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La ricetta del Brasile: militarizzare la salute pubblica

La ricetta del Brasile: militarizzare la salute pubblicaMilitari per le strade brasiliane – Ap

Bolsovirus Con il paese nuovo epicentro della pandemia, il governo nomina militari a dirigere il ministero della salute, uno schiaffo in faccia ai professionisti della salute brasiliani. E che fanno questi militari? Niente. Il ministro della salute chiede ai brasiliani di pregare, non sapendo proporre strumenti d’azione

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 29 maggio 2020

Una dimensione importante della pandemia in Brasile non va taciuta: sono i tanti medici, infermieri, tecnici straordinari che lottano in prima linea per salvare le vite. Ne sono morti a centinaia. I dibattiti sui media e le ricerche in corso rivelano inoltre la qualità e quantità degli esperti nelle università e nei centri di ricerca pubblici.

Il presidente Jair Bolsonaro dice che «i civili hanno fallito», giustificando così la decisione di collocare una ventina di militari in posti chiave del ministero della salute, compresa la poltrona di ministro. Bolsonaro e i militari si assumono la responsabilità di portare avanti la politica governativa di fronte alla pandemia che colpisce gravemente il paese. Ma, a causa della mancanza di leadership da parte del governo e della scarsa priorità che era stata attribuita al tema, il Brasile è balzato al secondo posto al mondo per numero di contagi ed è ora uno degli epicentri mondiali del Covid.

Da parte del governo non c’è una politica, non c’è un piano d’azione, non ci sono priorità. Nominare militari a dirigere il ministero della salute nel bel mezzo di una pandemia è uno schiaffo in faccia ai professionisti della salute brasiliani. Un presidente che non ha mai riconosciuto il loro ruolo nella risposta alla pandemia, che non destina risorse perché siano protetti e possano svolgere le loro funzioni in condizioni migliori, che ignora i loro sforzi, questo presidente nomina militari privi di qualifiche ad assumere la responsabilità di condurre la politica governativa ai tempi della pandemia.

E che fanno questi militari? Niente. Il ministro della salute chiede ai brasiliani di pregare, non sapendo proporre strumenti d’azione. Il ministero ora rivela, in modo incompleto e distorto, il saldo delle vittime quotidiane. Senza nessuna analisi dei dati e ancor più senza nessuna vera misura per contrastarne l’aumento accelerato. Ci sono risultati positivi perfino negli Stati uniti, i quali, pur con un numero di vittime molto più alto, mostrano ora una curva di contenimento della pandemia, con molti Stati che vanno verso la normalizzazione, perfino New York, la città che pure ha avuto i risultati peggiori.

Invece in Brasile tutti gli indici sono negativi, soprattutto perché non ci sono mezzi per contenere questa espansione. È in corso un vero genocidio di brasiliani. Il numero di morti è rapidamente arrivato a oltre mille al giorno.
Nessuna reazione da parte del presidente e del ministero della salute. Il primo ritiene che dalla situazione si possa uscire solo arrivando a una percentuale di 70% di infettati, un criterio che nessun altro paese adotta.

Avere oltre 100 milioni di brasiliani con il virus significherebbe una mattanza, perché un 5-6% ne morirebbe. D’altro canto, il presidente insiste, contro qualunque opinione scientifica, a promuovere un farmaco che non solo non ha dato risultati positivi ma che provoca gravi effetti secondari, tra i quali la tachicardia, come se questo modo di procedere fosse l’unica alternativa per poter liberare il funzionamento dell’economia.

Nemmeno durante la dittatura militare l’esercito aveva nominato un militare alla carica di ministro della salute o ad altri incarichi in quel dicastero. Se saranno capaci di affrontare con successo la sfida attuale, i militari nel ministero avranno dimostrato di poter continuare a occupare posti governativi. Se falliranno, dovranno rinunciare alle responsabilità assunte. Anche le altre migliaia di militari nel governo dovrebbero rinunciare, se saranno incapaci di risolvere il problema più importante non solo per il Brasile contemporaneo ma per un’intera generazione. Dovranno confessare l’incompetenza e tornare alle caserme per dedicarsi al proprio compito istituzionale: proteggere la sovranità nazionale.

Il Brasile ha molti esperti di salute pubblica, in grado di fare il ministro della salute e affrontare le sfide della pandemia superandola in modo efficiente, riducendo le sofferenze del popolo brasiliano, indifeso con questo governo. Tra le molte altre figure, Drauzio Varela, Miguel Nicolelis e i ministri della salute dei governi del Pt (Partito dei lavoratori): potrebbero fare moltissimo, una volta ricevute risorse e potere necessari ad agire per questa priorità nazionale.

Traduzione di Marinella Correggia

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