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La Tav sul bosco Lanerossi, rivolta degli ambientalisti

Assemblea del bosco LanerossiAssemblea del bosco Lanerossi – Assemblea del bosco

Vicenza Cittadini e associazioni occupano l’area boschiva dove dovrebbe passate la ferrovia. In difficoltà il giovane sindaco di centrosinistra. Ricorso al Tar di Italia nostra contro il progetto alta velocità Verona - Padova

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 2 giugno 2024

La battaglia è cominciata venerdì 19 aprile. Le aziende appaltanti avevano appena recintato l’area destinata ad ospitare il cantiere della Tav. Operazione peraltro condotta senza degnarsi di attendere l’esito del ricorso al Tar di Italia Nostra sulla legittimità di un progetto deficitario degli studi di impatto obbligatori per la legge sugli appalti e che viola le norme ambientali europee sulle grandi opere. Con un blitz inaspettato, gli ambientalisti hanno divelto tutte le reti di demarcazione e le hanno riportate alla sede della società Iricav Due, il General Contractor a cui il Gruppo FS Italiane ha affidato la realizzazione della tratta ad alta velocità Verona – Padova.

IL SABATO SUCCESSIVO, l’area boschiva che sorge nel quartiere popolare “I Ferrovieri”, nella prima periferia ovest di Vicenza, è stato pacificamente invasa da centinaia di persone che hanno cominciato a gestirla come un bene comune, costruendo giochi per bambini, percorsi sugli alberi, spazi per attività artistiche. «Noi abbiamo bisogno degli alberi. Ora gli alberi hanno bisogno di noi», si legge in uno dei tanti cartelli colorati appesi sulla piante.

In mezzo a questi 11 mila metri quadrati di verde, un tempo sorgevano gli impianti di pettinatura della storica azienda vicentina Lanerossi. Nel 1984, la fabbrica ha chiuso e l’area è stata abbandonata a se stessa. Un poco alla volta la natura ha ripreso il sopravvento divorando le mura degli edifici industriali, scoperchiando i capannoni ed abbattendo muri e recinzioni. Oggi, l’area è una vera e propria selva, un polmone verde situato dentro la città che i residenti del quartiere chiamano bosco Lanerossi. E questa è solo una parte dell’area destinata a venir cementificata dai cantieri della Tav. A 200 metri di distanza, lungo via Ca’ Alte, un’altra area boschiva di 16 mila metri quadrati dovrebbe subire lo stesso destino. Da sottolineare che il bosco di Ca’ Alte sorge a ridosso dell’argine del fiume Bacchiglione. Sei mesi fa, queste piante avevano fatto da barriera ad una inondazione del fiume, evitando danni più seri.

L’ABBANDONO delle attività umane, ha favorito l’arrivo di molte specie animali che sotto le fronde del Bosco Lanerossi hanno trovato riparo. Qui volano e hanno messo nido numerosissime specie di uccelli che gli appassionati della Lipu si sono incaricati di censire. E con loro sono arrivati anche mammiferi di grossa taglia come i tassi e qualche capriolo in fuga dai cacciatori che oramai hanno ottenuto il permesso di sparare anche dentro il parco dei Colli Euganei. Sovrano indiscusso del bosco è un enorme esemplare di Liquidambar, che la famiglia Rossi aveva fatto mettere a dimora all’incirca un secolo fa e che oggi ha raggiunto la circonferenza di 4 metri e venti centimetri. In autunno le sue foglie si accenderanno come tante fiamme.

Sempre se non ci costruiranno un cantiere sopra.

«IL SINDACO HA PROMESSO che farà di tutto per salvare l’albero monumentale – spiega Elena Guerra, portavoce dell’assemblea del Bosco – ma non ci può bastare. Il nostro primo cittadino dovrebbe imparare la differenza tra giardinaggio, cioè salvare un albero, e ambientalismo, che significa salvare il bosco. Che in questo caso significa anche salvare Vicenza dalle devastazioni della Tav». Una bella gatta da pelare, questa, per il giovane sindaco di centrosinistra, Giacomo Possamai, eletto sul filo di lana grazie anche al voto degli ambientalisti, che si trova a dover gestire un progetto già approvato dalla precedente amministrazione di destra e fortemente imposto dalle Ferrovie.

Dall’altra parte della barricata, a dar sostegno all’assemblea del Bosco, è sceso in campo l’intero arcipelago ambientalista della città berica. Dai Fridays for Future, ai centri sociali Caracol e Bocciodromo, più comitati di cittadini come quello del Quartiere Ferrovieri, Salute e Territorio, Civiltà del Verde e associazioni come i medici per l’ambiente dell’Isde, Legambiente e i cattolici di Laudato Sii che nelle prossime settimane hanno simbolicamente scelto il Lanerossi per svolgere i loro convegni.

A PORTARE SOLIDARIETÀ non sono mancati neppure il Wwf, Europa Verde e Italia Nostra, scesa in campo con i suoi avvocati. «I cantieri realizzati dentro l’area boschiva sono solo il primo passo di una devastazione che non avrà precedenti – spiega la presidente di Italia Nostra di Vicenza, l’avvocata Maria Grazia Pegoraro -. In una piccola città patrimonio Unesco vogliono calare un’opera enorme, invasiva e demolitiva che prevede 9 chilometri di barriere antirumore, l’abbattimento di un centinaio di edifici e di 9 condomini con 200 famiglie sfollate, un viadotto nella zona storica che l’Unesco ha già condannato e scavi sopra falde inquinate da Pfas».

Il cemento che vogliono calare sul Lanerossi è solo un avvertimento di quello che la Tav farà di Vicenza se non riusciremo a difenderla.

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