Pubblichiamo stralci dalla lettera-testimonianza rivolta ai suoi lettori più giovani (italiani) scritta da Pavel Kvartalnov, ornitologo russo, ricercatore e scrittore, autore dell’albo «Diario di una rondine» (uscito da noi per Caissa Italia Editore, pp. 40, euro 17,50, traduzione Tatiana Pepe, illustrazioni di Olga Ptashnik). Rivolgendosi a ragazze/i e bambine/i, denuncia la mancanza di chiarezza, la demagogia del governo russo e il conseguente spaesamento della maggioranza dei suoi concittadini.

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Lavoro all’Università Statale di Mosca, insegno e studio il comportamento degli uccelli, e poi scrivo storie, compongo poesie e lavoro ai libri per bambini. Faccio spesso conferenze e di solito improvviso.  Spero un giorno di potervi raccontare degli uccelli o dei miei viaggi in molti luoghi, ma oggi è più importante parlarvi di qualcos’altro e, anche se l’argomento non è facile, sono felice di avere questa opportunità.

Sono nato e ho vissuto tutta la vita a Mosca, capitale della Russia, pur avendo viaggiato molto in altre città e in altri paesi. Ma è Mosca la mia casa e per ora non ho intenzione di lasciarla. Molti persone che conosco stanno lasciando il Paese ma io mi sento più a mio agio a restare a casa mia, perché non potrò mai portare via tutto ciò che mi è caro.

Anche se mi occupo del comportamento degli uccelli, ultimamente sono sempre più interessato a osservare cosa succede nella società umana. Il mio paese, la Russia, in questi giorni sta portando avanti un’operazione militare sul territorio di un paese vicino, l’Ucraina. Ci sono molte indicazioni per poterne parlare come di una guerra, anche se è vietato chiamarla guerra nel nostro Paese. Come molti cittadini russi, fino all’ultimo momento ho creduto impossibile un’operazione militare da parte del nostro governo. (..)

Qualsiasi operazione militare non è possibile senza perdita di vite umane. E quando la gente ha cominciato a morire, sia ucraini che russi, io e la maggior parte delle persone che conosco abbiamo dichiarato di essere contro questa guerra. Se non altro perché non era chiaro il motivo per cui le persone venivano uccise e cosa sarebbe dovuto accadere per fermare la strage.

Molti russi, tuttavia, soprattutto nei primi giorni, hanno espresso la loro approvazione all’azione militare. Russia e Ucraina sono Paesi confinanti. Molti di noi hanno amici, conoscenti, parenti in Ucraina. Le relazioni con loro non sono sempre facili. Alcuni sono offesi coi loro amici a causa di vecchie dispute. Altri guardano con diffidenza al governo ucraino perché le condizioni di vita dei loro amici sono peggiorate, o perché andare in Ucraina è diventato molto più difficile rispetto a una decina di anni fa.

Quelli che hanno appoggiato l’operazione militare speravano che sarebbe stata di breve durata e che avrebbe aiutato a risolvere i problemi che si erano accumulati.

Ben presto è tuttavia diventato chiaro che l'”operazione speciale” era troppo simile a una vera guerra. Diverse centinaia di soldati russi e altrettanti ucraini, compresi i civili, sono stati uccisi nella prima settimana.

Di fonte a queste vittime, la maggior parte delle rivendicazioni fatte dai russi contro gli ucraini si rivelavano banali. C’era chi si preoccupava del destino degli abitanti delle regioni ribelli di Donetsk e Luhansk.

Ma con l’inizio dell’operazione militare, la loro vita non è certo diventata più facile: molti abitanti di queste regioni hanno lasciato le loro case, e non si sa se vorranno tornare. Si è capito che l’operazione militare non aveva risolto alcun problema: se prima non si potevano andare a trovare gli amici in Ucraina, ora questi amici avevano lasciato il Paese o avevano iniziato a trattare i russi diversamente. Le persone che sostengono con convinzione l’operazione militare sono ormai in minoranza, nonostante quello che affermano le fonti ufficiali.

Ma ovviamente qualcuno approva ancora quello che sta succedendo. Le ragioni sono di tipo psicologico. Quando vedo auto o taxi per le strade di Mosca con cartelli che appoggiano l’operazione militare so che alla guida c’è qualcuno arrivato da poco a Mosca, che probabilmente ha una condizione precaria in città e sta cercando di elevare il suo status sociale esprimendo sostegno alle azioni del governo.

Lo stesso vale per gli agenti di polizia che arrestano le persone per strada. Molti anziani esprimono approvazione semplicemente perché hanno paura, è più facile per loro fidarsi del governo, qualunque cosa accada. Non mi soffermerò qui su tutte le ragioni addotte per sostenere l’operazione militare, ma quasi tutte hanno una base psicologica, e nessuno prova odio per i cittadini dell’Ucraina.

Qualche anno fa, quando la Russia ha annesso la Crimea, molte persone nel mio Paese erano sinceramente felici. Ora non vedo felicità sui loro volti. Camminando per le strade, scendendo in metropolitana, non riesco a capire chi approvi questa operazione militare e chi no. Tutti sembrano stanchi e depressi. (..)

Ho l’impressione che l’operazione militare in Ucraina sia stata lanciata per spaventare i cittadini russi. (..) Infatti, le repressioni si stanno intensificando, molti cittadini russi sono stati arrestati e molti media indipendenti sono stati chiusi. Sempre più spesso sembra che non ci sia logica nelle azioni del nostro governo, sembra che il nostro capo di Stato abbia semplicemente perso il controllo di se stesso, delle sue parole e delle azioni. In tutta onesta, questo è spaventoso, ma ci dà speranza. Quello che Putin sta facendo ora è un suicidio politico. (..)

Sono certo che l’Ucraina resisterà. Spero in un cambiamento anche in Russia. Ma anche se le cose dovessero peggiorare, prego solo che cessino le morti quotidiane dei cittadini ucraini e dei soldati russi. Auguro a tutti la pace.

Abbracciatevi più spesso e dite alle persone quanto sono importanti per voi. Non permettete all’odio di entrare nei vostri cuori. Spero di potervi raccontare molto presto cose più piacevoli e interessanti.

(traduzione  di Tatiana Pepe)