Pd nel consiglio provinciale trentino Alessio Manica, che accusa: «È evidente che tra leghisti non ci si disturba troppo così la pratica va avanti e Zaia dichiara serenamente che se ci sono le condizioni tecniche la diga si farà».
È quello che temono le associazioni Acqua bene comune Vicenza e Aria, insieme ai tanti cittadini che si sono mobilitati dopo che il vecchissimo progetto di un invaso sul Vanoi – risale addirittura agli anni Venti, poi è stato ripreso negli anni Cinquanta e Ottanta e sempre bocciato – è stato rilanciato due anni fa dalla Regione Veneto per far fronte alla siccità. Senza però scongiurare i rischi che data la natura franosa della valle sul Vanoi richiamano l’incubo del Vajont.
Ne abbiamo parlato con Alfonso Tollardo, geologo che vive a Lamon, in provincia di Belluno, originario di questi luoghi che ama e conosce profondamente tanto da essere parte del Comitato per la difesa del torrente Vanoi e delle Acque Dolci. «Quella attraversata dal torrente Vanoi è una tipica valle alpina – spiega Tollardo – molto profonda con ripidi versanti in roccia che nell’area della diga in progetto e nell’area interessata dall’invaso è di tipo dolomitico mentre a quote superiori agli 800 metri le rocce diventano di tipo calcareo».
I progetti iniziali sono stati abbandonati a causa dell’elevato rischio idrogeologico. Come geologo che cosa ne pensa: c’è il rischio di un nuovo Vajont?
Credo che allo stato attuale nessuno possa dire definitivamente se i fianchi di quella valle sono stabili o meno e idonei ad ospitare un’opera del genere, perlomeno fino a quando non verrà realizzato uno studio serio ed approfondito sulla reale stabilità dei versanti rocciosi che insistono sul futuro bacino. Lungo il tratto di valle interessato dal progetto si è verificata una frana in roccia nel 2010 di circa 50mila metri cubi. Qualche anno dopo si è verificata una frana di qualche migliaio di metri cubi, proprio in prossimità del sito prescelto per la costruzione della diga. Sono sicuramente dei campanelli d’allarme che nel Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali che accompagna il progetto della diga Vanoi non sono stati tenuti in debita considerazione. In quel «DocFap» ci si è limitati a dire che i fenomeni franosi si possono definire esauriti e non sussistono particolari pericoli di ulteriori crolli.
Non ne è convinto?
Insisto a dire che uno studio di stabilità dei versanti, fatto in maniera seria, non si è ancora visto. Dovrebbe definire se ci sono possibilità di ulteriori crolli in roccia, che volumetria potrebbero avere queste frane e che effetti potrebbero produrre se avvenissero a diga ultimata con l’invaso pieno. È uno studio molto complicato, perché prevede numerosi sopralluoghi sul territorio, con droni o per visione diretta. La mitigazione di eventi franosi citata nel documento si riferisce unicamente all’area di pertinenza della diga e non ai versanti rocciosi che insistono sul bacino che ne deriverebbe.
Quali sono le caratteristiche dell’area nella quale dovrebbe sorgere la diga?
Dovrebbe sorgere in corrispondenza di un pianoro che si incontra lungo la valle e che fa compiere al torrente Vanoi un andamento tortuoso a forma di esse. In questo punto della valle il torrente scorre tra due sponde rocciose ma, al di sotto del pianoro, esiste una vecchia valle sepolta, dove un tempo scorreva il torrente che è si riempita da materiali sciolti alluvionali. Progettualmente la presenza di questa valle sepolta pone il problema di dover rimuovere il materiale detritico permeabil e di realizzare una diga in terra con un nucleo in calcestruzzo impermeabile per il contenimento dell’acqua una volta riempito il bacino. In pratica si dovrebbero realizzare non una ma due dighe: la prima in calcestruzzo, per sbarrare l’alveo attuale in roccia; la seconda diga in terra, con nucleo impermeabile, per sbarrare la valle sepolta riempita da materiale sciolto alluvionale.
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