Uno sciopero generale che ha paralizzato la Grecia, accompagnato da gigantesche manifestazioni antigovernative in tutte le grandi città. Una nuova ondata di proteste per la strage dei treni, con mobilitazioni di massa mai viste nell’ultimo decennio. Più di centomila i manifestanti che dal centro di Atene hanno formato cortei che occupavano tutto il centro della capitale, rimasta senza trasporti e senza servizi. Grandiose anche le mobilitazioni a Larissa, la città dello scontro tra i treni, dove gli abitanti fin dal primo momento si sono dati da fare per offrire sangue ai feriti e denunciare il criminale disinteresse delle ferrovie per la sicurezza dei passeggeri. Un enorme corteo ha attraversato i viali di Patrasso preceduto dalla banda del comune che suonava la marcia funebre per le vittime, ufficialmente 57 ma oltre le cento, visto che molti non sono stati ancora identificati.

TANTISSIMI MANIFESTANTI anche al centro di Salonicco, dove la polizia li ha attaccati mentre marciavano davanti agli uffici della società pubblica delle ferrovie TrainOse. Sempre a Salonicco, il giorno precedente un gruppo di militanti del Partito Comunista (Kke) aveva steso uno striscione di invito alla manifestazione del giorno seguente alla Torre Bianca, che è l’emblema della capitale macedone. La polizia ha ritenuto opportuno bloccare l’uscita dei manifestanti dalla torre: per permetterne l’uscita i poliziotti pretendevano di avere tutti i loro dati. Iniziative che richiamano il regime dei colonnelli. Anche ad Atene la polizia ha cercato di provocare la grande massa dei manifestanti con attacchi alla coda dell’enorme corteo ma non era aria e ben presto gli agenti hanno dovuto ripiegare.

LO SCIOPERO dell’8 marzo, giornata di lotta delle donne, è stata un’iniziativa delle organizzazioni sindacali della sinistra che hanno scavalcato il sindacato unico Gsee, controllato dal partito di governo Nuova Democrazia e dai socialisti del Pasok. Nel pomeriggio ad Atene si è svolta un’altra manifestazione guidata da organizzazioni studentesche.

Mentre i greci manifestavano in massa la loro ira e indignazione per la politica del governo, il nuovo ministro dei Trasporti Giorgos Gherapetritis, un ex socialista, ha tenuto la sua prima conferenza stampa dopo una settimana di totale silenzio. Il nuovo ministro ha sostenuto che il governo aveva un «progetto già elaborato» per la sistemazione delle ferrovie ma «non ha fatto in tempo» a metterlo in atto. Ovviamente ha attribuito la responsabilità del grave incidente al precedente governo di Syriza e ha ripetuto le solite promesse: non ci saranno più altre stragi e saranno assunti «numerosi» ferrovieri in modo da garantire la sicurezza dei passeggeri. Dopo aver parlato solo con le emittenti tv amiche, alla fine il ministro si è sentito in dovere di permettere anche a un giornale di opposizione di fargli una domanda. Errore clamoroso: la domanda riguardava la scelta del suo governo di assumere parecchie migliaia di poliziotti ma nessuno ai servizi pubblici. Di fronte a tale affronto e mancanza di rispetto, Gherapetritis si è innervosito e ha preteso che il giornalista ritirasse la domanda e chiedesse scusa.

IN QUESTO CLIMA da ultimi giorni di Pompei, Mitsotakis non solo è costretto a consultarsi con i suoi consiglieri americani per elaborare una nuova data per le imminenti elezioni, ma deve affrontare un’altra pesante grana, questa volta con la magistratura. Il sindacato dei magistrati, coadiuvato dal presidente del sindacato degli avvocati e dall’ex presidente dell’Areo Pago (la Cassazione) hanno infatti condannato con severità l’intromissione di Mitsotakis negli affari della giustizia. Il premier ha inviato qualche giorno fa una lettera al procuratore da lui nominato Isidoros Doyakos, con precise istruzione su come indagare sul disastro ferroviario. L’istruzione più scandalosa riguarda il ripristino delle indagini su un altro incidente ferroviario, non paragonabile a quello più recente visto che ha fatto solo tre vittime, ma avvenuto nel 2017, quindi con il governo Tsipras. In questo modo Mitsotakis crede di poter rilanciare a livello mediatico, condividendo le responsabilità con l’opposizione di sinistra. In un paese civile lo stesso Doyakos avrebbe rimandato la lettera al mittente, ma il procuratore è al servizio permanente della destra e sempre pronto a seppellire scandali e incriminare gli avversari politici.