La parola secondo Jacques Audiard, territorio incerto della ricerca di sé
Cannes 74 «Les Olympiades», il film del regista francese presentato in concorso
Cannes 74 «Les Olympiades», il film del regista francese presentato in concorso
Les Olympiades, il titolo del film in concorso di Jacques Audiard, viene dal nome di un quartiere multiculturale (ma soprattutto asiatico) di Parigi nel 13 arrondissement restituito tra linee geometriche dei palazzi e luci notturni, nell’astrazione del bianco e nero, sin dalle prime inquadrature. Un film sorprendente nella filmografia del regista, Palma d’oro nel 2015 con Dheepan, che sembra qui mettere da parte certe sue rigidità un po’ dogmatiche – pensiamo a Il profeta (2009) e o alla sua rivisitazione del western nei Fratelli Sister– trovando un ritmo e una leggerezza del discorso amoroso tra i sentimenti dei suoi quattro giovani protagonisti. Forse perché a scrivere insieme a lui ci sono Léa Mysius, sceneggiatrice per Desplechin, e soprattutto Celine Sciamma – ritroviamo tra l’altro anche la protagonista del suo Ritratto della giovane in fiamme, Noémie Merlant – con la sua scrittura precisa che non prova mai a ingabbiare le immagini sorreggendone invece la fluidità.
Emilie (Lucie Chang) cerca un coinquilino, si presenta Camille (Makita Samba), professore di storia al liceo. Dopo qualche domanda sulla sua vita sessuale – con lui che ammette di averne una molto intensa per «compensare la sua frustrazione professionale» – fanno l’amore. Camille però non vuole relazioni o meglio, Emilie si innamora, lui no. Fine della storia. La ragazza allora cambia le regole: frigo separato e mai più nudi in giro per casa. Qualche tempo dopo Camille, deluso dall’educazione nazionale (si guadagna poco e i prof sono messi in condizioni di lavoro impossibili) lavora in un’agenzia immobiliare dove incontra Nora, (Merlant), trentenne fuggita da Bordeaux per una relazione complicata che con molte illusioni si è nuovamente iscritta all’università.
TRAUMATIZZATA dal bullismo aggressivo dei compagni che l’hanno scambiata per Amber Sweet, una cam-girl di prestazioni sessuali online, è tornata così al suo vecchio lavoro, l’agente immobiliare, in cui è assai più preparata di Camille. Tra i due nasce qualcosa – nonostante lei abbia messo molta distanza – ma Nora vive male il sesso, poi a volte è aggressiva, per fare fronte ai suoi fantasmi contatta Amber Sweet (Jehnny Beeth), e tra le due inizia una profonda complicità
Les Olympiades parla appunto di sentimenti, di un quartiere ancora non gentrificato (non troppo almeno) e nei suoi personaggi, millennials incerti e fragili come Emilie, o delusi dalla società e dalle relazioni professionali come Nora e Camille del nostro tempo, di quella precarietà che invade i rapporti, della sessualità, del bisogno di sentirsi accettati. E di un sistema sociale, politico, economico che mette le persone in crisi allontanandole dalle proprie passioni.
SI PUÒ RESISTERE in qualche modo? Audiard (e Sciamma e Mysius) ci portano lungo (e dentro) queste traiettorie, un movimento che allontana e avvicina i loro personaggi, che è fatto di scoperte e di improvvise perdite, di passaggi dolorosi e di esempi di resistenza – l’umorismo della sorella adolescente di Camille che oppone all’infelicità e alle sue balbuzie le sue performance comiche. Tutto questo passa però sottilmente dentro a una messinscena in cui la parola diviene un terreno di ricerca di sé, del corpo, che dentro a questa parola vive, del desiderio. Ispirato a una graphic novel di Adrian Tomine – ma potrebbe essere un testo di Marivaux – nei suoi dialoghi disegna dunque diversi momenti esistenziali, e epifanie che fanno parte della vita.
POTREBBE sembrare semplice, e invece qui sta la sua scommessa: lasciare fluire il ritmo e il respiro dell’esistenza, e cogliere in essa i frammenti della contemporaneità. Di cosa si parla quando si parla di giovani? Non c’è sempre la sottile tendenza – più o meno celata – al giudizio, allo stereotipo, alla lezione? Questi personaggi non vogliono dimostrare nulla né farsi portatori di istanze; vivono quest’epoca, ne esprimono le incertezze ma si muovono, esistono coi loro inciampi e le loro incertezze in una gamma di sfumature e di sensibilità che li rende magnificamente universali.
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