I latinos evangelici tra difesa delle tradizioni e paura per il razzismo Gop
Elettorale americana Negli Stati uniti sono oltre 65 milioni gli abitanti di origini latinoamericane. Nel 2012 il 71% di loro aveva votato per Obama, nel 2020 solo il 59% ha scelto Biden. Questo scivolamento a destra si lega alla crisi del cattolicesimo, arrivato ai suoi minimi storici
Elettorale americana Negli Stati uniti sono oltre 65 milioni gli abitanti di origini latinoamericane. Nel 2012 il 71% di loro aveva votato per Obama, nel 2020 solo il 59% ha scelto Biden. Questo scivolamento a destra si lega alla crisi del cattolicesimo, arrivato ai suoi minimi storici
Erica Perez, 42 anni, ogni domenica si reca alla funzione nella Iglesia torreon fuerte di Henderson, sobborgo di Las Vegas, Nevada. Viene dall’America latina, parla prevalentemente spagnolo, e dopo anni da immigrata illegale ora è molto vicina a ottenere la cittadinanza. «Quando potrò, voterò repubblicano» dice stringendo il block-notes sul quale ha annotato tutte le parole del pastore. La congregazione evangelica di cui fa parte ha avuto un grande ruolo nella maturazione di questa idea. «Prima di frequentare la chiesa, ero piuttosto neutrale riguardo alla politica», afferma la signora Perez. «Ora direi che sento la responsabilità di votare. Cose come l’aborto e le droghe legali vanno contro ciò in cui crediamo come cristiani».
SONO MIGLIAIA i latinos di religione cristiana evangelica che negli Stati uniti la pensano come la signora Erica Perez. Fra questi troviamo il pastore della sua comunità, Camilo Perez, uno dei più ferventi sostenitori di Trump. Cresciuto nella Medellin di Pablo Escobar, ex sostenitore pentito di Obama, Camilo Perez non ha dubbi: «Trump è stato un buon guardiano della Chiesa e della moralità e, sebbene in passato non fosse molto conservatore, oggi è diventato un difensore di molte posizioni conservatrici». La posizione del reverendo, che conserva gelosamente nel suo telefonino alcune foto scattate insieme a Trump nel corso di un evento nel 2015, riflette la presa che le posizioni nazionaliste cristiane del tycoon hanno sulla comunità.
I LATINOS, gli abitanti degli Usa di origini latinoamericane, sono oltre 65 milioni, quasi il 20% della popolazione dell’intero Paese. In città come Santa Fe, nel New Mexico, Los Angeles, in California e Miami, in Florida, costituiscono la maggioranza assoluta della popolazione. Il loro tasso di crescita demografica (natalità e ricongiungimenti) è del 28%, quattro volte la media nazionale statunitense, e in stati in bilico come Arizona e Nevada un votante su quattro si identifica come latino. In generale i latinos sono percepiti come democratici negli Stati Uniti, anche se questa tendenza ora sembra essersi invertita. Nel 2012 il 71% di loro aveva votato per Obama, nel 2020 solo il 59% ha scelto Biden. Questo scivolamento a destra si lega alla crisi del cattolicesimo, ai suoi minimi storici anche se ancora religione di maggioranza relativa in questo gruppo etnico, e alla crescita degli evangelici, tradizionalmente schierati a destra, che oggi rappresentano circa il 20% della comunità.
TUTTAVIA, non dobbiamo pensare che i latinos evangelici siano un monolitico blocco conservatore. Anche se l’80% di loro ha votato Trump sia nel 2016 che nel 2020, non mancano le voci fuori dal coro. Gabriel Salguero, pastore della chiesa The Gathering Place a Orlando, Florida, si mantiene su posizioni molto più equidistanti, limitandosi a rilevare quanto sia difficile determinare quali siano le tendenze politiche prevalenti nella sua comunità. «Si parte dall’assunto che in quanto evangelici votiamo per i repubblicani; in quanto latini, siamo democratici» ha detto Salguero, che è anche presidente della National latino evangelical coalition, una rete di migliaia di chiese evangeliche negli Usa. «Pensare che possano darci per scontati – per entrambi i partiti – credo sia un errore». Più esplicita la posizione di Pero Ruiz-Cantù, fondatrice dell’associazione Renace, parte del piccolo ma agguerrito movimento degli Evangelicals for Harris: «Dio dice di amare il prossimo come se stessi, ma quelle dell’ex presidente Trump sono parole di odio, soprattutto contro gli immigrati».
INSOMMA, i latinos che si identificano come evangelici sono un blocco elettorale consistente ed eterogeneo, attraversato da profonde contraddizioni, che si ritrova ad affrontare un dilemma che forse non è nuovo, ma davanti alla campagna elettorale aggressiva di Donald Trump assume oggi una valenza particolare. A sintetizzare perfettamente la questione è il reverendo Arturo Laguna, guida spirituale della comunità evangelica Casa di adoracion, a Phoenix, Arizona. Qui non è solo lo stato ad essere in bilico tra democratici e repubblicani, ma anche le anime dei fedeli del reverendo: «Ci troviamo in un momento complicato perché, da un lato, siamo contrari all’aborto e, dall’altro, siamo preoccupati per la retorica tagliente sull’immigrazione e la mancanza di riforme. È una scelta difficile». Identità etnica ed esperienze di migrazione, da un lato, e idee religiose dall’altro: resta da vedere quale delle due componenti, nelle prossime ore, condizionerà di più i 10 milioni di latinos evangelici che in tutti gli Usa si recheranno al seggio elettorale.
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