«Non finiremo come la Svezia». Sembra questo l’argomento più gettonato nel dibattito politico in Finlandia in vista delle elezioni di domani. Ad agitarlo, come spauracchio o rassicurazione, sono sia la destra che la sinistra. Se l’estrema destra di Perussuomalaiset (Veri finlandesi) paventa il rischio parlando della criminalità dilagante e del numero di migranti nel confinante stato scandinavo, per i socialdemocratici è proprio la loro azione con il governo Marin ad aver evitato provvedimenti liberisti «alla svedese» su istruzione e privatizzazioni.

LA SVEZIA che era, fino a trent’anni fa, il modello al quale si riferivano tutti gli paesi nordici è additato oggi come esempio negativo. Non solo in tutte le statistiche sulla qualità della vita c’è stato un sorpasso della Finlandia ma proprio nell’ultimo anno è stata la Repubblica nordica a dettare l’agenda in politica estera al vicino scandinavo aprendo per prima l’iter per la richiesta di adesione all’Alleanza atlantica.

Un iter che si è concluso giovedì notte con il voto favorevole del parlamento turco (mancava solo il sì di Ankara) all’ingresso della sola Finlandia nella Nato, rivendicato con enfasi proprio dai socialdemocratici nelle ultime ore.

LA PREMIER Sanna Marin a guida di una coalizione di centro sinistra che unisce Sdp, Verdi, Sinistra, centristi e minoranza svedese, aveva lavorato già dallo scorso aprile proprio per portare a casa questo risultato non esitando a separare, nei fatti già lo scorso dicembre, i propri destini da quelli della Svezia (sulla quale pesa ancora il veto di Erdogan), probabilmente complice anche il cambio di governo a Stoccolma.

Il dibattito sulla Nato non è però stato al centro della campagna elettorale: tutti i partiti avevano espresso parere favorevole nelle tre votazioni parlamentari che si sono prodotte negli ultimi 12 mesi. Esattamente come nella campagna elettorale dello scorso settembre in Svezia il dibattito si è incentrato invece sul caro vita (15% in più nel 2022), immigrazione, istruzione, tassazione e costo del lavoro.

SECONDO GLI ULTIMI sondaggi diffusi martedì dalla tv pubblica Yle i conservatori sarebbero il primo partito con il 19,8% seguiti dall’estrema destra al 19,5%. Solo terzi i socialdemocratici con il 18,6% nonostante il forte apprezzamento personale per la premier Marin (65%). Percentuali che variando di pochi decimali nelle urne potrebbero cambiare completamente gli scenari. Gli occhi però sono puntati soprattutto verso i possibili alleati degli ipotetici governi di sinistra o di destra. La Sdp anche se arrivasse prima dovrà sperare in un tenuta dei suoi attuali alleati: sia i centristi che i verdi sono diversi punti sotto le percentuali del 2019 (tra il 9 e il 10%) e a poco potrebbe servire la tenuta dell’Alleanza di sinistra (8,7%).

Non è affatto da escludere quindi uno scenario come la vicina Svezia dove centristi, democristiani, conservatori ed estrema destra governano insieme. In Finlandia, inoltre, non sarebbe la prima volta.