I contatti tra Casa bianca e Cremlino ci sono stati. Lo ha confermato ieri alla Bbc il consigliere per la sicurezza nazionale di Washington, Jake Sullivan. La notizia era apparsa sul Wall Street Journal di lunedì: rivelava che Sullivan negli ultimi mesi ha avuto dei colloqui regolari con dei funzionari molto vicini a Vladimir Putin come Yuri Ushakov, consigliere per la politica estera, e Nikolai Patrushe, segretario del Consiglio di sicurezza russo.

Ieri Sullivan ha dichiarato: «È nell’interesse degli Stati uniti mantenere i contatti con la Russia» senza specificare oltre ma sottolineando che si è parlato anche del tentativo di impedire che la guerra si allarghi e della minaccia nucleare.

DI CERTO non una notizia rassicurante per il presidente ucraino Zelensky che ieri ha chiesto al suo parlamento l’estensione dello stato d’emergenza e della legge marziale fino al 19 febbraio prossimo. La richiesta è stata resa pubblica nello stesso giorno in cui il tenente generale statunitense Ben Godges, ex comandante delle forze di terra Usa in Europa, si è detto sicuro della riconquista della Crimea entro la prossima estate: «Quando le forze ucraine inizieranno a usare armi di precisione in ogni aeroporto e in ogni base navale in Crimea, le forze russe diventeranno molto vulnerabili».

In un’intervista a Radio Liberty, emittente europea legata al Congresso americano, Godges ha anche parlato del ponte di Kerch, che gli ucraini hanno già bombardato a inizio ottobre: «Penso che gli ucraini proveranno ad attaccarlo di nuovo. E se le forze russe non possono rifornirsi via terra tramite Mariupol, allora penso che si renderanno conto che sono nei guai seri e lo stato maggiore russo dovrà decidere quanto sono disposti a perdere».

La decisione di prolungare la legge marziale si lega anche agli espropri decisi lunedì dal ministro della Difesa Oleksii Danilov ai danni di cinque industrie private ucraine legate agli oligarchi Kostyantyn Zhevago, Igor Kolomoisky e Konstantin Grigorishin.

LE AZIENDE in questione operano tutte in settori strategici, vitali per la resistenza dell’Ucraina soprattutto in virtù del possibile stallo invernale: le compagnie di idrocarburi Ukrnafta e Ukrtatnafta, la fabbrica di camion AvtoKraz, il produttore di trasformatori industriali Zaporizhtransformator e la fabbrica di motori per aerei Motor Sich. A tal proposito il leader ucraino ha dichiarato che «le complesse mansioni di queste aziende possono essere svolte solo attraverso una gestione di tipo militare-statale», aggiungendo che «non esclude decisioni simili» in futuro.

In altri termini, il governo ucraino si prepara a gestire le emergenze che sicuramente verranno, in particolare quelle legate ad approvvigionamento energetico e logistica, accentrando tutto nelle mani dello stato. Tuttavia, a quanto risulta, diversi uomini d’affari del Paese non hanno visto di buon occhio la scelta del governo e si sono detti «preoccupati».

A proposito di produzione industriale, ieri il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato all’agenzia russa Tass che il suo Paese sta discutendo con l’India l’eventualità di una «produzione congiunta di armamenti moderni». La dichiarazione è stata fatta a Mosca a latere di un incontro con il ministro degli esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar.

«ABBIAMO DISCUSSO l’attuale situazione e le prospettive future della nostra cooperazione tecnico-militare, compresa la produzione congiunta di armamenti moderni», ha detto Lavrov. Nell’attesa di capire se l’accordo sarà finalizzato, il consigliere dell’ex sindaco ucraino di Mariupol, Petro Andriushchenko, ha fatto sapere che la prima nave carica di attrezzatura militare russa è entrata nel porto di Mariupol.

Appena fuori dalla città, secondo l’intelligence britannica, l’amministrazione occupante filo-russa avrebbe iniziato a installare i cosiddetti «denti di drago», strutture di ferro e cemento di forma piramidale usate per impedire ai carri armati di avanzare. «Mosca sta compiendo uno sforzo significativo per preparare difese in profondità dietro l’attuale linea del fronte», si legge nella nota del ministero di Londra.