L’appuntamento è fissato per il 12 e 13 gennaio a Kiruna, nel nord della Svezia. Per il premier Ulf Kristersson sarà l’occasione per illustrare alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen gli obiettivi che la Svezia, a cui dal primo gennaio spetta la presidenza di turno dell’Unione, considera prioritari per i prossimi sei mesi. Si parlerà, tra l’altro, di sostegno umanitario e militare all’Ucraina, difesa, competitività e transizione energetica. Nell’agenda dei lavori di Stoccolma non figura però alcun accordo sull’immigrazione e la conseguente divisione di migranti tra gli Stati membri. «Faremo sicuramente avanzare il lavoro, ma non ci sarà un patto migratorio completato durante la presidenza svedese», ha spiegato ieri al Financial Times Lars Danielsson, ambasciatore della rappresentanza svedese presso Bruxelles, per il quale un accordo non sarà possibile prima della primavera del 2024.

Per il governo Meloni si tratta di una doccia fredda, tanto più che arriva da un governo di centro destra che in teoria dovrebbe essere amico. Invece, come sempre quando si parla di migranti, dall’Ungheria alla Polonia passando adesso anche per la Svezia non c’è vicinanza politica che tenga, facendo così naufragare l’obiettivo, sbandierato come un successo, di aver riportato la questione migranti al centro del dibattito europeo.

Del resto era davvero difficile aspettarsi una mano tesa da parte della Svezia. Le elezioni che si sono tenute lo scorso mese di settembre hanno infatti decretato dopo otto anni di governo la sconfitta dei socialdemocratici e spianato la strada a un nuovo esecutivo di centro destra guidato da Kristersson con l’appoggio esterno dei Democratici svedesi, formazione di estrema destra che all’europarlamento siede proprio con Fratelli d’Italia nel gruppo dei Conservatori europei.

Nell’accordo di coalizione è previsto un inasprimento delle politiche svedesi sull’immigrazione con l’obiettivo di ridurre il numero di migranti presenti nel Paese, obiettivo che il governo intende raggiungere rendendo più difficili i ricongiungimenti familiari, i permessi di lavoro e l’ottenimento della cittadinanza. Sarebbe inoltre previsto un giro di vite anche per quanto riguarda l’accoglienza dei richiedenti asilo.

Come se non bastasse non sono mancati nelle scorse settimane segnali di una posizione dura di Stoccolma sull’argomento migranti. Insieme e Austria, Germania, Francia, Olanda Danimarca, Belgio e Lussemburgo la Svezia è tra i Paesi che pongono la questione dei movimenti secondari, ovvero dei migranti che lasciano i Paesi nei quali sono arrivati – come appunto l’Italia – per spostarsi in Europa. Non a caso a dicembre, quando ormai si era alla vigilia del semestre svedese, la ministra delle Migrazioni Maria Malmer Stenergard aveva ricordato come Stoccolma avrebbe lavorato per far sì «che il sistema di Dublino funzioni e che i migranti vengano registrati».

«A fare i sovranisti trovi sempre qualcuno più sovranista che difende solo gli interessi del proprio Paese. La destra europea, i migliori amici del governo meloni», ha ironizzato su Twitter il dem Enzo Amendola. Per il ministro Raffaele Fitto, invece, le dichiarazioni dell’ambasciatore svedese «non rappresentano una presa di posizione contro alcuno Stato membro specifico, tanto meno contro l’Italia».