Nessun passo indietro da parte di Varsavia che esige una compensazione monetaria da Berlino per le perdite subite dalla Polonia durante la seconda guerra mondiale: «La prima risposta da parte dei tedeschi è il tentativo di costruire una barricata che adesso toccherà a noi sfondare», ha tuonato nella giornata di martedì Jarosław Kaczyński, numero uno del partito della destra populista di Diritto e giustizia (Pis) al governo dal 2015. Il riferimento è alle dichiarazioni della ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock in visita a Varsavia che invece ritiene chiusa da tempo la questione dei risarcimenti bellici: «La posizione del governo federale è invariata. La questione delle riparazioni è chiusa. La Polonia ha rinunciato a ulteriori riparazioni molto tempo fa, nel 1953, e ha confermato questa scelta in più occasioni. Questa è una base essenziale per l’odierno ordine europeo».

In effetti, in quell’anno la Repubblica Popolare di Polonia, pressata dall’Unione Sovietica – almeno secondo la dirigenza del Pis – aveva ufficialmente comunicato al governo della Repubblica Democratica Tedesca di rinunciare ad ogni risarcimento di guerra. Kaczyński e i suoi alleati contestano la validità di tali decisioni che non avrebbero «nessun valore legale, neanche secondo i criteri delle Polonia socialista di allora, avendo esse solamente una valenza mediatica e dunque priva di ogni effetto giuridico».

Dalla caduta del Muro di Berlino, alcuni cittadini polacchi, considerati parte lesa dell’occupazione nazista, hanno beneficiato dei fondi messi a disposizione dalla Fondazione per la riconciliazione polacco-tedesca, un’organizzazione nata trent’anni fa per volontà dei due paesi. Ma questo non ammorbidisce la posizione di Varsavia che mostra di fare sul serio presentando finanche il conto a Berlino: 1.300 miliardi di euro di risarcimento per l’occupazione bellica, almeno secondo un rapporto presentato dal governo polacco il primo settembre scorso, data che coincide con quella dell’invasione nazista della Polonia nel 1939.

Il Pis e i suoi alleati non sembrano scegliere le date a caso per farsi sotto con una richiesta che potrebbe creare frizioni tra i due paesi e permettere alla maggioranza di cavalcare l’onda della germanofobia in vista delle elezioni parlamentari del prossimo autunno. La questione della riparazioni potrebbe diventare l’ennesimo “tema di distrazione di massa” per mobilitare l’elettorato di destra risvegliando in pieno quel sentimento antitedesco ancora in parte duro a morire nel Paese sulla Vistola.

La nota diplomatica firmata dal ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Rau è stata consegnata a Berlino il 3 ottobre, giorno del calendario in cui i Bundesländer celebrano la riunificazione del paese. Difficile sperare in un’apertura da parte del governo tedesco che ritiene vincolante il parere del Servizio scientifico del Bundestag e considera già regolata la questione.

I precedenti non lasciano ben sperare. Stessa sorte era infatti toccata alla richiesta di risarcimenti da parte della Grecia che aveva bussato in vano alla porta di Berlino nel giugno del 2019 reclamando circa un quarto della somma chiesta ora da Varsavia.