Internazionale

La “talpa” della Cia al Cremlino getta nel panico sia Mosca che Washington

La “talpa” della Cia al Cremlino getta nel panico sia Mosca che WashingtonReporter Usa appostati di fronte al "rifugio" di Oleg Smolenkov, in Virginia – Afp

Caso Smolenkov La storia dell'agente, poi fuggito negli Usa, rivelata dalla Cnn. E a svelarne l'identità ci ha pensato il quotidiano moscovita Kommersant. Sarà un sequel del Russiagate?

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 14 settembre 2019

Il Russiagate potrebbe avere un sequel e infiammare la prossima campagna elettorale presidenziale americana. Lunedì scorso la Cnn aveva rivelato l’esistenza di una “talpa” nel Cremlino. La stazione televisiva americana aveva annunciato che la Cia era stata in grado di reclutare un funzionario russo di medio livello dell’apparato del Cremlino in grado di avanzare rapidamente tra i ranghi governativi.

SECONDO LA RICOSTRUZIONE della Cnn quando grazie alle informazioni della spia l’intelligence Usa si rese conto che Putin stava cercando di sabotare le elezioni presidenziali del 2016, decise di “sganciarlo” e garantirgli l’ingresso con la famiglia negli Usa dove ora vive sotto protezione.

La Cnn aveva anche deciso di non rendere il suo nome pubblico per questioni di sicurezza. Ci pensava però subito il quotidiano moscovita Kommersant e l’agenzia di stampa Interfax a rendere noto le generalità del funzionario. Il “traditore” non sarebbe altri che Oleg Smolenkov, collaboratore dell’amministrazione della presidenza russa. In evidente imbarazzo Dmitry Peskov confermava l’identità dell’agente Cia, ma si premurava di segnalare che «comunque Smolenkov aveva un ruolo poco significativo all’interno dell’apparato». Una tesi irrisa da Vedomosti: in realtà il funzionario avrebbe incontrato negli ultimi anni a cadenza settimanale Putin e sarebbe stato a conoscenza di molte vicende top-secret. Il disvelamento dell’identità dell’uomo della Cia ha provocato panico anche a Washington: il segretario di Stato Mike Pompeo martedì si era affrettato a parlare del caso come di «una montatura senza alcuna base».

Come già nel caso Skripal ci sarebbero dei dettagli della vicenda che metterebbero a dura prova l’immagine di efficienza degli organi di sicurezza: nel 2017 contraddicendo le normali prescrizioni che impediscono ai funzionari di andare all’estero per motivi privati, a Smolenkov fu concesso di andare in vacanza in Montenegro e in seguito se ne persero le tracce. Allora la stampa russa sollevò la questione della sua sparizione ma le voci furono probabilmente messe a tacere quando divenne chiaro che l’agente della Cia era fuggito negli Stati uniti. E ora sono molti i dirigenti della catena di comando del Cremlino che sono sospettati di aver favorito la sua fuga e di essere anch’essi, in qualche misura, coinvolti nell’attività spionistica.

MA ESISTE UN’ALTRA VERSIONE accarezzata da Medusa: Trump avrebbe rivelato a Lavrov l’esistenza della talpa al Cremlino e avrebbe fatto in modo di chiudere la vicenda con l’espatrio di Smolenkov. Se così fosse potrebbe riprendere quota l’ipotesi di un’asse sotterraneo tra Trump e Putin. Ma per questo forse si dovrà attendere che la spia decida di parlare dal suo rifugio e sia in grado di dare la solidità finora mancata alla tesi del complotto contro Hillary Clinton. In tal caso i democratici potrebbero avere un’ulteriore freccia nel loro arco per cercare di far sloggiare Trump dalla Casa bianca nel 2020.

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