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La ritirata? «Una macchia sull’onore dell’America»

La ritirata? «Una macchia sull’onore dell’America»7 ottobre 2019, Trump incontra i vertici militari alla Casa bianca – Afp

Il tradimento dei curdi siriani Anche i repubblicani contro la scelta di Trump di spianare la strada all'invasione turca nel nord-est della Siria

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 9 ottobre 2019

Molti dei più fedeli alleati repubblicani di Trump hanno espresso il proprio parere contrario riguardo la decisione del tycoon di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria nord-orientale lasciando via libera alla Turchia e abbandonando gli alleati curdi.
Il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell ha affermato che il ritiro andrà «a solo beneficio della Russia e dell’Iran. Esorto il Presidente a esercitare la leadership americana per tenere insieme la nostra coalizione multinazionale per sconfiggere l’Isis e prevenire conflitti significativi tra il nostro alleato Nato, la Turchia, e i nostri partner locali per l’antiterrorismo siriano. Come abbiamo imparato nel modo più duro durante l’amministrazione Obama, gli interessi americani sono meglio serviti dalla leadership americana, non dalla ritirata o dal ritiro», ha concluso McConnell..

Anche il senatore Lindsey Graham, solitamente il più strenuo difensore di qualsiasi azione del presidente, ha avvertito che abbandonare i curdi nella regione per consentire un’offensiva militare turca sarebbe «una macchia sull’onore dell’America».

Questo improvviso voltafaccia di Trump non solo ha suscitato un raro spettacolo di opposizione bipartisan al presidente repubblicano, ma ha anche costretto i funzionari della sicurezza nazionale a cercare di spiegare le dinamiche di un altro tipo di politica estera, che minaccia le forze curde appoggiate dagli Usa nella regione.

Due funzionari della difesa hanno dichiarato alla Cnn che né il segretario alla Difesa Mark Esper né il presidente del Capo di stato maggiore, generale Mark Milley erano stati avvisati della decisione di Trump di ritirare le truppe.

La politica estera non è l’unico grattacapo del tycoon che dal 24 settembre deve vedersela con un’indagine per impeachment a proposito della quale le commissioni della Canera avevano richiesto la testimonianza di Gordon Sondland, ambasciatore Usa presso l’Unione europea; Sondland è un personaggio che ha svolto un ruolo chiave tra l’avvocato personale di Trump, Rudy Giuliani, Trump stesso e l’amministrazione ucraina, ma, a un’ora dall’inizio del suo incontro alla Camera, la deposizione è stata bloccata dalla Casa bianca. Sondland, che è tutt’ora ambasciatore Usa, quindi impiegato di questa amministrazione, ha dovuto obbedire. «Mi piacerebbe inviare l’Ambasciatore Sondland, un brav’uomo e un grande americano, a testimoniare – ha scritto Trump su Twitter – ma sfortunatamente testimonierebbe davanti a un tribunale del canguro totalmente compromesso, dove i diritti dei repubblicani sono stati portati via e i fatti reali non sono ammessi al pubblico».

Nella conferenza stampa che si è tenuta al posto della deposizione di Sondland, il capo della Commissione di intelligence, Adam Schiff, ha ricordato che impedire la testimonianza di Sonand sarà considerato un «ulteriore atto di ostruzione di un ramo paritario del governo», azione per la quale si può avere un impeachment.

Poco dopo la Camera ha annunciato l’intenzione di presentare un mandato di comparizione per Gordon Sondland, a cui, almeno in teoria, questa volta l’ambasciatore sarà costretto a rispondere.

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