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La morsa dell’esercito russo sta stritolando Bakhmut

La morsa dell’esercito russo  sta stritolando BakhmutSulla strada di Bakhmut – Alfredo Bosco

Il limite ignoto Gli invasori avrebbero superato l’autostrada M03, fra le principali linee di difesa di Kiev

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 febbraio 2023

Le ultime notizie dal campo di battaglia non lasciano più dubbi: la morsa dell’esercito russo sta lentamente stritolando Bakhmut. Nelle scorse ore i reparti dell’armata di Putin, i mercenari della Wagner e i soldati della repubblica separatista di Donetsk hanno fatto registrare successi significativi tutto attorno alla città.

A NORD, gli invasori sarebbero riusciti a superare l’autostrada M03 Bakhmut-Sloviansk, che rappresentava una delle principali linee di difesa ucraine. Il villaggio di Krasna Gora è praticamente circondato – ma alcune fonti lo danno addirittura per caduto – mentre le prime squadre di ricognizione moscovite avrebbero già raggiunto Berkhivka e Orikhovo-Vasylivka, i primi centri abitati al di là della M03. Al contempo, a ovest di Bakhmut, i russi si appresterebbero ad occupare fisicamente anche la strada T0504, assicurandosi così – di fatto – il controllo delle due principali arterie dirette verso occidente. Quanto in profondità siano effettivamente riuscite a incunearsi le avanguardie putiniane non è dato sapersi, anche perché il gap tra le informazioni diramate da Mosca e quelle fornite da Kiev è come sempre grottescamente ampio.

Quel che è certo, è che i generali del Cremlino stanno attuando la più classica delle manovre a tenaglia: l’obiettivo, visto che Bakhmut non vuole saperne di cadere, è circondarla su tutti i lati – operazione che sui fronti nord, sud ed est può già dirsi compiuta. A questo punto l’unico cordone ombelicale che ancora collega la città con Kostjantynivka, Sloviansk e Kramatorsk è la piccola stradicciola di campagna che attraversa il villaggio di Chasiv Yar, dieci chilometri a ovest di Bakhmut. Ieri pomeriggio a Chasiv Yar si respirava un’atmosfera tesissima. Nel giro di poche ore i militari ucraini hanno allestito nuovi posti di blocco e scavato diverse trincee, mentre i pochi civili rimasti si sono rifugiati in pianta stabile nelle cantine dei palazzi. Sarà qui il prossimo campo di battaglia? È probabile, o almeno così sembrano suggerire le sirene della propaganda putiniana, che ieri pomeriggio – con la foga pirandelliana che la contraddistingue – collocavano le truppe invasore addirittura ai confini del centro abitato.

D’ALTRONDE questo grigio villaggio di fabbriche e casermoni, la cui popolazione pre-conflitto non superava i 12mila abitanti, ha già imparato a sue spese il significato della parola guerra: era il 9 luglio 2022 quando un attacco missilistico russo rase completamente al suolo una palazzina di cinque piani, uccidendo almeno 48 persone. Oggi i fantasmi della scorsa estate sembrano aleggiare nuovamente tra le strade deserte e bianche di neve. L’inferno arriverà da sud, perché a oriente Bakhmut continua a resistere. Entro i confini del capoluogo distrettuale – che il Cremlino vorrebbe ribattezzare col vecchio nome sovietico di Artemivs’k, in onore dell’eroe bolscevico Fiedor Artiom – sono oggi asserragliati almeno diecimila soldati ucraini e circa duemila civili.
Più volte, negli scorsi giorni, si è parlato della possibilità di una ritirata strategica verso ovest, ma fino ad ora non se n’è mai fatto nulla. Sarà così anche nei prossimi giorni? D’altronde la situazione è abbastanza chiara: che il nemico riesca a conquistare la città a forza di attacchi frontali appare piuttosto improbabile – quello che veramente fa paura, oggi, è l’incubo dell’accerchiamento.

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