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La mini riforma Nordio. Toghe e penalisti contro

La mini riforma Nordio. Toghe e penalisti controIl ministro della giustizia Carlo Nordio – Ansa

Consiglio dei ministri Abolito l’abuso d’ufficio e poco altro, il Guardasigilli adesso teme il giudizio della Ue. Tajani: Silvio sarebbe soddisfatto. Critici gli avvocati e le toghe, per il ministro «interferenze»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 16 giugno 2023

«Ho spiegato al Commissario Ue Reynders che l’arsenale dell’Italia per combattere gli amministratori infedeli è il più agguerrito d’Europa e la Commissione non deve focalizzarsi solo su una norma ma sull’insieme dell’ordinamento. Su questo si è detto d’accordo». Il ministro Nordio mette le mani avanti, presentando dopo il Consiglio dei ministri che l’ha approvato, il disegno di legge di (mini) riforma della giustizia. Decisa l’abolizione dell’abuso d’ufficio, è chiaro che adesso il governo teme il giudizio, imminente, dell’Europa. Perché le norme comunitarie così come le convenzioni Onu impongono agli stati di non disarmare la lotta alla corruzione. E i magistrati italiani sono chiari: l’abuso d’ufficio è un reato spia, cancellarlo indebolisce la lotta alla corruzione.

Presentando il piccolo pacchetto giustizia che Tajani, moderatore in sala stampa, dedica a Berlusconi («sarebbe soddisfatto»), Nordio sostiene che le misure sulla segretezza dell’avviso di garanzia e il divieto di pubblicazione delle intercettazioni, non solo quelle che coinvolgono i terzi ma tutte, anche dopo il deposito e fino eventualmente alla fase del dibattimento, «non sono un bavaglio» perché «le intercettazioni hanno raggiunto un livello di imbarbarimento». Più avanti, assicura, il governo farà di più: «Una radicale trasformazione del sistema postula una revisione del codice di procedura penale». Ma non solo, anticipando le critiche sulla portata ridotta della riforma il ministro garantisce: «Vogliamo cambiare la Costituzione», com’è necessario se vorranno separare sul serio le carriere di giudici e pm. Nordio riconosce di avere «un vasto programma», quello di rispettare a fondo lo spirito accusatorio del codice di procedura penale, «adattando» la Costituzione che non solo sulle carriere, ma anche sulla obbligatorietà dell’azione penale e sull’assetto unitario del Csm va in un’altra direzione. «Lo faremo – promette – entro la metà della legislatura». Intanto però il governo consegna il disegno di legge al parlamento. «Spero – dice il ministro – che possa essere approvato nel più breve tempo possibile e che le critiche siano razionali».

Il Pd è contrario. Così il M5S. Non Azione, Calenda conferma l’appoggio. Ma «non siamo di fronte a nessuna riforma di largo respiro ma a interventi spot, alcuni dei quali allarmanti», dice la vicepresidente pd del senato Rossomando. Che sia solo «un primo passo» in realtà lo dice anche la Lega, che in Consiglio dei ministri ha messo da parte le sue riserve anche grazie al clima di omaggio alla memoria a Berlusconi. Il Pd però è preso in contropiede dai suoi sindaci. Come spiega quello di Milano Beppe Sala: «Suggerisco al Pd di non scagliarsi contro, perché tutti i suoi sindaci, e parlo di sindaci con la tessera del Pd, sono convinti che si debba mettere mano all’abuso d’ufficio». Mettere mano, ma non abolire del tutto, come prova ad argomentare il primo cittadino di Bari e presidente dell’Anc Decaro: «Non abbiamo mai chiesto impunità, solo di avere certezze». Ma il sindaco anche lui Pd di Pesaro Ricci non ci gira attorno: «L’abolizione è un fato positivo ed è una battaglia vinta dai sindaci italiani».

Il ministro riceve l’appoggio (imbarazzante?) dell’ex presidente dell’Anm motore dello scandalo al Csm, Palamara, per il quale «la riforma Nordio è coerente e coraggiosa». Con l’Anm di oggi invece il ministro continua il suo braccio di ferro. Non gli sono piaciute le critiche del presidente dell’associazione magistrati Santalucia. «Il magistrato non può criticare le leggi – proclama -, noi ascoltiamo tutti ma poi è il governo che propone e il parlamento che dispone, questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze». Replica questa volta il segretario dell’Anm, Casciaro, toga moderata: «Non si può parlare di interferenza se i magistrati partecipano al dibattito pubblico».

Intanto però neanche il giudizio degli avvocati è tutto positivo. «Apprezziamo alcuni primi passi. Molto positivo il divieto di impugnazione delle sentenze di assoluzione, ancorché limitato – dice l’Unione delle camere penali – del tutto deludente invece l’intervento sulle intercettazioni: eluso il tema cruciale dell’abuso dello strumento e la sanzione per la pubblicazione rimane irrisoria». Gli avvocati penalisti trovano poi un difetto anche nelle norme con le quali Nordio vuole contenere il ricorso alla misure cautelari, in particolare al carcere preventivo, che in teoria apprezzano: «A prescindere dalle preoccupazioni circa la sostenibilità di questa innovazione in termini di organici – scrivono – lascia perplessi la formazione di compagini collegiali costituite da giudici strutturalmente e culturalmente monocratici quali sono i gip». Preoccupazioni operative in fondo non troppo diverse di quelle dei magistrati.

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