Monitorando il tracciamento Gps di 19 aquile, i ricercatori britannici dell’Università dell’East Anglia, in collaborazione con il British Trust for Ornithology, hanno scoperto un cambiamento significativo delle rotte migratorie attraverso il territorio ucraino.

Grandi deviazioni e minori soste sono servite ad aggirare le zone più esposte alla guerra. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Current Biology.

«I conflitti armati – ha spiegato il professor Charlie Russel – possono avere impatti di vasta portata sull’ambiente, compresi i cambiamenti nel comportamento degli animali».

Lo studio era cominciato nel 2017 su 19 aquile che di solito attraversavano l’Ucraina per riprodursi in Bielorussia. I ricercatori hanno così scoperto che gli esemplari volavano in modo meno diretto verso i luoghi di riproduzione, percorrendo in media 85 km in più.

La migrazione dunque è diventata più lunga, da 193 ore a 246 per le femmine e da 125 a 181 ore per i maschi. Alcuni tradizionali luoghi di sosta sono stati inutilizzati.

Gli scienziati sono convinti che il maggior numero di chilometri percorsi e le soste più brevi potrebbero compromettere le condizioni fisiche necessarie per la loro capacità riproduttiva. Le prime aquile in viaggio sono state intercettate il 3 marzo, due settimane dopo l’inizio del conflitto.