Il Pnrr procede a fari spenti. Nessuno sa esattamente a che punto siamo. Indietro su alcuni progetti, su altri siamo avanti ma nessuno ne tiene traccia. In questa nebbia, il governo vorrebbe anche rinegoziare gli obiettivi con l’Europa. La difficoltà storica dell’Italia nello spendere i fondi europei è la zavorra del Pnrr. Ma fatichiamo persino a dar conto di quelli che riusciamo a usare.

Il problema si chiama ReGiS, la banca dati che nel nome rimanda alla Ragioneria Generale dello Stato che l’ha predisposta. È il tessuto connettivo del Pnrr: contiene le tabelle con gli obiettivi del Piano, che i «soggetti attuatori» devono riempire con le attività in corso sul territorio: nuovi asili nido, infrastrutture in costruzione, appalti, gare, risultati. Da lì il governo pesca i numeri da presentare all’Europa per meritare le rate del Pnrr. E con quei dati dovrebbe aggiornare la cittadinanza attraverso il sito «ItaliaDomani».

Il condizionale è d’obbligo perché il ReGiS funziona a singhiozzo. Non va bene nella raccolta dei dati, denunciano i sindaci. Il sindaco di Bari e presidente dell’Associazione Nazionale dei Sindaci Italiani Antonio Decaro ha scritto al governo per denunciare tutti i problemi che impediscono ai comuni di usare la piattaforma telematica. Mancano i «manuali operativi» e molti «codici di progetto» senza i quali non si può accedere al sistema. Il sistema si blocca spesso, non riconosce le credenziali degli utenti. È impossibile rendicontare le cosiddette «piccole opere», progetti già avviati poi confluiti nel Pnrr. Decaro ha chiesto invano che nel decreto Pnrr-3 il governo mettesse mano al ReGiS per renderlo più funzionale.

Il risultato è contenuto in un rapporto dell’Istituto per la Finanza degli Enti Locali: i Comuni hanno indetto ben 35 mila gare d’appalto per realizzare il Pnrr, e questo significa che sul territorio si sta lavorando bene. «Il 56% delle risorse disponibili per noi – spiega Decaro – sono già messe a gara. Il 44,6% di questi fondi è a Sud, quindi la riserva del 40% per il Mezzogiorno è stata addirittura superata». Ma la metà dei progetti non risultano nel ReGiS e non possono essere rendicontati all’Europa. Forse sulla capacità degli enti locali di spendere i soldi si è pianto troppo presto, mentre il problema è a Roma. «I Comuni hanno 40 miliardi, che sono una cifra enorme – ha detto ieri Decaro – però sono il 19% dei 200 miliardi. Tutti si preoccupano di quel 19% e nessuno sa dove stanno le risorse dell’altro 81% dei fondi del Pnrr». Anche qui nebbia.

«A volte sono stati i ministeri a chiedere agli enti locali di utilizzare le piattaforme esistenti al posto del ReGiS per velocizzare le procedure, con la conseguenza di obbligarli a una doppia rendicontazione e a aggravio di lavoro per cui non sono state garantite le risorse» spiega Vincenzo Smaldore, portavoce della Fondazione Openpolis che da anni si batte per la trasparenza digitale della pubblica amministrazione. «Ma forse è meglio che l’Europa non veda tutti i dati davvero disponibili, perché questo certificherebbe il fallimento del progetto» aggiunge Smaldore. «Di fatto nessuno sa esattamente come stanno le cose. Il governo non ha ancora fatto la prevista relazione al Parlamento sull’andamento del Piano.

Apprendiamo qualcosa dalle audizioni del ministro Fitto, ma si tratta di briciole. Sappiamo che il governo è in ritardo sui nuovi asili e che vuole modificare anche la riforma della sanità territoriale, per cui si prenderà il mese di agosto per una profonda rimodulazione. E gli obiettivi di giugno, a questo punto, hanno ancora senso?». Su alcuni punti non sono ammessi passi falsi. «Gli asili nido – prosegue Smaldore – riguardano i temi fondativi del piano: l’educazione, l’occupazione femminile, la lotta allo squilibrio nord-sud. Gettare la spugna significherebbe negare la ragione stessa del Pnrr. Ma in queste condizioni è impossibile fare ragionamenti. Abbiamo capito che per ottenere la rata in arrivo il governo ha rinunciato agli stadi di Firenze e Venezia: ma abbiamo rinunciato anche ai soldi o saranno spostati altrove?». Senza dati e un’infrastruttura funzionante per raccoglierli e comunicarli, ogni risposta è un azzardo.