La Linke boccia l’accordo con la Grecia
Bundestag Venerdì il voto del parlamento tedesco. No della sinistra: «Piano fallimentare, costerà 100 miliardi, come con la Ddr»
Bundestag Venerdì il voto del parlamento tedesco. No della sinistra: «Piano fallimentare, costerà 100 miliardi, come con la Ddr»
Bundestag riunito in sessione straordinaria venerdì per votare il nuovo pacchetto di aiuti finanziari alla Grecia. Secondo le previsioni il presidente Norbert Lammert (Cdu) dovrebbe ratificare senza troppe defezioni l’accordo di Bruxelles, dato che appare impossibile che la Koalition possa essere messa in minoranza dalla sola opposizione della Linke.
L’alleanza rosso-nera dunque «terrà» (può contare su 504 seggi su 631), tuttavia il voto non liquida la polemica politica né le bordate dei Verdi comunque già allineati all’asse Cdu-Spd.
«L’accordo con la Grecia ha distrutto L’Europa. Con Angela Merkel, Wolfgang Schäuble e Sigmar Gabriel nelle vesti di “Troika di Berlino” l’Unione non ha futuro» riassume Sara Wagenknecht, economista, vicepresidente della Linke e moglie di Oskar Lafontaine. Parla di «miliardi di euro sprecati» e di una politica fallimentare che mostra già il fiato corto: «Il nuovo piano di salvataggio servirà solo a pagare vecchi debiti con altri debiti e a sostenere le banche di Atene. Con il pacchetto di aiuti Grecia-3 (in Germania si chiama così, ndr) il rischio per il bilancio pubblico supera i 100 miliardi. Non è solo la prosecuzione delle misure di austerità che hanno già condotto al declino, ma anche il fondo di privatizzazione: una sorta di “amministrazione fiduciaria 2.0” che deteriora altro denaro».
Quindi Wagenknecht ricorda il default della Ddr e il caso del Treuhandanstalt, l’ente che ha svenduto gli asset comunisti ai tycoon capitalisti: «Abbiamo già vissuto l’esperienza dopo la riunificazione: uno sperpero del patrimonio pubblico. La nuova edizione, proprio come allora, prevede la cessione di beni pubblici a vantaggio di ambienti economici influenti e oligarchi corrotti. L’ultima cosa di cui la Grecia ha bisogno…».
Da qui la posizione ufficiale del partito: nessun nuovo aiuto ma taglio sostanziale del vecchi debiti. Mentre già lunedì Bernd Riexinger, presidente della Linke (insieme a Katja Kipping) confidava alla stampa il probabile voto contrario del gruppo al pacchetto Grecia-3. «Non riesco a immaginare che la sinistra sarà d’accordo con tale austerità». Ragionamento ripreso e ampliato dal deputato Dietmar Bartsch che circoscrive il voto alla logica: «Chi nel referendum era per il No agli aiuti della troika ora non può certo dire Sì».
Nel mirino dei Verdi, invece, più che l’accordo in sé che verrà comunque votato – «il gruppo è d’accordo con una soluzione sostenibile di lungo periodo che aiuta non solo la Grecia ma tutta l’Europa» ha spiegato la capogruppo Katrin Göring-Eckardt via Bild – c’è ancora il piano quinquennale sulla Grexit «a tempo» del ministro delle finanze Schäuble, superato dall’accordo con Tsipras ma tutt’altro che archiviato a livello parlamentare.
«Il suo approccio non solo è inaccettabile ma anche anticostituzionale. Il governo ha omesso il passaggio della proposta al Bundestag, ma non può dare seguito a decisioni di così vasta portata senza coinvolgere il Parlamento. Se Schäuble dovesse riproporre il piano ci rivolgeremo alla Corte costituzionale denunciando la violazione del diritto di informazione dei deputati ai sensi dell’articolo 23 della Legge fondamentale (l’equivalente della Costituzione)» riassume Anton Hofreiter, co-presidente del gruppo ecologista.
Proprio come la Linke anche i Grünen puntano il dito sulle inevitabili conseguenze finanziarie per le casse dello Stato, argomento che a Berlino fa ben più presa dei valori europei: «La Grexit avrebbe conseguenze finanziarie enormi sul bilancio federale». Lunedì i Verdi avevano minacciato di chiedere il voto di fiducia sul governo: «Per Frau Merkel sarebbe motivo di imbarazzo non ottenere la maggioranza». Ipotesi non praticabile.
Appare decisiva la manovra di riavvicinamento di Merkel ai «dissidenti» bavaresi della Csu, fino a ieri contrari a nuovi aiuti al governo greco. Dopo un frenetico giro di consultazioni telefoniche tra Berlino e Monaco, Horst Seehofer, capogruppo dei cristiano-sociali, si dichiara «molto soddisfatto di quello che c’è in tavola» svelando la vera natura dell’accordo. «Sono contento del risultato: la cancelliera ha imposto misure notevoli e quindi ha il mio sostegno». È il segno della protesta che rientra (circa 100 deputati Cdu-Csu avevano messo a verbale la contrarietà).
Compattati i socialdemocratici: «Se il Parlamento greco in questi giorni adotterà le riforme promesse sono fiducioso che il Bundestag voterà a grande maggioranza» pronostica Thomas Ludwig Oppermann, capogruppo Spd che segue le indicazioni del vice-cancelliere Sigmar Gabriel.
Fuori, i tedeschi hanno già «votato» per salvare la Grecia. Almeno secondo il campione del sondaggio Ard che registra il 62% a favore dell’accordo e solo il 32% pro-Grexit. Anche se il 78% rimane convinto che il governo Tsipras non rispetterà gli accordi.
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