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La tesi «spericolata» di Coldiretti: «Gli allevamenti non inquinano»

La tesi «spericolata» di Coldiretti: «Gli allevamenti non inquinano»

Torino Il convegno al Teatro Regio assolve il settore. Ma le Greenpeace avverte: i siti intensivi sono responsabili per il 17% delle polveri sottili e per il 14,5% delle emissioni globali di CO2

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 24 gennaio 2024

Torino, venerdì scorso, Teatro Regio: la Coldiretti ha organizzato il convegno «Gli allevamenti e la qualità dell’aria» con la partecipazione del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, Marco Protopapa assessore all’Agricoltura della regione Piemonte, altri attori istituzionali e professori dell’Università di Torino. Tutti gli interventi servivano a consolidare la tesi che gli allevamenti non sono un vero problema per la qualità dell’aria e per le emissioni di CO2 in atmosfera.

Non c’è stato spazio per fare domande e gli invitati si scambiavano la sedia sul palco senza pause, parlando a «macchinetta» con moltissime slide e spesso con un linguaggio tecnico difficilmente comprensibile. In generale si è respirato un atteggiamento sulla difensiva, di protezione della categoria dai rapporti dell’organizzazione Onu Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) e dalle accuse di «settore inquinante». È incredibile come in tutto il convegno la parola «allevamento intensivo» non sia mai stata pronunciata, anzi si è parlato in generale di allevamenti come se non ci fosse una differenza.

Le posizioni più forti emerse sono le seguenti: «Gli allevamenti e l’agricoltura incidono solo per il 4/6% all’inquinamento atmosferico da polveri sottili, anzi servono a migliorare la sostenibilità ambientale» secondo Barbero, direttore Arpa Piemonte. Un report di Greenpeace dimostra invece che gli allevamenti intensivi sono responsabili per il 17% delle polveri sottili e per il 14,5% delle emissioni globali di CO2. Del parere contrario è Davide Biagini ricercatore del dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino: «Gli allevamenti non sono responsabili delle emissioni di CO2, anzi contribuiscono a rimuoverla dall’atmosfera e stoccarla». E poi ha anche detto, citando un singolo studio statunitense: «Ridurre gli animali non servirà a nulla».

L’Ipcc, che nel suo sesto rapporto analizza oltre 3mila studi scientifici pubblicati in tutto il mondo, raccomanda invece la riduzione degli animali allevati, eliminando i sussidi agli allevamenti, e raccomanda una dieta perlopiù vegetale. Come possiamo risolvere la crisi climatica e l’inquinamento dell’aria se agli agricoltori e agli allevatori vengono fornite false informazioni? Se vengono istigati con slogan del tipo «ci danno la colpa» o «ci vogliono proibire di mangiare carne, dobbiamo difenderci».

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