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La lotta di Samir non si ferma

La lotta di Samir non si fermaSamir Flores – Ap

Messico Due anni fa veniva ucciso un attivista della «Comune di Morelos», da tempo impegnato contro le «grandi opere» e l’estrattivismo, perni della «Quarta Trasformazione» di Obrador

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 25 febbraio 2021

Lo scorso fine settimana il piccolo stato messicano del Morelos, a pochi chilometri a sud di città del Messico, è stato teatro di iniziative e mobilitazioni popolari e indigene. Venerdì 19 è stata realizzata una manifestazione nella capitale morelense Cuernavaca, sabato 20 una messa e una cerimonia nella comunità di Amilcingo, e domenica 21 si è tenuto l’«Incontro nazionale e internazionale per la vita, la difesa dell’acqua, contro il coronavirus e contro i mega-progetti» nel municipio di Huexa. Iniziative simili si sono svolte contemporaneamente più a sud, nei terreni recuperati e nei municipi autonomi zapatisti in Chiapas. La ragione delle mobilitazioni è il secondo anniversario dell’omicidio, da parte dei paramilitari, del giovane attivista Samir Flores Soberanes.

Il 20 febbraio 2021 sono passati due anni esatti dalla morte di Samir Flores volto e voce della radio di Amilcingo, un pueblo in lotta per difendere la propria autonomia politica, secondo gli usi e costumi Nahuatl, e promuovendo progetti comunitari come la brigata sanitaria e la scuola elementare autonoma. Samir lottava in una terra in cui è ancora viva la memoria del generale Emiliano Zapata, nato a Ciudad Ayala, a pochi chilometri da Amilcingo, e attivo in quelle terre durante la pagina gloriosa e tragica della Rivoluzione messicana, quando le comunità della zona diedero vita a un esperimento sociale di distribuzione delle terre e autogoverno che lo storico Adolfo Gilly denominò la «Comune del Morelos». Anche Samir Flores era un militante rivoluzionario, un leader sociale del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra e dell’Acqua degli stati di Morelos, Puebla e Tlaxcala (Fpdta), a sua volta facente parte del Congresso Nazionale Indigeno, di cui Samir era un delegato, lavorando fianco a fianco con l’Ezln.

Prima che sorgesse l’alba del 20 febbraio 2019 Samir Flores veniva ucciso in un’imboscata, come era accaduto 100 anni prima al generale Zapata. Lasciando una vedova e quattro figli piccoli. Il Fpdta è nato per fermare una grande opera, il Progetto Integrale Morelos (Pim). Quest’ultimo si basa su due centrali termoelettriche e un gasdotto, che si estende lungo gli stati di Morelos, Puebla e Tlaxcala e attraversa gli ejidos, cioè le terre collettive, di 60 comunità contadine e indigene e minaccia di prosciugare le fonti idriche dalle quali dipendono le comunità locali.

Ideato durante i governo di Felipe Calderón ed Enrique Peña Nieto, oggi il Pim è un perno della cosiddetta Quarta Trasformazione, il progetto politico promosso da Andrés Manuel López Obrador e dal suo partito progressista, ilMovimento di Rigernerazione Nazionale (Morena). Sebbene l’obiettivo di tale trasformazione sia imprimere una transizione verso una gestione più trasparente e democratica dello Stato e misure di ridistribuzione della ricchezza verso le classi popolari, dal punto di vista economico essa si fonda sulla creazione di corridoi logistici, zone economiche speciali e progetti infrastrutturali, con pesanti impatti sulla vita delle comunità locali, sull’ambiente e sulla qualità del lavoro.
In questo senso si può leggere non solo il rilancio del Pim, ma anche progetti greenfield come il Tren Maya tra Chiapas e Yucatán e il corridoio trans-istmico tra Oaxaca e Veracruz, il cui obiettivo è creare un’alternativa terrestre al canale di Panama per il commercio bioceanico intermodale.

Il 10 febbraio 2019, dieci giorni prima della morte di Samir Flores, Obrador aveva annunciato la consultazione popolare per ufficializzare il consenso rispetto alla termoelettrica di Huexca, facente parte del PIM, la quale in realtà era già in fase di costruzione. Samir era stata una delle voci discordanti e, secondo la moglie Liliana Velazquez, un giorno prima di essere ucciso aveva partecipato a un colloquio con un delegato del governo federale in cui aveva protestato contro le «bugie» relative ai progetti.

La sua morte è avvenuta per mano di sconosciuti che lo hanno freddato sparandogli alla testa sulla porta di casa, tre giorni prima del plebiscito di Huexca. Nonostante il clima di violenze, minacce e lo stesso omicidio di Samir, le votazioni si sono tenute lo stesso, e non solo nelle località colpite dal progetto ma, in barba alla convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, in un territorio molto più ampio comprendente anche città vicine, come Cuautla, dove gli abitanti urbani hanno votato a favore della continuazione dei lavori. Ad appoggiare la lotta a Cuautla contro la costruzione del Pim c’è anche Jorge Zapata Gonzalez, nipote dello storico leader della rivoluzione messicana.

Campi vicino a un impianto di energia

Dopo due anni le indagini sulla morte di Samir sono ancora al punto di partenza e gli esecutori materiali così come i mandanti rimangono sconosciuti. L’esecuzione dell’attivista Nahua è diventata il simbolo delle contraddizioni delle politiche di Obrador e il segno di una continuità con i governi precedenti, incapaci di garantire l’incolumità degli attivisti. Samir Flores è diventato uno dei volti dei popoli che in Messico si battono in difesa della loro terra. Per questo i popoli riuniti nel Congresso Nazionale Indigeno, con le comunità zapatiste, hanno lanciato la campagna «Samir Vive» installando il busto di pietra di Samir nella Piazza dello Zocalo, dove affaccia il palazzo governativo. La costruzione del Pim, nel frattempo, continua, nonostante i ricorsi delle comunità che rivendicano il diritto a decidere sui propri territori, e grazie all’azione repressiva della Guardia Nazionale, che lo scorso 23 novembre ha sgomberato il presidio che impediva la costruzione dell’ultimo tratto di gasdotto e l’attivazione della termoelettrica.

Suono oggi profetiche le parole pronunciate da Samir durante l’ultima intervista rilasciata pochi giorni prima della morte, alla rivista Piè de Pagina: «Questo mi ricorda quegli anni in cui Madero prende il potere e da le spalle al generale Zapata. Una volta preso il potere dice: lasciatemi lavorare, farò le cose secondo il mio giudizio”.

Oggi la memoria di Zapata e di Samir rimane viva nelle lotte contro il modello estrattivista in tutto il Paese. Una delegazione del Fpdta di cui Samir faceva parte, viaggerà quest’estate in Europa con la carovana zapatista, per tessere nuove alleanze e rivendicare la lotta di resistenza che nonostante la repressione dello Stato continua a lasciare semi di rivolta nella terra.

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