Da oltre 30 anni, la Fondazione svizzera Antenna creata da Denis von der Weid mette la scienza al servizio della «base della piramide»: offre alle popolazioni più povere soluzioni eco-tecnologiche, portatrici di autonomia, sviluppo dal basso, migliori condizioni di vita. Agroecologia, nutrizione, energia, educazione, farmacia verde, microcredito. E prima di tutto, l’acqua è al centro di questo lavoro di ricerca, sperimentazione sul campo e diffusione a prezzi accessibili, che ora riguarda venti paesi. Ne parliamo con Pierre-Gilles Duvernay, consulente tecnico nel campo dell’acqua e dell’igiene, responsabile del dipartimento Educazione di Antenna.

Soprattutto per i paesi che stanno vivendo al tempo stesso una crisi idrica e una mancanza di risorse, la visione ottimistica di un futuro aiutato dalle tecnologie pulite su piccola scala può realizzarsi?

Purtroppo, le infrastrutture idriche sono inadeguate e ci vorranno decenni per adeguarle in modo da soddisfare una popolazione crescente. Le tecnologie su piccola scala, pulite e agili, sono ancora le più adatte. Piccole reti decentrate con un pozzo, un serbatoio e rubinetti collocati nel dispensario, nella scuola e nella piazza del villaggio, oltre a pochi collegamenti individuali, rendono possibile una sostenibilità economica nel tempo e sono state sperimentate con successo.

Alla vigilia della conferenza mondiale sull’acqua, cosa pensa del grave ritardo evidenziato dalle Nazioni unite nel raggiungimento degli obiettivi fissati, e fra questi il diritto all’acqua pulita?

È evidente che i piani di aggiustamento strutturale delle istituzioni di Bretton Woods non hanno facilitato il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. La fondazione Antenna partecipa alla messa in atto di soluzioni e le documenta con pubblicazioni scientifiche. Sono sempre più diffuse le norme che stabiliscono a carico degli operatori l’obbligo di fornire acqua pulita ma, per ora, sono carenti gli strumenti di controllo e le sanzioni in caso di inadempienza.

Acqua pulita significa prevenire diverse patologie. Avete inventato e distribuito una tecnologia chiamata Wata, utile nei villaggi, nelle scuole, nei dispensari. Come funziona?

Partendo da acqua e sale e con un processo di elettrolisi, la tecnologia Wata, semplice, economica ed efficace, anche alimentata con l’energia solare, genera localmente cloro attivo a 0,5 g/l, che può essere utilizzato per trattare l’acqua da bere e per disinfettare gli oggetti e le superfici dei centri sanitari. Con 25 g di sale, un apparecchio Wata produce una quantità di cloro sufficiente a trattare 3.300 litri di acqua o a ottenere un litro di disinfettante.

E il programma «Rano Madio» (acqua chiara in malagasy) nelle scuole del Madagascar?

In Madagascar, più di 16 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. E la contaminazione dell’acqua provoca un’alta prevalenza di malattie come la diarrea, il colera e l’epatite A. Nella maggior parte dei casi, colpiscono i bambini. Di conseguenza, la loro salute e la scolarizzazione sono messe a rischio. Il progetto, iniziato nel 2016, coinvolge oggi quasi 50 scuole, che hanno accesso all’acqua pulita grazie a un sistema di raccolta dell’acqua piovana e di successiva potabilizzazione. I bambini sono educati all’importanza dell’igiene e del lavaggio delle mani per prevenire le malattie.

E in situazioni estreme come i campi profughi in Africa occidentale, o in caso di disastri come i terremoti?

Questo sistema è stato testato, validato e utilizzato dalle principali Ong internazionali in diverse applicazioni, proprio durante i disastri naturali (Haiti, Pakistan, Nepal), così come nei campi profughi e in zone di conflitto (Siria, Ucraina). È immediatamente utilizzabile anche in caso di distruzione delle infrastrutture di base. Importante è il fatto funziona con pannelli solari. Un altro progetto significativo: sul fronte igienico-sanitario, in 17 carceri del Ruanda, in collaborazione con il Comitato internazionale della Croce rossa stiamo migliorando l’igiene delle latrine per 50.000 detenuti.

In venti anni il numero di persone senza accesso all’acqua pulita nei loro spazi di vita si è dimezzato. Ma ne rimangono due miliardi. Come mai il sistema inventato da Antenna non è applicato su larga scala?

Nelle azioni umanitarie di emergenza, ci sono fondi rapidamente disponibili per implementare il nostro sistema, che ha il vantaggio di essere davvero economico, resistente e facilmente trasportabile. È invece più difficile per una piccola Ong essere integrata in programmi di sviluppo a livello di paese che riguardano scuole, sistemi idrici o centri sanitari, anche se tutti gli esperti e i governi riconoscono l’efficacia della nostra soluzione.

Che impatto ha il riscaldamento globale sulla disponibilità di acqua nei vostri progetti?

Nei nostri progetti di orti scolastici che riforniscono le mense per gli alunni, sperimentiamo periodi di siccità inusuali. I pozzi e le falde acquifere si sono prosciugati, causando la perdita dei raccolti e l’interruzione della fornitura di acqua potabile ad alcune comunità. E spesso la pressione della migrazione interna accentua la pressione sulle risorse idriche.