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La paura scocca alle 3.35, la lunga notte di Pozzuoli

Notte in strada a PozzuoliNotte in strada a Pozzuoli

Terremoto Il ricordo delle scosse negli anni '70 e poi '80, la nuova angoscia. Chi vuole scappare e chi non se ne andrebbe mai. Evacuate le scuole, si dorme in auto

Pubblicato circa un anno faEdizione del 28 settembre 2023

L’aria è diversa dal solito a Pozzuoli, la gente parla solo del terremoto. La scossa delle 03:35 è l’ultima di uno sciame iniziato la mattina del 26, quando già molti studenti avevano dovuto lasciare le scuole.

Una di queste è al centro di Pozzuoli, l’Istituto Superiore “Guido Tassinari”: «Martedì abbiamo sentito la scossa, ma non siamo potuti uscire fino a quando il vicepreside è venuto nei corridoi con una trombetta da stadio ad avvisare, tutto questo perché la campanella era fuori uso. Siamo stati più di 20 minuti fuori, e al turno del pomeriggio un sacco di ragazzi non si sono presentati a lezione», racconta Lucrezia, 17 anni, alunna del liceo linguistico. «Stiamo vivendo un periodo di paura generale, a scuola per ogni minima scossa scatta l’evacuazione, è una situazione che non reggerà per molto».

La preoccupazione dei cittadini dopo quest’ultime scosse è saltata agli occhi del comune, e ha portato il sindaco di Pozzuoli, Luigi Manzoni (centrosinistra), a varare ieri un’ordinanza di chiusura preventiva delle scuole, in vista dei controlli della protezione civile sul territorio.

Non solo studenti ma anche gli adulti sono spaventati, la maggior parte di loro ha alle spalle le esperienze dalle varie scosse degli anni 70 e 80: «È una situazione che ormai io non reggo più, abito verso Pozzuoli alta, ho vissuto anche il bradisismo nei primi anni 80, però questa volta sono spaventata, stiamo cercando casa altrove, in qualche zona più sicura. – dice Teresa, 55 anni – Ci svegliamo nel pieno della notte, spaventati e scendiamo di fretta, non tollero più niente, mi dispiace».

Non c’è solo gente spaventata e rassegnata, per le strade del comune di Pozzuoli e della zona flegrea c’è anche chi per amore indissolubile per il luogo non vuole abbandonare la propria casa difronte a nulla: «A Pozzuoli sono nata, cresciuta, sposata, e qui ci morirò – dice Giovanna, 47 anni – Le scosse? Ormai ci sono abituata, sono nata negli anni 70 nel pieno delle scosse. Io mi sento puteolana fin dentro alle ossa, la mia terra non la lascio per nessun motivo».

Anche i più giovani vivono un senso di appartenenza tale che li porta a non abbandonare la città, in questo caso Napoli, dove il quartiere alla periferia occidentale Bagnoli rientra nell’area flegrea: «Bagnoli ha subito diversi danni dopo l’ultima scossa – racconta Fabrizio, 30 anni, lavoratore bagnolese – sono caduti calcinacci e alcune ringhiere, stanotte ci siamo spaventati. Ma non mi sento di lasciarla, io come tutti i cittadini dell’area flegrea conosciamo i rischi, ma nonostante questo viviamo un senso di appartenenza verso la nostra terra enorme, sono cresciuto con i racconti di mio nonno della vecchia Italsider, e di quanto fosse bello il litorale tra Pozzuoli e Bagnoli, sono innamorato di questa terra, mi viene difficile anche spostarmi di poco, figurati di andare a vivere altrove».

Alcuni cittadini lamentano l’assenza delle istituzioni locali, che non danno risposte concrete sulla questione: «Mi sento abbandonata dal comune – dichiara Valeria, 19 anni, studentessa universitaria – continuano a dire di stare tranquilli, ma la tensione si può tagliare con un coltello. Siamo tutti spaventati, abbiamo paura anche di dormire, bisognerebbe porre più attenzione nei confronti dei cittadini, informarli quanto meno sulle varie prove d’evacuazione».

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