«La loro Africa» e le nuove trame della vecchia Europa
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«La loro Africa» e le nuove trame della vecchia Europa

SAGGI L'ultimo libro di Matteo Giusti verrà presentato sabato 16 al Festival Mediterranea di Alghero e il 22 luglio al Moonlight Festival di Arezzo

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 14 luglio 2022

Se già Mao Zedong in Cinque principi di una pacifica convivenza diceva che «ciò di cui l’imperialismo ha più paura è il risveglio dell’Asia, dell’Africa e dei popoli latino-americani», per certo lo scacchiere della geopolitica mondiale e delle grandi manovre delle potenze imperialiste su scala globale ha subìto negli ultimi decenni a cavallo del nuovo millennio (e continua a subire a velocità sostenute) sconfinamenti, nuovi ingressi e rovesciamenti per cui le quattro nuove potenze di Russia, Turchia, Cina e Israele stanno soppiantando le ingerenze e gli interessi economici e militari della vecchia Europa e degli Usa sul continente africano.

DI QUESTO CI RACCONTA, con ampiezza di informazione ma scorrevolezza di narrazione, Matteo Giusti in La loro Africa. Le nuove potenze contro la vecchia Europa (Castelvecchi editore, pp. 98, euro 13,50), sostenuto nelle sue tesi da incontri con esperti e analisti autorevoli e interviste inedite, argomentando come dopo secoli di colonialismo europeo predatore, questi nuovi partner in cerca di rapporti politici e commerciali nuovi e più equi con i singoli paesi africani, si siano imposti, ciascuno con propri mezzi e modalità, su un continente ancora estremamente appetibile per le sue ingenti risorse e immense ricchezze.

Mentre il primo approccio «educativo» sovietico già all’epoca delle indipendenze mirava a cavalcare il malcontento rispetto all’influenza dell’Occidente e a prendere le distanze dai metodi impiegati dalle potenze europee, oggi la politica estera della Federazione Russa è caratterizzata in tutto e per tutto dalla personalità di Vladimir Putin, multipolare e aggressiva, che si fa paladina di movimenti autonomisti locali pur di indebolire i rapporti dei singoli paesi con gli Stati Uniti e l’Europa, primeggiando come un gigante nel commercio di armi in Africa e usando la cancellazione del debito contratto con la vecchia Urss in cambio di nuovi contratti per la vendita di armamenti e materie prime.

L’INTERESSE marcatamente commerciale della Cina (radicato già nel 1400 con la dinastia Ming) va invece di pari passo con la costruzione di grandi strade e infrastrutture; la Cina non chiede quindi apparentemente quanto pesantemente richiesto dagli europei, ma crea un sistema di controllo anche spionistico molto forte, con un capillare, seppur diverso, tipo di interferenza.

Altrettanto da tenere d’occhio sono le più recenti «corse all’Africa» di Turchia (originatasi già nel 1998, sulla scia dei rapporti commerciali millenari dell’impero ottomano, quando, reagendo alle difficoltà di ingresso nell’Unione Europea, si rivolse all’Africa aprendo nuove ambasciate nel continente), che con l’arrivo di Erdogan ha fondato un New Deal africano sul doppio binario sociale e religioso, e di Israele (riammesso dopo 19 anni dall’Unione Africana al suo interno in qualità di Paese osservatore), concentrata soprattutto sul Corno d’Africa e basata su intelligence, sicurezza e agricoltura.

Matteo Giusti, giornalista, collaboratore di Limes e conduttore di programmi radiofonici e televisivi, presenterà il suo saggio sabato 16 al Festival Mediterranea di Alghero e il 22 luglio al Moonlight Festival di Arezzo.

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