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La sfilata di Poroshenko nella Kherson allagata

La sfilata di Poroshenko nella Kherson allagata

Il limite ignoto L'ex presidente ucraino contestato dai cittadini. Intanto continuano i bombardamenti russi

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 giugno 2023

Mentre la maggior parte dei volontari sono in acqua con i gommoni un corteo di grosse auto scortato dalla polizia si ferma a monte della strada. Sono le 14 circa e a Kherson quest’ora è rinomata per i bombardamenti. «Dopo mangiato i bastardi si sentono ispirati» dice Irina riferendosi agli artiglieri russi.

Da una delle auto scende l’ex-presidente ucraino Petro Poroshenko, ufficialmente all’opposizione di Zelensky con il suo partito Solidarietà europea e tra gli uomini più ricchi dell’est grazie alla sua fabbrica di dolciumi Roschen. Da tempo Poroshenko si muove in punta di piedi, la guerra e la legge marziale hanno messo in difficoltà la sua capacità di presentarsi come alternativa a Zelensky, nonostante le sue ingenti disponibilità economiche. Nel 2021 era stato sospettato di alto tradimento per dei traffici di carbone con la Russia giudicati illeciti e già due volte dall’inizio della guerra si è visto bloccare dalle guardie di frontiera mentre si recava a incontri internazionali, segno evidente del fatto che i suoi rapporti con il governo in carica sono tutt’altro che rosei. D’altronde, Poroshenko gode ancora di un discreto seguito in Ucraina.

«Che sei venuto a fare? A farci perdere anche questa guerra?» urla una signora con i capelli rossi corti a ridosso del cordone di sicurezza. Lui fa finta di non sentire, si avvicina a un’altra donna, le tende la mano, ma Irina (la capa di un gruppo di volontari che stanno effettuando evacuazioni) la ritira. «Perché dovrei salutarti?» aggiunge, dando del tu, che non è affatto comune per gente di quell’età nell’est. «E allora sono io che non ho interesse a salutarti» risponde l’ex-presidente. «Ma fai come vuoi, che sei venuto a fare qui?». Alcuni conoscenti allontanano Irina che dice, abbastanza ad alta voce da farsi sentire, «gli dare un pugno se non ci fossero tutte quelle guardie!». Un signore sulla sessantina azzarda, «ma poverino, non è che ha tutte le colpe lui», quasi lo mangiano vivo.

Iniziano i bombardamenti, mentre nell’acqua erano in corso le evacuazioni, e tutti si rifugiano dentro una specie di bar accalcandosi uno sull’altro. «Ecco, ora potrà farsi il suo bel servizio e dire che così è stato vicino al popolo». Al termine dei bombardamenti il corteo riparte e i volontari ritornano verso la strada allagata. «Che avete da guardare?» urla Irina ai giornalisti presenti, «toglietevi di mezzo che qui abbiamo da fare!», e quasi le si strozza la voce in gola per lo sforzo. I giornalisti nei paraggi effettivamente si dileguano, anche qualche volontario subisce una ramanzina e dopo poco la polizia inizia a recintare l’area e a filtrare le persone agli ingressi. «Non hanno proprio nulla da fare» dice la donna scuotendo il capo.

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