Le ultime notizie dal campo di battaglia non lasciano più dubbi: la morsa dell’esercito russo sta lentamente stritolando Bakhmut. Nelle scorse ore i reparti dell’armata di Putin, i mercenari della Wagner e i soldati della repubblica separatista di Donetsk hanno fatto registrare successi significativi tutto attorno alla città.

A NORD, gli invasori sarebbero riusciti a superare l’autostrada M03 Bakhmut-Sloviansk, che rappresentava una delle principali linee di difesa ucraine. Il villaggio di Krasna Gora è praticamente circondato – ma alcune fonti lo danno addirittura per caduto – mentre le prime squadre di ricognizione moscovite avrebbero già raggiunto Berkhivka e Orikhovo-Vasylivka, i primi centri abitati al di là della M03. Al contempo, a ovest di Bakhmut, i russi si appresterebbero ad occupare fisicamente anche la strada T0504, assicurandosi così – di fatto – il controllo delle due principali arterie dirette verso occidente. Quanto in profondità siano effettivamente riuscite a incunearsi le avanguardie putiniane non è dato sapersi, anche perché il gap tra le informazioni diramate da Mosca e quelle fornite da Kiev è come sempre grottescamente ampio.

Quel che è certo, è che i generali del Cremlino stanno attuando la più classica delle manovre a tenaglia: l’obiettivo, visto che Bakhmut non vuole saperne di cadere, è circondarla su tutti i lati – operazione che sui fronti nord, sud ed est può già dirsi compiuta. A questo punto l’unico cordone ombelicale che ancora collega la città con Kostjantynivka, Sloviansk e Kramatorsk è la piccola stradicciola di campagna che attraversa il villaggio di Chasiv Yar, dieci chilometri a ovest di Bakhmut. Ieri pomeriggio a Chasiv Yar si respirava un’atmosfera tesissima. Nel giro di poche ore i militari ucraini hanno allestito nuovi posti di blocco e scavato diverse trincee, mentre i pochi civili rimasti si sono rifugiati in pianta stabile nelle cantine dei palazzi. Sarà qui il prossimo campo di battaglia? È probabile, o almeno così sembrano suggerire le sirene della propaganda putiniana, che ieri pomeriggio – con la foga pirandelliana che la contraddistingue – collocavano le truppe invasore addirittura ai confini del centro abitato.

D’ALTRONDE questo grigio villaggio di fabbriche e casermoni, la cui popolazione pre-conflitto non superava i 12mila abitanti, ha già imparato a sue spese il significato della parola guerra: era il 9 luglio 2022 quando un attacco missilistico russo rase completamente al suolo una palazzina di cinque piani, uccidendo almeno 48 persone. Oggi i fantasmi della scorsa estate sembrano aleggiare nuovamente tra le strade deserte e bianche di neve. L’inferno arriverà da sud, perché a oriente Bakhmut continua a resistere. Entro i confini del capoluogo distrettuale – che il Cremlino vorrebbe ribattezzare col vecchio nome sovietico di Artemivs’k, in onore dell’eroe bolscevico Fiedor Artiom – sono oggi asserragliati almeno diecimila soldati ucraini e circa duemila civili.
Più volte, negli scorsi giorni, si è parlato della possibilità di una ritirata strategica verso ovest, ma fino ad ora non se n’è mai fatto nulla. Sarà così anche nei prossimi giorni? D’altronde la situazione è abbastanza chiara: che il nemico riesca a conquistare la città a forza di attacchi frontali appare piuttosto improbabile – quello che veramente fa paura, oggi, è l’incubo dell’accerchiamento.