La rinascita dell’Europa rimandata a giugno
Vertice Merkel-Macron «Nein» da Cdu-Csu ed Spd, in casa della Cancelliera remano contro il piano dell’Eliseo. Per «una visone comune» bisognerà aspettare l'estate
Vertice Merkel-Macron «Nein» da Cdu-Csu ed Spd, in casa della Cancelliera remano contro il piano dell’Eliseo. Per «una visone comune» bisognerà aspettare l'estate
«Una visione comune sull’Europa entro giugno», restando uniti sul fronte delle riforme «per dare risposte-chiave ai cittadini sulle sfide globali» e decidere il futuro dell’Eurozona «con dibattito ampio e aperto».
Così ieri Angela Merkel ha rimandato all’estate la “primavera” europea immaginata martedì a Strasburgo dal presidente francese Emmanuel Macron, ieri ospite a Berlino. La cancelliera ha svolto il “compito” del summit concedendo quattro ore di discussioni su «sistema dei richiedenti-asilo, unione bancaria, competitività dell’Europa», Siria, Iran e Russia, ma senza assumere mezza misura operativa né una singola decisione.
Dalle 12 nel Castello della capitale in via di ricostruzione (luogo simbolo per chi deve rigettare le fondamenta europee) Merkel e Macron hanno trovato la convergenza sulla «lotta ai nazionalismi che mettono al dura prova la nostra comune sovranità», come precisato dal presidente francese, e su «meccanismi di solidarietà, protezione comune delle frontiere, norme sull’accoglienza che non lascino solo nessun Paese. Bisogna condividere la pressione: oggi nell’Unione restiamo divisi sulla distribuzione dei migranti, è necessario rivedere gli accordi di Dublino».
Ma il primo muro da superare per Macron si trova proprio in Germania, nel cuore della Cdu contraria alle aperture che la cancelliera era disposta a concedergli: dall’allargamento del Consiglio europeo ai ministri dell’economia, alla flessibilità nel meccanismo salva-stati, fino al sistema di assicurazione condivisa sui depositi bancari.
Ha fermato tutto lunedì notte la neo segretaria generale della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, ex numero due di Merkel, nella riunione dove ha preso le distanze dal piano di Macron per espandere l’European Stability Mechanism (Esm). In parallelo ha rimesso in discussione «le finanze dell’Unione europea che dovranno essere discusse e regolate di nuovo, e per prime, soprattutto alla luce della Brexit».
Ma nel radar di Merkel erano stati rilevati anche gli avvertimenti degli alleati bavaresi con il capogruppo Csu in Parlamento Alexander Dobrindt che bocciava qualunque ipotesi di ministero delle finanze dell’Ue: «Non è assolutamente qualcosa che deve essere deciso adesso». Senza contare i socialdemocratici, che hanno rammentato a più riprese gli articoli del contratto di coalizione sulla politica europea che sanciscono la guida collegiale e sono vincolanti fino al 2021.
Per questo ieri la cancelliera ha dovuto sottolineare di aver bisogno della «possibilità di scendere a compromessi», altro sintomo tangibile di quanto è distante la posizione comune franco-tedesca prima ancora che quella europea. Nel frattempo, Francia e Germania continueranno a «influenzarsi a vicenda» consolidando l’asse motore dell’Europa, assicurano Macron e Merkel, provando a trovare la quadra anche della guerra in Siria: alleati nella risposta diplomatica alle mire espansionistiche di Teheran e sulla copertura “politica” ai raid su Damasco, ma nessuna partecipazione diretta di Berlino all’intervento militare di Parigi, Washington e Londra. «Ci sono differenze nei punti di vista, ma le relazioni transatlantiche restano fondamentali e un valore da conservare» è la garanzia atlantista della cancelliera che manda un segnale anche a Tel Aviv. «Il programma missilistico dell’Iran è sicuramente preoccupante. Avremo una posizione comune anche con il Regno Unito. Non si può ridurre tutto all’accordo sul nucleare».
In attesa del progetto Macron-Merkel di giugno, arriva il sostegno all’iniziativa francese dei Verdi, che criticano Merkel per il nulla di fatto del vertice bilaterale: ieri il capogruppo al Bundestag Anton Hofreiter ha offerto «inequivocabile sostegno al fondo monetario europeo come garanzia contro le crisi, e supporto all’unione bancaria». Spiegando: «se Cdu, Csu e Spd non si assumono le proprie responsabilità in Europa, la Grande coalizione diventerà un rischio per il suo progetto storico».
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