Se le cose fossero andate come previsto, oggi scoccherebbe l’anno cento dell’era fascista. Che l’argomento non sia stato definitivamente consegnato alla storia lo dimostra l’attenzione che la data sta suscitando nel paese: del resto, nonostante tutte le ovvie prese di distanza precedenti e successive, a urne da poco chiuse la presidente Giorgia Meloni festeggiò l’esito elettorale dedicando la sua vittoria «a chi non c’è più e avrebbe meritato di vivere una nottata come questa». Detto dalla leader del partito con la fiamma tricolore che arde nel simbolo, il significato della cosa ha dell’inquietante e il pensiero non può che andare a chi, sempre parole sue, «non ha mai smesso di credere e combattere». Eppure a Roma è prevista poca roba.

S’È ANCHE (non casualmente) scongiurata la coincidenza temporale tra l’anniversario e il voto di fiducia al governo, e allora, irrimediabili nostalgici a parte, quella di oggi sarà una giornata in cui a farsi sentire saranno soprattutto gli antifascisti. Il segretario del Pd Enrico Letta ha annunciato che lui e i suoi andranno a far visita al monumento a Giacomo Matteotti, mentre all’Anfiteatro Alessandrino andrà in scena l’evento clou della «Retromarcia su Roma», una maratona per ripercorrere «al contrario» i luoghi e i tempi della calata delle camicie nere. Parteciperanno, tra gli altri, Miguel Gotor, storico e assessore alla Cultura del comune di Roma, Ascanio Celestini, i Tetes de bois e Marino Sinibaldi. L’iniziativa è stata salutata con favore anche dalla senatrice Liliana Segre: «È importantissimo tornare sui luoghi dei delitti. Ricordare non è un atto passivo; è un impegno per il presente e per il futuro. La memoria è essenziale per intendere ed accogliere la diversità di cui noi stessi siamo parte. E ancora serve a raccontare e rimotivare la nostra conoscenza del passato. La memoria è un rammendo imperfetto di un percorso di guarigione civile, percorso che serve a mantenere in buona salute la democrazia».

L’ANPI, DAL CANTO SUO, ha scelto la giornata di ieri per intervenire, con un evento che ha visto la partecipazione di storici, attori e musicisti, intitolato «Marcia mai più». Per oggi l’appuntamento è a Predappio, città natale di Benito Mussolini. Qui ci sarà un corteo che, oltre alle associazioni antifasciste e ai sindacati, vedrà anche la partecipazione di una pattuglia istituzionale guidata dalla presidente del consiglio regionale dell’Emilia Romagna Emma Petitti. L’evento, però, non è strettamente legato alla marcia su Roma, ma a un altro anniversario. Era il 28 ottobre del 1944, infatti, quando i partigiani italiani e le truppe polacche liberarono la città romagnola. «La cacciata di Mussolini dal suo paese natale, nella retorica fascista luogo aurorale del regime, nello stesso giorno fondativo del fascismo, prefigura la liquidazione della ‘repubblichina’ e dei nazisti che la sorreggono – sostengono dall’Anpi locale -. Prendere Predappio è una promessa di liberazione dell’Italia del nord intera».

IL SINDACO (DI DESTRA) Roberto Canali ha negato il patrocinio comunale all’iniziativa: «Si tratta di una giornata lavorativa, il corteo provocherà disagi ai cittadini. Siamo in un periodo difficile anche dal punto di vista economico e quindi intralciare il traffico potrebbe recare danni a chi subisce ritardi», ha detto provocando reazioni indignate e non poca ilarità. Le gazzette locali, per il resto, informano che il negozio di souvenir fascisti «Predappio Tricolore» (ironia della sorte: si trova in via Matteotti) resterà chiuso per tutta la giornata di oggi.

Domenica, poi, in città arriveranno le camicie nere, o quel che ne resta. L’associazione «Arditi d’Italia» di Ravenna ha organizzato una sua manifestazione che partirà dal centro e arriverà fino al cimitero, dove dal 1957 si trova la cripta del fu fondatore dell’impero. Lì, Orsola Mussolini, la pronipote, rivolgerà un saluto ai partecipanti. Gli organizzatori sono convinti che ad accorrere saranno in parecchi («Migliaia») e c’è addirittura chi evoca il celebre corteo del 1983, quando per il centesimo anniversario della nascita del duce in effetti l’affluenza si fece notare. La verità, però, è che queste marcette hanno appena il valore politico di una festa di carnevale e al massimo regalano alle sempre numerose telecamere, più che la rievocazione del fascismo, una sua bizzarra parodia. I veri eredi di quella storia sono altrove. E, marciando nel buio, certo ne hanno fatta di strada.