Non ho memorie di quel secolo scorso che lei ha così intensamente attraversato e profondamente segnato nella vita e la memoria di milioni di persone e di cui in tanti, in questi giorni, stanno parlando. Negli incontri che ho avuto con lei, però, ho avuto la fortuna di sentirmi investito da quel secolo che prima conoscevo solo tramite i libri e qualche articolo rubato ai media mainstream. E grazie a lei sono stato colpito dalla sua profondità, dalla sua grandezza restituitami attraverso uno sguardo fremente di una passione mai sopita ancora curiosa che fino ad oggi ho incontrato solo nel suo volto. Ho vissuto il suo ’900 non, come sarebbe facile pensare, nella forma della memoria ma in quella della raffinatezza dell’analisi, dell’acutezza di uno sguardo allenato ad indagare le complessità del presente, quel presente che nonostante le difficoltà imposte dal tempo e dal corpo a lei non sfuggiva nelle sue problematiche più profonde. Un presente su cui continuava a domandarsi: cosa posso fare, qual è il mio ruolo in questa storia di sofferenze e soprusi che si chiama ancora oggi e nonostante tutti gli sforzi capitalismo?
D’altronde capirete l’emozione di uno studente nato nel 1992 – non quindi in un’altra fase politica ma in un’altra epoca storica rispetto agli anni del suo impegno – un giovane avellinese cresciuto nei movimenti studenteschi che nell’anno della sua laurea e quindi alla fine della sua esperienza di politica studentesca, sulle soglie del baratro della sinistra non rappresentata, ha potuto incontrare e confrontarsi con la Compagna Rossana Rossanda, colei che più di tutti rappresentava per me il simbolo di una storia ancora possibile, che non ha mai fatto sconti, che non ha mai negato le verità anche più dure, ma che nella sua ricerca è sempre riuscita ad individuare percorsi, tracce, cammini, orizzonti di società altre, di illuminare le potenzialità di quel che nella società, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università ancora si muove contro le insopportabili ingiustizie che con vecchi e nuovi volti ancora proliferano nel nostro tempo. Confrontarmi con la fondatrice di un giornale, il manifesto, che ha avuto un ruolo centrale nella mia formazione politica come lettura quotidiana e come esempio e simbolo di una verità immutabile: che non è mai vero che non c’è alternativa, che esistono sempre altre strade da poter percorrere insieme… La compagna di cui avevamo letto più volte, che incrociammo nei libri, nelle biografie divorate, nei racconti di quel mondo a noi così alieno, di quel secolo della politica e della rivoluzione, incontrato poi nei suoi stessi libri che furono tra i regali che più diffusamente ci scambiavamo.

(Stralcio dall’intervento del 24 settembre 2020, in occasione del ricordo collettivo di Rossanda a piazza santi Apostoli).