Internazionale

«La nostra seconda rivoluzione è l’ecologia»

«La nostra seconda rivoluzione è l’ecologia»

Cuba Intervista a Juan Carlos Peláez Cuéllar, direttore del settore Conservacion y Turismo-Empresa estatal socialista Flora y Fauna di Matanza

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 19 gennaio 2023

Si pensa che la tutela dell’ambiente sia un lusso dei paesi ricchi. Cuba smentisce questa teoria: pur nelle estreme condizioni in cui il paese si trova per via dello strangolanento operato dagli Stati uniti con l’embargo che dura da più di mezzo secolo. I turisti restano infatti sorpresi di non vedere qui le discariche e le costruzioni abusive che colorano tanti paesi ben più ricchi. Il fatto è che Cuba ha scoperto e affrontato la questione ambientale con straordinario anticipo, tanto da farla diventare una componente fondamentale della sua rivoluzione, base di una cultura diventata popolare. Basti ricordare l’illuminante passaggio di un libro di Fidel Castro pubblicato nel 1964 (ringrazio Federico Butera per avermelo segnalato): «… l’uomo trasforma la natura man mano che si sviluppa, man mano che la sua tecnica cresce; l’uomo rivoluziona la natura, ma la natura ha le sue leggi e la natura non può essere rivoluzionata impunemente. Ed è necessario considerare queste leggi come un insieme; è necessario, imprescindibile e vitale non dimenticare nessuna di queste leggi…».

Nel 1974 disse: «Un’umanità che si sta moltiplicando vertiginosamente… che vede con preoccupazione l’esaurimento di alcune delle sue risorse naturali, … che avrà bisogno di padroneggiare la tecnica e non solo la tecnica ma anche i problemi che la tecnica può creare, come i problemi, ad esempio, di inquinamento ambientale. E questa sfida del futuro può essere affrontata solo da società veramente preparate». Ma fu al Summit della Terra di Rio de Janeiro, nel 1992, che Fidel indicò con chiarezza la strada per risolvere i problemi ambientali e le ingiustizie che hanno subito i paesi del Terzo mondo: pagare il debito ecologico e non il debito estero. Di questa seconda rivoluzione ho avuto modo di parlare con Juan Carlos Peláez Cuéllar, Direttore del settore Conservacion y Turismo dell’Empresa estatal socialista Flora y Fauna di Matanza in occasione di un mio recente viaggio di lavoro all’ Avana.

La tutela del patrimonio naturale è una priorità del Governo cubano?
Con il trionfo Rivoluzione, ufficialmente sancito con la fuga del dittatore Fulgenzio Batista il 1° gennaio 1959 e con l’entrata di Fidel Castro all’Avana, già il successivo 8 gennaio, cambia l’aproccio politico all’ambiente. Nel 1976 la questione viene inscritta nella Costituzione e nel 1981 viene emanata la ‘Legge 33’: Sull’ambiente e l’uso razionale delle risorse naturali’. Dopo il vertice di Rio del 1992 viene approvato un emendamento costituzionale, che rende il concetto di sviluppo economico e sociale sostenibile parte integrante delle politiche ambientali. Nel 1993 parte il Programma Nazionale Ambiente e Sviluppo, e nel 1994 nasce il Ministero della Scienza, della Tecnologia e dell’Ambiente, per coordinare le a politiche ambientalie. Nel 2018, infine, viene formulato il Piano Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale che guiderà il Paese verso i traguardi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Attualmente il governo sta sviluppando programmi per combattere la desertificazione e la siccità, per la conservazione del suolo, per il rimboschimento, per la gestione delle risorse idriche, per affrontare il cambiamento climatico, e uno per la gestione integrale della montagna con un coinvolgimento diretto degli abitanti.

Com’è stato possibile porsi questi obiettivi in una situazione economica resa gravissima dal permanere dell’embargo ?
Fortunatamente non tutti i Paesi hanno interrotto gli aiuti umanitari e gli scambi culturali e commerciali con Cuba, ma, insieme alle ulteriori restrizioni di Trump, le nostre possibilità economiche e tecnologiche per perseguire gli obiettivi ambientali e di sviluppo sostenibile sono fortemente penalizzate. Ciò nonostante, l’attuazione dell’Agenda 2030, con i suoi 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, viene considerata prioritaria nell’azione politica di Cuba. Bisogna comunque ricordare che Cuba ha perso il primo posto nella graduatoria dell’Indice di Sviluppo Sostenibile solo perché è stato cambiato il metodo di calcolo di un parametro che pesa nella determinazione di questo indice: il livello di Partecipazione fra Pubblico e Privato?

Perché la gestione ambientale è tra gli elementi determinanti dello sviluppo di Cuba?
Cuba è molto esposta agli effetti del cambiamento climatico, e gli uragani ogni anno colpiscono il patrimonio naturale dell’arcipelago. I suoi suoli sono soggetti ad una forte erosione, all’aumento della salinità dovuto all’intrusione salina, alla compattazione e all’acidificazione, nonché alla perdita di materia organica e, complessivamente, di fertilità. Il degrado che ne consegue non rende solo più difficile l sussitenza di una larga parte della popolazione, colpisce anche il turismo, la nostra principale fonte di valuta estera.

Nonostante il bloqueo Usa, l’attuazione dell’Agenda 2030, con i suoi 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, viene considerata prioritaria nella nostra azione politica

Sono problemi che affliggono molti altri Paesi e sui quali si concentra lo sforzo di alcune organizzazioni internazionali. Come si inserisce Cuba in questo contesto?
Cuba aderisce alla Convenzione ONU contro la desertificazione, entrata in vigore nel 1996 e unico accordo internazionale vincolante che collega ambiente e sviluppo alla gestione sostenibile del suolo. Nel 2000 Cuba – che del resto aveva già aggiornato il suo modello di sviluppo al fine di renderlo socialmente ed ecologicamente compatibile – votò anche la Dichiarazione del Millennio dell’Assemblea Generale dell’ONU, approvando i suoi princìpi e impegnandosi a raggiungere gli obbiettivi di Sviluppo del Millennio nel 2015.
L’Agenda 2030 è stata adottata quando Cuba aveva già avviato il processo di aggiornamento del proprio modello economico, per renderlo più efficiente e garantire la sostenibilità delle conquiste sociali raggiunte dalla Rivoluzione. I principi dell’Agenda erano del resto già incorporati nel nostro Piano per il 2030.

Quanto l’assunzione di questi impegni internazionali può aiutare Cuba a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità presenti da molto tempo nella cultura e nella legislazione cubana?
È importante perché l’impegno internazionale consente l’acquisizione di risorse e tecnologia per lo sviluppo del Paese, altrimenti impossibili data la limitazione degli scambi con l’estero. I fondi internazionali sono stati essenziali per promuovere lo sviluppo locale, come nel caso del Fondo Mondiale per l’Ambiente che, sin dalla sua istituzione nel 1991, copre, sotto forma di donazione, i costi delle opere che i paesi in via di sviluppo devono affrontare per via del degrado del suolo.

Una mia considerazione finale. Nonostante l’impegno a livello nazionale e regionale, in alcune città cominciano ad apparire mucchi d’immondizia che invadono gli angoli delle strade. I diligenti cittadini portano i propri sacchetti della spazzatura nei punti di raccolta, ma i camion del servizio pubblico sono fermi per la mancanza dei pezzi di ricambio o della benzina a causa dell’embargo americano. È spazzatura cubana o americana?

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