C’è una Tunisia sommersa, che non si prende per mano per paura di essere torturata dai poliziotti. La stessa che ha guardato i festeggiamenti di piazza per la vittoria di Kais Saied tra paura e fiducia. Paura per l’ascesa di un presidente che si è più volte dichiarato contro la depenalizzazione del reato di omosessualità e fiducia in quell’inversione di rotta rispetto all’establishment a scapito delle libertà individuali che ha sedotto anche tanti attivisti. E poi ci sono i 52 seggi di Ennahdha, il partito islamista moderato, figli di un voto utile, frutto della mancanza di partiti anti-sistema con programmi...