In questi giorni di marzo si ricorda il settimo anniversario della morte della leader del popolo lenca Berta Cáceres. Il 2 marzo di sette anni fa un commando di sicari entrò nella sua casa per ucciderla. L’evento accadde tra Intibucá e La Esperanza, due località che insieme formano la città più alta dell’Honduras. Qui, a 1700 metri di altitudine, nel 1993, Berta aveva partecipato alla fondazione dei Consigli delle Organizzazioni Popolari Indigene dell’Honduras (Copinh).

DEL COPINH OGGI fanno parte più di 200 comunità indigene e 50 organizzazioni comunitarie unite dalla lotta al capitalismo, al patriarcato e al razzismo. Oltre a coordinare i Consigli, Berta denunciava il colpo di stato del 2009 e si batteva in prima fila per difendere il fiume Gualcarque dalla costruzione della diga Agua Zurca nella comunità di Rio Blanco.

 

Un rituale promosso dal Copinh con le comunità di San Francisco de Opalaca (foto Gianpaolo Contestabile)

 

Il processo giudiziario ha portato all’arresto di 7 persone, identificate come esecutori materiali dell’omicidio. Con i sicari è stato condannato David Castillo, ufficiale dell’intelligence militare e dirigente della società Desa, promotrice del progetto idroelettrico di Agua Zurca. Secondo la ricostruzione giudiziaria, Castillo usava le sue risorse e i suoi contatti per sorvegliare Cáceres e il movimento di resistenza contro la diga.

Secondo Berta Zuñiga Cáceres, figlia di Berta Cáceres e attuale coordinatrice generale del Copinh, non c’è da fidarsi troppo: «Abbiamo già visto in Honduras cosa è successo con altri processi in cui le persone vengono condannate, vanno in cassazione e poi vengono rilasciate», dice. Inoltre, alcuni mandanti dell’omicidio restano ancora oggi impuniti. Tra questi i membri della famiglia Atala Zablah che hanno azioni in istituzioni finanziarie, squadre di calcio, società immobiliari e che erano nel consiglio di amministrazione di Desa.

GLI ATALA ZABLAH secondo la figlia di Berta «hanno finanziato la repressione, hanno preso tutte le decisioni per cercare di fermare le lotte della comunità di Río Blanco e del Copinh e sono, nei fatti, i mandanti rimasti impuniti». Inoltre segnala che la banca olandese Fmo, co-finanziatrice del progetto Agua Zurca, ha depositato più di un milione di dollari all’impresa Desa pochi giorni prima dell’omicidio di Berta. Tra i finanziatori della diga Agua Zurca promossa da Desa e dalla società cinese Sinohydro, compaiono anche la banca finlandese FinnFund e la Banca centroamericana per l’integrazione economica (Bcie). «Non è un’eccezione, è ciò che fanno molte aziende, istituti finanziari, persino banche di sviluppo in Europa e in altre parti del nord globale, è un modello che vediamo in molte comunità indigene che sono minacciate da progetti estrattivi che saccheggiano le loro risorse – denuncia Berta Zuñiga Cáceres – e questo è un ambito di lavoro che il Copinh porta avanti, denunciando gli attori internazionali coinvolti».

LA COMUNITÀ DI RÍO BLANCO, che da anni resiste alla costruzione di Agua Zurca, subiva già attacchi, provocazioni, persecuzioni legali, sorveglianza e infiltrazioni. Nel 2013, il leader comunitario e membro del Copinh Thomas García è stato ucciso dai proiettili dell’esercito intervenuto per interrompere lo sciopero della comunità che impediva alle aziende di entrare nell’area del fiume Gualcarque. Oggi la concessione per la costruzione dell’opera è sospesa. «Dopo l’omicidio di Berta Cáceres l’azienda ha rimosso tutti i macchinari dalla zona», dice Dunia Sanchéz, leader della comunità di Rio Blanco, che però insiste nel non abbassare la guardia perché «il progetto non è stato ancora cancellato definitivamente».

Al di là della resistenza, i consigli e le organizzazioni del Copinh hanno lavorato per costruire un potere autonomo e popolare partendo dalla cultura originaria: «Per noi – spiega la coordinatrice del Copinh – combattere mano nella mano con le comunità che difendono i fiumi e il territorio, che rivendicano le nostre forme ancestrali di organizzazione significa materializzare i nostri modi di vita come un modello alternativo in cui la cultura del popolo Lenca è molto importante». Secondo Berta Zuñiga, è indispensabile conservare la memoria delle anziane e degli anziani perché «se il popolo Lenca perde la sua identità e perde il rapporto con la terra, allora abbiamo perso la battaglia contro queste grandi aziende. Lottiamo perché crediamo e siamo convinte di questi altri modi di vivere».

NEL PROCESSO DI ORGANIZZAZIONE comunitaria del Copinh è stato fondamentale garantire l’accesso alla terra tramite l’emissione dei titoli di proprietà ancestrali. Insieme alla lotta per la terra, il Copinh ha sviluppato diversi progetti di produzione cooperativa, di arte popolare e canali di comunicazione autonoma. Agustín Lopez, conduttore di Radio Guarajambala a La Esperanza, spiega che ci sono cinque radio comunitarie del Copinh che consentono di «informare le comunità se ci sono minacce e notificare, ad esempio, se in tal luogo si sta verificando un conflitto». Inoltre, grazie alla radio «le organizzazioni sono informate su ciò che sta accadendo nel paese». La radio come strumento di educazione popolare.

La regia di Radio Guarajambala a La Esperanza (foto Gianpiero Contestabile)

LA SITUAZIONE POLITICA ATTUALE mette le organizzazioni popolari in una posizione complessa rispetto alle istituzioni. Il 27 gennaio 2022 è iniziato il mandato di Xiomara Castro, la prima donna a ricoprire la carica di presidente dell’Honduras. La sua campagna elettorale è stata caratterizzata dalla promozione di valori progressisti e dall’attenzione ai diritti dei popoli indigeni. Tuttavia, la sua leadership non si è divincolata dalle oligarchie honduregne tra cui appaiono i membri della famiglia Atala Zablah.

Inoltre, da dicembre 2022 è in vigore lo stato d’emergenza con il coprifuoco e militari dispiegati nelle zone più povere in tutto l’Honduras. Berta Zuñiga Cáceres spiega le contraddizioni del nuovo gruppo dirigente: «Qualcosa di positivo c’è, con questo governo è diminuita la persecuzione diretta verso le organizzazioni come il Copinh. Prima la repressione era spaventosa». Allo stesso tempo la coordinatrice del Copinh denuncia gli sfratti, la repressione e i conflitti territoriali che continuano a verificarsi di fronte alla passività delle organizzazioni per i diritti umani: «Purtroppo questa dinamica non è cambiata, perché il modello economico non è cambiato. E gruppi criminali come quelli che hanno ucciso mia madre e che continuano a uccidere le compagne e i compagni del popolo Garifuna non sono ancora stati smantellati».

A INTIBUCÁ, così come nelle tante comunità e quartieri dell’Honduras la vita di Berta Cáceres, le sue parole e il suo impegno militante continuano a essere un modello di riferimento per le nuove generazioni. Chi l’ha conosciuta, infatti, parla del suo omicidio come della «sembra de Berta», ovvero la sua semina. Perché invece di mettere fine alla sua lotta, il suo assassinio ha generato migliaia di semi di ribellione e resistenza in tutto il pianeta.

Nonostante i tentativi di istituzionalizzare la sua figura, la lotta di Berta e del Copinh continua a destabilizzare le élite economiche e a mettere in discussione la loro violenza. Berta Zuñiga Cáceres, che raccoglie l’eredità intergenerazionale della difesa della sua terra, guida un nuovo ciclo di resistenza: «Ci sentiamo più spronati a consolidare la nostra lotta contro poteri e gruppi di interesse che continuano a saccheggiare le comunità».