Politica

«Siamo la misura del no alla guerra». La sfida della lista di Santoro e La Valle

Michele SantoroMichele Santoro – LaPresse

Europee La campagna elettorale di Pace, Terra e Dignità

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 24 maggio 2024

Vinta la prima sfida, tutt’altro che scontata, della raccolta delle firme per essere presenti alle elezioni, la lista Pace, Terra e Dignità promossa da Michele Santoro e Raniero La Valle adesso si trova davanti una nuova partita, anch’essa nient’affatto semplice: superare lo sbarramento del 4%. I sondaggi la quotano attorno al 2%, in crescita rispetto a qualche settimana fa, quando galleggiava attorno a poco più della metà dei consensi.

«Nonostante la povera di mezzi stiamo tenendo diversi incontri, alcuni dei quali molto affollati – racconta Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista che ha aderito all’iniziativa e che si candida nella circoscrizione sud – Ora ad esempio mi trovo in una libreria a San Salvo, in provincia di Chieti». Per Acerbo, la cosa positiva è che la partecipazione travalica i circoli consueti: persone non particolarmente militanti ma che nutrono un forte sentimento contro la guerra – sostiene – L’altra sera ero a Pescara con Michele Santoro. È la mia città, lì conosco tutto quello che si muove a sinistra. Bene, quella sera c’era gente che non conoscevo».

Khaled Al Zeer, ingegnere di 60 anni, fa parte della generazione dei palestinesi che venne a studiare in Itali negli anni Ottanta. Oggi è presidente della comunità palestinese del Veneto e candidato nel nord-est. «Riusciamo a raccogliere persone che di solito non vengono alle manifestazioni – conferma Al Zeer – Il bacino di consenso è largo». Per lui, la campagna elettorale è tutt’uno con la solidarietà con chi sta a Gaza, sotto le bombe. «Ho partecipato a una missione al Cairo per portare a Trieste 8 bambini mutilati – racconta – Lo faremo ancora. È un’evacuazione privata, gli stati non fanno nulla».

Secondo molti osservatori, la variabile imprevista di queste europee è data dal livello di astensione, che rischia di allargarsi anche rispetto alle ultime consultazioni. Lo stesso Santoro, che per ovvi motivi gioca la parte di front-man tv della lista, ha più volte fatto appello a quelli che sono tentati di restare a casa l’8 e 9 giugno. «Ci rivolgiamo a tutti, ma in particolare a chi non vota – spiega Acerbo – Non vogliamo fare la rissa per contendere lo 0,1% ad altre formazioni cui abbiamo proposto l’unità contro la guerra. Di una cosa, tuttavia, sono sicuro: la misura della contrarietà alla guerra sarà data dal risultato di questa lista».

Il rapporto di Pace, Terra e Dignità con le varie espressioni della sinistra si può spiegare con un doppio movimento. Da una parte gli esponenti della lista rivendicano autonomia dalle logiche di coalizione («Siamo gli unici a fare promesse che gli altri non possono fare o mantenere fino in fondo»). Lo fanno anche servendosi dello schema post-ideologico tipico dei movimenti single issue. Nel caso specifico, Pace, Terra e Dignità nasce per fermare la macchina militare. Fino al punto che alcuni dei suoi candidati dicono che al momento il rifiuto della guerra è «più importante della discriminante destra-sinistra». Tuttavia Santoro, La Valle e compagni hanno detto più volte che per loro la pace è una pre-condizione per potere fare politica, e dunque tutelare l’ambiente e proteggere i diritti dei più deboli (ed ecco il significato rispettivamente di «Terra» e «Dignità»). Questa ambivalenza determina l’atteggiamento della lista verso le altre forze: a volte suona rivendicativo («Soltanto noi siamo coerenti con la storia della sinistra») altre volte più distaccato («Siamo qui per costringervi a parlare di temi, come la guerra, che altrimenti avreste eluso»). Inevitabile, se parliamo dei rischi di questo atteggiamento «oltre gli steccati ideologici» pensare a Nikolaj Lilin, scrittore di origini russe presente in lista nella circoscrizione nord-ovest che più volte ha espresso posizioni nazionaliste.

L’altro grande tema riguarda il rapporto coi media. Michele Santoro si è appellato all’Agcom (con successo) nel caso del confronto a due Schlein-Meloni e poi quando Bruno Vespa gli ha dedicato un monologo nel corso della sua trasmissione (in questo caso, l’authority si è spaccata ma rigettato il ricorso). Si lavora sui social, con le dirette streaming dei personaggi più in vista (c’è anche Paolo Rossi, l’attore, in lista nel nord-est). «Bisogna smontare la narrazione dei media ufficiali sulla guerra – dice ancora Al Zeer – Quando lo facciamo notiamo che certi slogan del centrosinistra sono più in sintonia con la destra. Basti dire che non hanno mai osato chiedere il riconoscimento dello stato palestinese».

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