Commenti

Acca Larentia, le braccia tese e la placenta di chi ci governa

Acca Larentia, le braccia tese e la placenta di chi ci governa

Commenti In un ordine mondiale in cui Trump si prepara al ritorno e Milei brandisce la motosega, le schiere ordinate dei fascisti di Acca Larentia sono l’altra faccia delle stravolte masnade vichinghe dall’assalto del 6 gennaio a Capitol Hill

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 9 gennaio 2024

Diciamo tutti: è uno scandalo che la Digos intervenga minacciosamente per identificare un cittadino che grida «Viva l’Italia antifascista» e non muova un dito davanti a centinaia di fascisti che manifestano minacciosamente a braccio alzato nelle strade di Roma. Io non ci vedo nessuna contraddizione: l’intimidazione poliziesca (non solo a Milano alla Scala, ma anche a Roma al Colosseo, per un flash mob contro la guerra indetto dal Laboratorio ebraico antirazzista o a piazza San Pietro, pochi giorni fa, a cinque persone con uno striscione per la pace) sta nella stessa logica della truculenta sceneggiata fascista ad Acca Larentia. Certe volte è giusto che gli scandali avvengano, così capiamo qual è la grammatica del nostro tempo.

La prima regola è una regola di vigliaccheria: le forze dell’ordine sono sempre pronte a prendersela col singolo, i cinque, i venti pacifici e pacifisti. Ma quando sono centinaia, e pronti a menare le mani, se ne stanno inerti nel loro angoletto. Il messaggio di quelle braccia tese è proprio questo: facciamo quello che ci pare, saccheggiamo la Cgil, e non ci potete fermare. Provate a liberare il palazzo occupato di CasaPound e ve la dovrete vedere con noi. È, letteralmente, la proclamazione di un rapporto di forza, il segno di dove sta il potere.

La seconda regola riguarda l’impulso profondo delle cosiddette forze «dell’ordine» e dell’ideologia di chi le comanda. Il disordine sta sempre nella spontaneità, mai nell’inquadramento. Di nuovo, la colpa del loggionista della Scala è proprio quella di essere uno: se uno tira fuori la voce quando nessuno dice niente (sia pure per dire quello che tanti pensano, e che teoricamente è l’ideologia ufficiale della Repubblica) è un disturbo, una smagliatura nell’estetica del cerimoniale. Se alzano tutti il braccio a comando, se gridano presente all’unisono, se stanno in fila allineati e coperti, se delegano i pensieri al credere obbedire e combattere, allora sono come noi, specchio rituale di una società disciplinata una volta per tutte.

La terza regola è: finiamola di chiedere ai loro mandanti di prendere le distanze. Giorgia Meloni è una creatura di questa gente, e questa gente è una creatura sua. Se non c’era anche lei insieme a loro, è solo per caso. Sono i suoi elettori, la sua placenta, e lei li rappresenta al vertice delle istituzioni. Ma davvero vogliamo credere che il suo postfascismo «moderato», «atlantico» e «responsabile» possa essere un argine e non un canale di accesso ? Ha ragione Schlein, siamo al 1924: l’anno in cui, tra Giacomo Matteotti e i suoi assassini, Benito Mussolini rivendicò spudoratamente da che parte stare.

L’ultima regola: l’ossessione per l’ordine è a sua volta segno di follia. In un ordine mondiale in cui Trump si prepara al ritorno e Milei brandisce la motosega, le schiere ordinate dei fascisti di Acca Larentia sono l’altra faccia delle stravolte masnade vichinghe dall’assalto del 6 gennaio a Capitol Hill. Fateci caso: è appena passato l’anniversario, forse ieri si celebrava anche questo.

Post scriptum. A me dispiace per quei poveri ragazzi ammazzati ad Acca Larentia tanti anni fa. Quale che fosse la loro ideologia, la loro memoria non merita questo.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento