La presidente ungherese Katalin Novák non ha firmato la legge sulla «tutela dello stile di vita ungherese», ma l’ha rinviata al parlamento per un esame. Si tratta, per la precisione, di una modifica del testo della legge contro la corruzione presentata recentemente dal governo di Viktor Orbán e adottata dal parlamento lo scorso 11 aprile. Ideata per rendere possibile sporgere denunce anonime per difendere il summenzionato «stile di vita ungherese», darebbe a chiunque modo di rivolgersi alle autorità per segnalare comportamenti contrastanti con l’interesse pubblico.

A dirla tutta conterrebbe un invito, rivolto a ogni cittadino, di osservare se nel suo ambiente qualcuno adotti condotte e/o atteggiamenti che arrivino, in qualche modo, a offendere l’interesse collettivo e a stridere con lo stile di vita ungherese. Un invito a fare segnalazioni a chi di dovere.

La modifica in questione alla legge che regola l’ambito delle denunce anonime per combattere la corruzione, era stata aggiunta dalla ministra della Giustizia Judit Varga. Di fatto, secondo l’opposizione, quella della corruzione è una pratica corrente e diffusa all’interno del sistema di potere creato da Orbán in cui si incrociano importanti interessi politici ed economici. Da ricordare che Bruxelles ha congelato fondi comunitari destinati all’Ungheria per motivi legati alle violazioni dello Stato di diritto e ai rischi legati alla corruzione: tutti fenomeni che vengono ricondotti all’attuale sistema.

Ma va sottolineato il fatto che l’obiettivo della disposizione rinviata dalla Novák è in modo particolare la lotta alla corruzione dei costumi; infatti secondo diversi esperti, le nuove norme insidierebbero non poco i membri della comunità Lgbtq+ che sono già oggetto di discriminazione da parte della legge sulla tutela dell’infanzia. Dal canto suo, quella appena rinviata al parlamento, comprende una parte dedicata al contrasto alla «propaganda di genere» che è una delle battaglie intraprese dal governo per salvaguardare la sua gioventù da esempi «sbagliati».

Sempre a proposito della legge sulla «tutela dello stile di vita ungherese», la mancata firma della presidente viene giustificata dalla medesima adducendo il fatto che la legge «non si adatta organicamente alle norme ungheresi esistenti in materia di segnalazioni a difesa dell’interesse pubblico».