Europa

La prima e unica deputata nera al congresso

La prima e unica deputata nera al congressoRita Bosaho eletta nelle liste di Podemos

Spagna Rita Bosaho eletta nelle liste di Podemos. Si definisce femminista e afferma che la lotta femminista è politica

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 2 gennaio 2016

Per la Spagna il 2015 sarà ricordato come l’anno degli appuntamenti elettorali che hanno minato il monolite del bipartitismo, ma non tutto si è giocato nelle urne. È stato anche l’anno delle lotte sociali e di una Spagna al femminile e femminista.

Tutto ha inizio con la moltitudinaria Marcia per il Cambio organizzata a inizio anno da Podemos nella città di Madrid. Poi la lotta per il diritto all’abitare, il movimento Pah (Plataforma de los Afectados por la Hipoteca) e i picchetti antisfratti e le occupazioni abitative.

Prima, nel mese di marzo, decine di migliaia di persone sono confluite da tutta la Spagna a Madrid per la nuova edizione della Marcia della Dignità, per reclamare la fine dell’austerità, contro l’articolo 135 della Costituzione che privilegia il pagamento del debito contro la spesa sociale, per il rifiuto del Ttip, per rivendicare sanità e istruzione pubblica.

Poi in maggio la prima vera sconfitta del bipartitismo con le elezioni amministrative che hanno portato il cambio politico nelle grandi città, Barcellona, Valencia, Cádiz, Pamplona, Santiago de Compostela, A Coruña. Nel mese di luglio entra in vigore la pericolosa Ley Mordaza – legge bavaglio -che limita le libertà di manifestazione e protesta. Il governo del Pp ha raccolto le critiche della stessa magistratura, della Ue e le vivaci contestazioni della cittadinanza. La sua abrogazione è diventata una delle principali richieste dei movimenti sociali e una promessa elettorale per tutti i partiti politici ad eccezione del PP.

Poi le iniziative per la chiusura dei Cie, per l’accoglienza delle persone migranti e rifugiate, la crescita di reti di economia sociale e solidale, la massiccia mobilitazione di studenti e docenti per il boicottaggio della Lomce, che riporta indietro di 45 anni il sistema educativo, e la marea di pensionati in difesa del sistema pensionistico pubblico. Le lotte ecologiste delle isole Baleari e delle Canarie contro le trivellazioni petrolifere.

Ultima, ma non meno importante, la manifestazione organizzata dai movimenti femministi con più di 200mila partecipanti in quella che è stata la prima Marcia Statale contro la violenza machista, per chiedere che il terrorismo machista venga trattato come una questione di stato oltre che come piaga contro cui deve lottare la società tutta. Le donne spagnole sono state protagoniste, durante questo anno, in tutte le mobilitazioni, in maniera preponderante, spesso caratterizzandole. Le associazioni femministe hanno spesso scombinato l’agenda dei partiti politici.

Se si dovesse mostrare un volto che ha definito la parte più drammatica della crisi di questi anni in Spagna sarebbe un volto di donna, senza alcun dubbio.

Sono state le donne a subire di più le disuguaglianze, la povertà e l’esclusione. Allo stesso tempo, anche il cambiamento, soprattutto quello più radicale, ha il volto delle donne. Delle nuove sindache delle principali città spagnole e delle 140 deputate elette a dicembre, per la prima volta così numerose nel nuovo parlamento, anche per quella legge di uguaglianza tra donne e uomini voluta nel 2007 dal governo Zapatero.

Ada Colau, la sindaca di Barcellona, oggi è diventata una figura chiave della sinistra spagnola e della strategia di Podemos. Approvando il nuovo organigramma della città ha sorpreso molti istituendo, al posto del Dipartimento per la Gioventù, il Dipartimento del Ciclo di Vita, Femminismo e Lgbti (lesbiche, gay, transessuali, bisessuali e intersessuali).

Le sue esternazioni su come rendere al femminile le istituzioni cambiandone i ritmi e le priorità, scardinano l’idea che la politica e il potere sono giochi solo per uomini. A suo parere, se si vuole cambiare la realtà, si devono assumere imperfezione e vulnerabilità, senza trasformarle in impotenza e senso di colpa.

Podemos, partito dove il massimo potere è ancora rappresentato da uomini, suo malgrado prova ad adeguarsi. Lo stesso Pablo Iglesias inizia a contaminare il suo linguaggio con parole come generosità, dialogo, malleabilità, dolcezza, accoglienza, cura, beni comuni, rinuncia.

Rita Bosaho, spagnola di origine guineana, candidata nelle liste di Podemos è già un simbolo della Spagna che vuole cambiare. È la prima ed unica deputata nera del congresso, si definisce femminista e afferma che la lotta femminista è politica.

Sostiene che bisogna cambiare la struttura del patriarcato, per raggiungere una reale uguaglianza. Pensa che si debba lottare per un mondo di persone, perché ancora oggi ci sono gruppi che non sono rappresentati nella società, che non hanno voce.

Il cambiamento della politica sarà vero quando il femminismo ne sarà parte, le donne sanno come farlo, dentro e fuori le istituzioni per trasformare l’ordine di tristezza, di insicurezza e di miseria.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento