• Il 26 marzo scade il termine per il deposito della cauzione da mezzo miliardo di dollari per Donald Trump
  • I repubblicani insistono su un inesistente caso di impeachment contro Joe Biden
  • La variante Netanyahu al congresso indebolisce il presidente uscente

La prima settimana di primavera a Washington è arrivata coi ciliegi in fiore e nell’aria l’aroma del possibile imminente pignoramento dei beni di Donald Trump, il cui debito con la giustizia ammonta ormai a circa mezzo miliardo di dollari.

I legali dell’ex presidente hanno chiesto una serie di proroghe per il saldo della maxi-ammenda per frode fiscale nello stato di New York, ma le istanze sono state respinte.

Ulteriori ricorsi saranno ora possibili unicamente a fronte di una cauzione pari alla somma complessiva dovuta – che Trump ha dichiarato di non essere riuscito a mettere insieme.

La procuratrice dello stato, Letitia James, si starebbe così preparando a congelare conti bancari e apporre sigilli ad alcune delle proprietà più in vista dell’ex presidente ricandidato, compresi campi di golf e potenzialmente la Trump tower di Manhattan. Se così dovesse essere, si tratterebbe di un’azione eclatante che Trump sarebbe probabilmente pronto a riciclare come ultimo sopruso della vasta persecuzione politica contro di lui.

Rimane il fatto che un candidato indebitato per centinaia di milioni sarebbe palesemente vulnerabile per chiunque (compresi potentati stranieri) volesse proporgli un prestito interessato.

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In settimana sono intanto continuate le udienze della commissione “sugli abusi di potere del presidente Biden,” come è stata denominata dalla maggioranza Maga alla Camera.

Idealmente le udienze avrebbero dovuto essere l’anticamera di un possibile impeachment di Biden, basato su presunti illeciti finanziari intrapresi tramite suo figlio Hunter Biden.  Dopo ormai anni di indagini, ai repubblicani mancano però elementi sufficienti e le udienze hanno uno scopo palesemente elettorale, per mantenere vive le illazioni sull’avversario di Trump.

Gli affari di Hunter Biden con aziende cinesi e, ad esempio, la holding di idrocarburi ucraina Burisma, sono sicuramente equivoci, ma i tentativi di dipingerli come punta di un iceberg di corruzione globale facente capo al presidente sono una riedizione delle accuse già impiegate quattro anni fa dalla campagna Trump con l’apparente ausilio dei servizi di Mosca. Un superteste per l’accusa nell’affare Burisma, Alexander Smirnov, con presunti legami con l’intelligence russa, è stato arrestato dall’FBI per aver fornito falsa testimonianza nel caso, assestando una ferita probabilmente letale, al tentativo GOP di istruire un impeachment contro il presidente.

La fioritura dei ciliegi a Washington DC
La mascotte Stumpy per la fioritura dei ciliegi a Washington, foto Nathan Ellgren /Ap

Al di la dei singoli episodi, lo scontro Trump-Biden continua a riverberare negli equilibri geopolitici con schieramenti allaganti nel mondo.

Sempre più palese è l’asse Trump-Putin (passando per i sovranisti europei, Orbán  in testa). L’altro alleato chiave rimane Netanyahu che la scorsa settimana è stato in teleconferenza con parlamentari GOP per controbattere il precedente attacco del senatore democratico Schumer (e il sostegno dell’amministrazione Biden alla risoluzione ONU sul cessate il fuoco).

foto Netanyahu
Benjamin Netanyahu, foto Ap

A confermare l’allineamento sempre più aperto fra Gerusalemme e Mar-A-Lago, il presidente della camera, Mike Johnson, fedelissimo di Trump ed esponente teocon della destra evangelica (che sostiene Israele come stato necessario all’avveramento delle profezie escatologiche), ha dichiarato di voler invitare il premier del Likud a parlare al Congresso come ospite del partito repubblicano – “unico vero sostenitore” di Israele.

Se così fosse, si tratterebbe di una replica del viaggio anti-Obama compiuto da Netanhyahu nel 2015, quando parlò al congresso contro l’accordo di non proliferazione con l’Iran.

È l’ultimo sintomo di un riallineamento epocale in corso nella politica USA, che vede i repubblicani sostituirsi sempre più ai democratici come punto di riferimento dell’elettorato “jewish”, storicamente progressista e solido sostenitore del partito democratico.

La situazione, in realtà, è più sfumata e complessa. Mentre nella sfera Maga confluiscono sicuramente molti elementi sionisti, è altrettanto vero che un’altra componente ebraica, giovane, progressista  (e forse più consistente), esprime sempre più esplicitamente solidarietà con i palestinesi e opposizione alla strage in atto. Una spaccatura che pone un problema identitario (ed elettoralmente strategico) soprattutto al partito di Biden.

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Per il GOP, l’ulteriore avvicinamento a Netanyahu, è conferma di quella che sarebbe la postura geopolitica di un ipotetico secondo mandato Trump, vieppiù allineato con regimi estremisti ed autoritari, senza scrupoli nel perseguire i propri interessi senza alcuna pretesa etica.

Un uomo con bandiera e mazza da baseball al Campidoglio di Washington, il 6 gennaio 2021
Un uomo con bandiera e mazza da baseball al Campidoglio di Washington, il 6 gennaio 2021, foto Ted S. Warren /Ap

Le controparti ideali di Trump nel mondo sono gli autocrati e le dinastie, specie le plutocrazie in cui vi è maggiore sovrapposizione fra affari di stato e interessi di famiglia (vedi i Saud).

A questo proposito è stato esemplare la settimana del genero di Trump, Jared Kushner.

Il marito di Ivanka Trump (e amico di famiglia di Netanyahu che in passato è stato ospite di Kushner padre) è salito alla ribalta delle cronache per le frasi su Gaza pronunciate ad Harvard a febbraio, ma solo ora rivelate.

Jared Kushner
“Le proprietà sul lungomare di Gaza potrebbero avere un grande valore se la gente fosse concentrata sul migliorare il proprio standard di vita. Dalla prospettiva di Israele io farei del mio meglio per far uscire le persone e ripulire. Azionerei i bulldozer nel Negev, e cercherei di spostare lì le persone, penso che questa sarebbe l’opzione migliore, così possiamo andare ora e finire il lavoro. Realizzare ora uno stato palestinese sarebbe un’idea estremamente cattiva che in pratica sarebbe un premio per un’azione terroristica”

La Striscia, ha detto Jared, che ha seguito le orme del padre e di suo suocero nel mondo dei grandi affari immobiliari, sarebbe un lotto fronte mare mica male una volta ripulita. Kushner si intende di monetizzazione di immobili ristrutturabili da quando il padre aveva costruito il patrimonio di famiglia comprando centinaia di appartamenti fatiscenti in New Jersey, sfrattando gli inquilini poveri per alzare gi affitti.

Nel caso di Gaza pensa evidentemente alla rimozione delle macerie (e dei cadaveri) – ma anche di eventuali abitanti restanti, visto che ha aggiunto che sarebbe utile spostare i Palestinesi, se non in Egitto allora in appositi campi nel deserto del Negev, dove la loro vista non possa turbare potenziali investitori.