La speranza della pace nasce dal basso
5 novembre Oltre alla «Campagna contro le Banche Armate», si è pensato di lanciare il «Sei per la pace sei per mille», presentato presso la FNSI a Roma per manifestare concretamente la contrarietà alla politica degli armamenti anche attraverso la via fiscale per sottrarre risorse all’apparato militare.
5 novembre Oltre alla «Campagna contro le Banche Armate», si è pensato di lanciare il «Sei per la pace sei per mille», presentato presso la FNSI a Roma per manifestare concretamente la contrarietà alla politica degli armamenti anche attraverso la via fiscale per sottrarre risorse all’apparato militare.
«Nel novembre 2019 a Hiroshima ho ribadito-così scrive Papa Francesco nel suo recente libro “Contro la guerra” – che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è più che mai un crimine, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche. Chi poteva immaginare che meno di tre anni dopo, lo spettro di una guerra nucleare si sarebbe affacciato in Europa? Pezzo dopo pezzo, il mondo rischia di diventare il teatro di un’unica Terza guerra mondiale. Ci si avvia come fosse inevitabile». Questa di Francesco è una autentica profezia politica che ci indica la gravità di questo momento.
Per questo è importante partecipare alla manifestazione nazionale del 5 novembre a Roma, indetta da “Europe for Peace”, espressione della società civile, a cui hanno già aderito centinaia di associazioni e reti. Dobbiamo scendere in piazza per gridare, urlare e così svegliare un popolo addormentato, che non si accorge di essere sull’orlo del precipizio di una guerra atomica o dell’estate incandescente.
Purtroppo, è la stessa presenza di Homo Sapiens, che è diventato Homo demens, a essere minacciata. (Non dimentichiamo che questo è dovuto sia al nostro stile di vita sia all’enorme complesso militar-industriale che protegge i ricchi di questo mondo.)
Il 5 novembre è il popolo a scendere in piazza con la sola bandiera della pace per chiedere: un immediato «cessate il fuoco» ad ambedue le parti, l’apertura di una conferenza internazionale per porre fine a questa guerra della Russia contro l’Ucraina che ha subito «un’aggressione inaccettabile, ripugnante, insensata, barbara e sacrilega» (cito sempre papa Francesco). E il papa continua: «La parola chiave di questa guerra è: imperialismi. La Nato è andata ad abbaiare alle porte della Russia senza capire che i russi sono imperiali e temono l’insicurezza ai confini. E dunque io vedo imperialismi in conflitto. E quando si sentono minacciati o in decadenza, gli imperialismi reagiscono pensando che la soluzione sia scatenare una guerra».
Il 5 novembre saremo a Roma per chiedere a «Putin di fermare il conflitto e a Zelensky di essere aperto a proposte di pace serie. Nella trattativa di pace occorrerà garantire i diritti della minoranza russofona, tener conto dei legittimi interessi di sicurezza della Russia e quindi non armare le frontiere nel rispetto dell’integrità territoriale di ogni nazione. E quindi l’Occidente deve rinunciare a umiliare la Russia» (ancora papa Francesco).
Su queste basi si può incominciare a trattare per porre fine a questa guerra che è un orrore e un errore e allora sperare nella pace.
Questa guerra è anche il trionfo del complesso militar-industriale oltre che russo, degli Stati uniti e dei nostri Paesi occidentali. Di fatti, nel 2021 abbiamo speso nel mondo 2.113 miliardi di dollari: al primo posto gli Usa con 813 miliardi di dollari (quasi il 4% del Pil) ,seguito da Cina (con 300 miliardi), India (76 miliardi), Russia (69 miliardi). L’Italia lo scorso anno ha speso ben 32 miliardi di euro.
Lo scorso Parlamento ha approvato l’incremento del 2% per le spese militari entro il 2024 e così si arriverà a 38 miliardi di euro. Per non parlare degli enormi investimenti sul nucleare: gli Stati uniti già con l’amministrazione Obama avevano investito più di mille miliardi di dollari per modernizzare il loro armamentario atomico e così abbiamo le nuove e più micidiali bombe nucleari, le B61-12 in arrivo ora in Italia. Perché spendere tanti soldi per il nucleare? La risposta l’aveva già data il noto arcivescovo di Seattle (Usa), R. Hunthousen: «Abbandonare queste armi nucleari significherebbe abbandonare il nostro posto privilegiato in questo mondo».
Saremo in piazza il 5 novembre per dire No alla follia delle armi chimiche, batteriologiche, nucleari e a tutte le altre armi. Più produciamo armi e più faremo guerre. Ma noi possiamo contrastare questa follia delle armi e delle guerre con azioni nonviolente che possono scardinare questo sistema di morte. Oltre alla «Campagna contro le Banche Armate», si è pensato di lanciare il «Sei per la pace sei per mille», che presenteremo oggi 2 novembre, alle ore 11, presso la FNSI a Roma per manifestare concretamente la nostra contrarietà alla politica degli armamenti anche attraverso la via fiscale per sottrarre risorse all’apparato militare. L’opzione fiscale diventa così forma di pressione. La pace non può aspettare. E dobbiamo tutti inventare pratiche concrete di nonviolenza per svuotare gli arsenali di armi. L’unica scelta che abbiamo è quella della nonviolenza attiva e come diceva Martin Luther King che l’ha praticata: «Ora o la nonviolenza o la non esistenza».
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