La rivelazione della Cina: 60.000 morti in un mese a causa della pandemia
Covid La direttrice dell’amministrazione sanitaria presso il ministero della salute cinese Jiao Yahui inaugura la linea di maggior trasparenza di Pechino. L'Oms esprime «apprezzamento per la divulgazione al pubblico della situazione » e invita alla collaborazione
Covid La direttrice dell’amministrazione sanitaria presso il ministero della salute cinese Jiao Yahui inaugura la linea di maggior trasparenza di Pechino. L'Oms esprime «apprezzamento per la divulgazione al pubblico della situazione » e invita alla collaborazione
Il governo di Pechino ha scelto una linea più trasparente sulla pandemia dopo le pressioni internazionali. In una conferenza stampa, la direttrice dell’amministrazione sanitaria presso il ministero della salute cinese Jiao Yahui ha ammesso che dall’abbandono della strategia zero-Covid (8 dicembre) a oggi la Cina ha registrato circa 60.000 morti legati al Covid-19. Prima di ieri, il governo non aveva mai fornito simili cifre, ricevendo critiche anche dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Numerose testimonianze mostravano però che la situazione sanitaria in Cina fosse ben più drammatica di quanto suggerissero le dichiarazioni ufficiali.
A suggellare la nuova strategia, mentre Jiao Yahui parlava con i giornalisti il ministro della sanità cinese Ma Xiaowei incontrava il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus per discutere la reale situazione sul campo e ristabilire il flusso di comunicazione tra Pechino e Ginevra. In un comunicato, l’Oms ha reso noto «l’apprezzamento per l’incontro e la divulgazione al pubblico della situazione generale», ma ha anche richiamato la Cina a una «più trasparente collaborazione sulla ricostruzione dell’origine della pandemia».
SECONDO quanto ha riferito Jiao, il Covid-19 ha rappresentato la causa principale di morte solo per 5.500 dei 60.000 morti dell’ultimo mese. Si tratta di persone che hanno perso la vita a causa di una polmonite o di una crisi respiratoria. Il restante 90% aveva altre patologie pre-esistenti al Covid che hanno contribuito al decesso. «La classificazione è in linea con quella adottata dall’Oms e da altri Paesi importanti» ha detto Jiao. Fino a ieri, la Cina aveva comunicato all’Oms poco più di 2.000 decessi dall’8 dicembre, e un totale di appena 33.000 decessi dall’inizio della pandemia.
In conferenza stampa, Jiao ha anche affermato che il peggio è passato e il numero di persone che devono ricorrere a cure intensive è in calo sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Le persone che si sono rivolte ai centri sanitari per un tampone è calato dell’83% dal 23 dicembre a oggi. Dopo il picco di 128.000 positivi raggiunto il 5 gennaio, sette giorni dopo questo numero è sceso a 105.000 di cui oltre 7.000 in stato critico, con un tasso di occupazione delle terapie intensive del 75%. Secondo la dirigente, l’età media delle persone ricoverate è di circa 75 anni e quella dei deceduti è di poco superiore agli 80 anni.
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