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La mia maestra-amica

Degli anni in cui ho avuto Angela come amica – vent’anni più o meno, da quando mi ha introdotto nella «famiglia» del manifesto – porto ricordi bellissimi e indimenticabili. Angela […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 27 aprile 2018

Degli anni in cui ho avuto Angela come amica – vent’anni più o meno, da quando mi ha introdotto nella «famiglia» del manifesto – porto ricordi bellissimi e indimenticabili.

Angela per me è stata maestra, di vita prima ancora che di mestiere. Perché la passione che metteva nel lavoro, il rigore che poneva nell’analisi lucida, la voglia di confrontarsi sempre e comunque li impiegava con uguale cura nei rapporti umani.

Angela era quel sorriso dolce che sempre ti rassicurava, quella battuta che ti spiazzava e ti portava a guardare al di là delle minuzie della contingenza.

Era quel suo modo incredibilmente gentile di farti capire che eri fuori strada – e tante volte lo ha fatto capire a me, durante gli anni dell’irruenza giovanile in quella scuola tanto faticosa e affascinante che era la redazione esteri di questo giornale.

Angela è stata quel capo che ognuno vorrebbe avere, che indica la strada senza comandare, che usa l’autorevolezza per farti imparare, che trasmette le proprie conoscenze e la propria saggezza, sulla vita e sul mondo, con un’attenzione e un amore fuori dal comune.

Angela è stata per me soprattutto l’amica grande che più di una volta mi ha fatto capire, con una frase o un semplice sguardo, la strada migliore da prendere o il modo di affrontare problemi su cui magari da mesi mi arrovellavo.

Angela era questo e molto altro. E ora che non c’è più, il vuoto è enorme, quasi quanto la gioia di averla conosciuta e aver fatto un pezzo di strada insieme.

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