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La parabola ascendente di Ciudadanos

La parabola ascendente di Ciudadanos

Populismo di destra Da soggetto politico sconosciuto al 20 delle preferenze nei sondaggi

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 16 dicembre 2015

Nella parabola prodigiosa di Ciudadanos (C’s) – da perfetto sconosciuto alla soglia del 20% – doveva arrivare prima o poi un passo falso. Ed è arrivato su uno dei temi più sensibili: quello della violenza e della discriminazione di genere, una piaga che nel 2014 è costata la vita a 52 donne in Spagna, nonostante il paese iberico abbia ha una sensibilità e una legislazione piuttosto avanzate in materia. Fino ad ora almeno: perché il partito di Albert Rivera, vorrebbe riformare la legge vigente per livellare le pene per aggressione prescindendo dal genere.

Stesso castigo che si tratti di un episodio di violenza di un uomo su una donna o viceversa (o di qualsiasi altro caso di aggressione domestica, alla quale la violenza sulle donne verrebbe assimilata).

Non è chiaro, se il livellamento avverrebbe verso l’alto o verso il basso, ma, in ogni caso, l’approccio, che punta a privare il reato della specificità di genere, non è piaciuto alle sinistre. La socialista Carmen Montón, una delle autorità del Psoe nell’ambito del femminismo, ha definito «molto pericolosa» la proposta di Ciudadanos. «Riformare la legge in questo senso significa retrocedere a prima del 2004 (anno in cui fu approvata all’unanimità la vigente legge firmata Psoe, ndr).

L’aggravante di genere deve essere riconosciuta, perché questo tipo di violenza si esercita sulle donne per il solo fatto di esserlo. Eliminarla equivale ad ignorare la componente maschilista che è proprio la causa di questo tipo di violenza». D’avviso contrario Marta Rivera, numero tre di C’s, che mercoledì scorso, in un dibattito elettorale in onda in prima serata, ha sostenuto che non esiste specificità di genere nella violenza sulle donne. «È uguale che un figlio veda suo padre uccidere sua madre o viceversa», ha argomentato. L’intento era quello di puntualizzare la proposta e tamponare il nefasto impatto mediatico che ha generato ad una settimana dal voto, ma i risultati sono stati controproducenti.

Psoe, Podemos e Izquierda unida hanno avuto gioco facile nell’affossare la spiegazione di Marta Rivera, tanto che C’s si è visto costretto ad utilizzare questi ultimi giorni cruciali di campagna per rimediare allo scivolone. A complicare ulteriormente questa settimana di fuoco della formazione arancione, è spuntato poi un tweet antisemita, sempre della Rivera, datato giugno 2014. La dirigente del partito ha già spiegato che si tratterebbe di un messaggio ironico, in risposta ad un altro tweet di Pablo Iglesias sul terrorismo dell’Eta. In ogni caso, è certo che i due passi falsi potrebbero costare cari in termini di voti, scoraggiando quell’elettorato più progressista che Ciudadanos era riuscito a strappare al Psoe.

Tendenza che già si riflette nei sondaggi (gli ultimi che possono essere pubblicati, secondo la legge): quello pubblicato dal País – da prendere come gli altri con le pinze, vista la percentuale di indecisi e la volatilità del voto – colloca gli arancioni addirittura al quarto posto, scavalcati da Podemos.

Oltre ai «ritocchi» alla legge sulla violenza di genere, Rivera propone un programma economico neoliberista stilato con il placet dei poteri finanziari, il divieto d’accesso alla sanità agli immigrati irregolari, un contratto unico che rende meno onerosi i licenziamenti, l’aumento dell’Iva sui generi di prima necessità, un centralismo senza concessioni (una delle priorità del programma sia di C’s che dei popolari).

Un punto cruciale ribadito dalle dichiarazioni di Albert Rivera, che apportano allo scenario preelettorale un’importante novità: «Mai e poi mai – ha annunciato il leader di C’s – scenderemo a patti con i partiti che vogliono dividere la Spagna», chiaro riferimento a Podemos, che, invece, propone un referendum sulla questione catalana: cade così l’opzione, finora plausibile, di un’alleanza tra i nuovi partiti per sbarrare il passo alla vecchia politica, mentre prende corpo la possibilità di un patto Pp-C’s. Sempre che l’assegnazione dei seggi, regolata da un legge elettorale che favorisce circoscrizione provinciale per circoscrizione provinciale i grandi partiti o le forze locali, renda matematicamente possibile il matrimonio tra la nuova e la vecchia destra.

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