La ministra dell’Interno: più polizia a protezione delle moschee
Finsbury Park Il Paese registra un’impennata di episodi di violenza e intolleranza nei confronti dei membri della comunità musulmana nazionale. Il caso del gallese Darren Osborne è solo l'ultimo
Finsbury Park Il Paese registra un’impennata di episodi di violenza e intolleranza nei confronti dei membri della comunità musulmana nazionale. Il caso del gallese Darren Osborne è solo l'ultimo
L’uomo che nelle prime ore di lunedì ha cercato di compiere una strage vicino alla moschea di Finsbury Park, North London, si chiama Darren Osborne, ha 47 anni, è nato a Singapore ma cresciuto in Somerset e viveva da anni a Cardiff con la moglie e i quattro figli.
Non risulta avesse affiliazioni dirette con l’estrema destra suprematista ma su Twitter seguiva l’account di Britain First, partitucolo della destra fascista specializzato in sobillare l’odio razziale. Aveva dato inoltre in escandescenze in un pub il giorno prima, imprecando contro l’Islam. Senza un lavoro fisso e con una situazione familiare forse turbolenta. Era stato segnalato alla polizia da un passante che lo aveva visto dormire ubriaco nello stesso furgone usato per l’attacco, da lui stesso noleggiato svariati giorni prima da una piccola agenzia gallese.
La famiglia, che si è detta sotto shock per la notizia e ha espresso partecipazione al dolore delle famiglie dei feriti, non aveva idea che avesse tendenze razziste. La vicina di casa di religione musulmana, con cui era di solito in termini di cordialità, sapeva però che l’uomo ultimamente aveva dato dell’inbred (endogamico, di chi procrea con consanguinei) al figlio piccolo. La nipote ha negato che lo zio sia razzista. La madre, disperata, ha accennato a dei problemi mentali di Osborne, che durante l’attacco gridava di voler «ammazzare tutti i musulmani» e di «aver fatto la sua parte» prima di scomparire dietro lo sportello del furgone della polizia circondato da persone inferocite salutando le telecamere. «Mio figlio non è un terrorista», ha detto l’anziana donna, «È solo un uomo con dei problemi e io non so come affronterò tutto questo».
Osborne deve la vita all’Imam della moschea, Mohammed Mahmoud, che ha impedito infierissero su di lui una volta immobilizzato fino all’arrivo quasi immediato della polizia. È ora in stato di arresto per commissione, preparazione o istigazione al terrorismo, omicidio e tentato omicidio. C’è stata un’impennata di episodi di violenza e intolleranza nei confronti dei membri della comunità musulmana nazionale nella scia degli attentati e la ministra dell’interno Amber Rudd ha confermato una presenza poliziesca a protezione delle moschee a tempo indeterminato. Ma la minaccia dell’ultradestra è un tangibile rischio alimentato dal clima politico interno oltre che dall’incidenza degli atti terroristici. Invitare il leader della English Defence League, Tommy Robinson in uno degli show telemattutini di Itv tanto per fare la figura dei difensori della libertà di pensiero, come ha fatto la celebrità anchor Piers Morgan non è stata affatto una buona idea.
Ci sono ancora undici persone in ospedale alcune delle quali con ferite serie. L’uomo che ha perso la vita si chiamava Markram Ali e aveva 52 anni. Ieri c’è stato il tributo dei cittadini del quartiere alle vittime. l. c.
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