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La pacifista Olga Karach rischia l’estradizione in Bielorussia

La pacifista Olga Karach rischia l’estradizione in Bielorussia

Il limite ignoto Vilnius potrebbe rifiutarle la richiesta di asilo politico. Minacciata dalle autorità sull'immigrazione

Pubblicato circa un anno faEdizione del 2 agosto 2023

Ha chiesto asilo politico in Lituania, dove vive in esilio dal 2020, fuggita dalla Bielorussia dopo il risultato delle elezioni presidenziali truccate che hanno assegnato la vittoria a Lukashenko e il suo regime.
Olga Karatch è un’attivista, giornalista, politica, “pasionaria nonviolenta” fondatrice e leader del movimento Our House, il Centro Internazionale per le iniziative civili che ora opera a Vilnius. Se tornasse in Bielorussia finirebbe immediatamente in carcere, poiché il suo nome è stato inserito nella lista dei «terroristi», e potrebbe anche subire una condanna a morte.

PER IL SUO LAVORO incessante a favore degli obiettori di coscienza e disertori bielorussi, ha subito minacce, un tentato omicidio, e l’infiltrazione di spie da parte dei servizi segreti di Minsk nella sua organizzazione per i diritti umani.
La domanda di asilo politico e protezione Olga l’ha presentata un anno fa, la risposta sarebbe dovta arrivare in gennaio, ma di rinvio in rinvio le era stato notificato che la decisione le sarebbe stata comunicata il 27 luglio, e tutto lasciava temere che sarebbe stato un rifiuto, con il rischio di immediata estradizione in Bielorussia, con tutte le pesanti conseguenze immaginabili.

La Campagna internazionale “Object War”, sostenuta dalle ong pacifiste, ha coordinato una mobilitazione europea di solidarietà e molte mail e lettere sono arrivate al governo lituano con la richiesta alle autorità interessate «di concedere alla sig.ra Karatch asilo e protezione in Lituania, per consentirle di restare e continuare il suo lavoro e non mettere in pericolo la sua vita». Molte lettere sono arrivate anche dall’Italia, inviate direttamente all’ambasciatore Diego Ungaro a Vilnius. Forse anche per l’effetto di questa mobilitazione, in deroga alla prassi, Karatch è stata convocata all’Ufficio immigrazione, per sostenere un colloquio. Si è presentata il 31 luglio accompagnata dal suo avvocato Rytis Satkauskas, dello Studio legale ReLex, uno dei migliori del paese, con un voluminoso dossier di oltre 1.400 articoli della stampa internazionale che documentano l’attività democratica, pacifista e per i diritti umani svolta da Olga negli ultimi tre anni in Lituania, e anche a favore e sostegno dei tanti oppositori bielorussi profughi presenti nel paese. Nel corso del colloquio le autorità hanno cercato di spaventare e minacciare Olga rinfacciandole di aver partecipato al Vertice internazionale dei Popoli per la pace in Ucraina, organizzato da International Peace Bureau, che si è tenuto a Vienna nei giorni 18 e 19 giugno, a cui era presente anche una nutrita delegazione italiana di Rete Pace e Disarmo.

AL TERMINE del colloquio/interrogatorio, dove non è emersa nessuna prova concreta contro Olga Karatch, ma solo illazioni e sospetti, le è stato comunicato che la decisione finale sarà presa entro due settimane, e le sarà comunicata il 14 agosto. Bisogna quindi intensificare la campagna internazionale a suo favore: la Lituania fa parte della Ue, ed è inammissibile che un paese europeo possa estradare una persona che non ha compiuto alcun reato e che nel proprio paese perderebbe ogni diritto e sarebbe perseguitata per le proprie opinioni politiche.

IL GOVERNO di destra di Vilnius non vede certamente di buon occhio la campagna in difesa degli obiettori di coscienza e dei disertori portata avanti con determinazione da Our House. È difficile fare una stima, ma sono almeno 20.000 i giovani bielorussi che hanno lasciato il paese per non essere arruolati e si sono rifugiati in Lituania, che ora reagisce rendendo sempre più difficile l’iter per il permesso di soggiorno e negando asilo e protezione. Recentemente due obiettori di coscienza attivi nel movimento pacifista, Vitali Dvarashyn e Ivan Strashkevich, si sono visti revocare il permesso di soggiorno, sono stati rinchiusi in un centro di detenzione per immigrati, con la minaccia di rimpatrio forzato. Hanno fatto ricorso e sono in attesa dell’esito.

La difesa legale degli obiettori bielorussi e di Olga è stata assunta dalla Campagna di “Obiezione alla guerra» italiana con i fondi raccolti dal Movimento Nonviolento a sostegno dei movimenti pacifisti di Russia, Bielorussia e Ucraina.

*Presidente del Movimento Nonviolento

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