«La riforma delle pensioni è passata, ma i russi non hanno perso»
Russia Intervista al sociologo Sergey Reshetin, tra gli organizzatori delle proteste: «Mobilitazione inattesa e gestita dalla piazza. E Mosca ne paga il prezzo alle urne»
Russia Intervista al sociologo Sergey Reshetin, tra gli organizzatori delle proteste: «Mobilitazione inattesa e gestita dalla piazza. E Mosca ne paga il prezzo alle urne»
Il sociologo Sergey Reshetin è stato tra gli organizzatori del movimento contro l’innalzamento dell’età pensionabile che ha attraversato la Russia. A due giorni dall’approvazione della legge che aumenta di cinque anni l’età pensionabile facciamo con lui un primo bilancio delle proteste.
Ci può fare una fotografia del movimento sulle pensioni?
Per gli standard della Russia dove l’atomizzazione sociale e la spoliticizzazione sono molto alte e tenendo conto del periodo estivo, si è trattato di una grande mobilitazione. Hanno preso parte complessivamente circa mezzo milione di persone. Particolarmente estesa la mobilitazione in Siberia centrale e nell’estremo oriente dove la crisi morde di più. In alcune cittadine ci sono state nel giro di due mesi 10-15 giorni di mobilitazione tra assemblee, meeting e picchetti.
Quali realtà hanno organizzato le proteste?
Le organizzazioni politiche più attive sono state il partito comunista di Zyuganov e il movimento populista di Navalny. Ma la sensazione è che la gente era mobilitata più dal tema che dal richiamo delle organizzazioni: più che canalizzare la protesta questi partiti sono stati «utilizzati» dalla gente come macchine politiche già pronte per mobilitarsi. La novità è stata l’entrata in scena della Federazione dei Sindacati Indipendenti che di sindacale ha sempre avuto poco essendo il retaggio del sindacato sovietico, addetto per lo più ad attività di patronato e all’organizzazione del tempo libero. La Federazione è storicamente vicina a tutti i governi russi, ma stavolta ha dovuto smarcarsi per non perdere completamente contatto con gli iscritti. Un ruolo importante è stato svolto poi dalla Confederazione dei Lavoratori Russi, l’unico sindacato veramente indipendente e combattivo ma ancora presente a macchie di leopardo.
In Occidente queste proteste sono accompagnate spesso da scioperi. Perché questo non avviene in Russia?
Ha un peso la fragilità del movimento sindacale russo, ma pesano anche altri fattori. In primo luogo la legislazione sugli scioperi in Russia non dà la possibilità di scioperare se non per motivi direttamente economici (per esempio il mancato pagamento del salario). E in parte la popolazione ha recepito la misura del governo come una misura politica contro la parte più debole del paese. La protesta è diventata direttamente politica come si è visto poi nella catastrofe elettorale di Russia Unita di qualche giorni fa: non è riuscita a far rieleggere nessuno dei suoi governatori e sono state premiate le opposizioni sia di destra sia di sinistra. Ma la Confederazione dei Lavoratori Russi ha svolto un’estesa campagna di sensibilizzazione nei posti di lavoratori. Gran parte dei tre milioni di firme a sostegno della petizione sulle pensioni sono state raccolte non in strada ma direttamente sui posti di lavoro nel giro di 15-20 giorni.
Con l’approvazione della riforma il movimento smobiliterà?
È inevitabile. Già nelle ultime settimane c’era un po’ di stanchezza legata anche al fatto che il movimento non era sufficientemente esteso per far ritirare la misura. Tuttavia resta il fatto che il 78% della popolazione è contraria, malgrado una campagna martellante alla tv a favore del provvedimento e la partecipazione dello stesso Putin alla campagna propagandistica del governo per convincere la gente dell’inevitabilità della «riforma». Si preannuncia un inverno duro per molti russi. A gennaio scatterà l’aumento dell’Iva del 2%, l’ufficio statistico nazionale afferma che le entrate dei russi si sono ridotte del 5% in pochi mesi complici l’inflazione, l’aumento del prezzo della benzina e l’indebolimento del rublo. Il governo non si può permettere altri passi falsi: la proverbiale pazienza dei russi potrebbe essere giunta al termine.
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