La Russa a Gerusalemme, l’aria di casa
Non era mica la prima volta. Ignazio Benito Maria La Russa in Israele c’era già stato quattro volte. Ci ha tenuto a ricordarlo anche quando ha firmato il libro degli ospiti dello Yad Vashem, il museo della Shoa, scrivendo di essersi già inginocchiato in quel luogo.
Dunque la storia criminale del nazismo e dei suoi alleati la conosce bene, compreso il numero che il museo ricorda: 7.680 ebrei italiani, su 44.500, vittime dell’Olocausto.
Eppure è lo stesso La Russa che non capiva «il motivo» per cui tenere il busto di Mussolini in casa non sta bene, a maggior ragione per il presidente del senato.
A meno che non abbia pensato che tutte quelle immagini di nazisti e fascisti che il museo conserva – compresa una del suo eroe che no, non è conservata al rovescio – le abbiamo messe lì perché lo aspettavano. Per farlo sentire a casa.
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