Quei corpi martoriati nelle strade di Bucha hanno dato avvio a uno scontro diplomatico che ha portato ieri all’espulsione di 218 diplomatici russi da dieci Paesi europei, 30 dei quali solo dall’Italia. E a questi vanno aggiunti altri 19 funzionari della Federazione russa presso l’Unione europea.

Una raffica di espulsioni senza precedenti. Uno dopo l’altro i governi di Francia, Germania, Spagna, Slovenia, Danimarca, Svezia, Lettonia, Estonia e Romania hanno convocato gli ambasciatori della Federazione russa comunicando loro la decisione di espellere parte del personale diplomatico presente nei rispettivi Paesi.

In Italia è stato il segretario generale della Farnesina Ettore Sequi a comunicare all’ambasciatore Serghej Razov che 30 funzionari della sede diplomatica dovranno lasciare il paese. «Questa misura – ha spiegato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio – si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale e nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Russia». Une decisione «presa in accordo con altri partner europei e atlantici», specifica poi il premier Mario Draghi confermando anche il sostegno dell’Italia al nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca annunciato dalla Commissione europea.

I trenta diplomatici espulsi dall’Italia rappresentano la metà del personale diplomatico russo presente nel nostro Paese. Erano tutti accreditati presso l’ambasciata e stando a quanto trapelato sarebbero stati impiegati nei settori amministrativo, commerciale e della difesa. Tutti, però da tempo sarebbero stati anche controllati dai nostri servizi di intelligence. Più esplicita la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, che ieri ha definito i collaboratori dell’ambasciata russa espulsì dalla Germania come «appartenenti ai servizi russi» che «hanno lavorato tutti i giorni contro la nostra libertà e contro la coesione della nostra società».

La reazione di Mosca ai provvedimenti restrittivi adottati contro i suoi uomini è stata tanto immediata quanto furiosa. A Roma l’ambasciatore Razov parla di decisione «immotivata» dell’Italia che, annuncia , «non rimarrà senza risposta da parte russa». Toni analoghi a quelli che vengono usati a Mosca, dove il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov parla di misure «miopi», che «ostacolano la comunicazione tra gli Stati in un momento difficile». Misure che «inevitabilmente» saranno seguite da «azioni reciproche» da parte di Mosca.

Quanto accaduto in giornata ha uno strascico minore anche sulla politica italiana. Pur non criticando direttamente le espulsioni, la Lega prende comunque le distanze dai provvedimenti adottati contro i diplomatici russi: «La Farnesina avrà fatto le sue valutazioni e siamo certi che i provvedimenti saranno giustificati», dice il responsabile esteri del Carroccio Lorenzo Fontana. Che però aggiunge: «Di certo la storia insegna che la pace si raggiunge con il dialogo e la diplomazia e non espellendo i diplomatici». Parole definite una «provocazione» da Di Maio. «L’azione del governo italiano – ribadisce il ministro – mira al raggiungimento della pace. Ci stiamo impegnando in questa direzione ogni giorno. Allo stesso tempo, abbiamo la necessità di tutelare i cittadini italiani. Abbiamo agito, infatti, per questioni di sicurezza nazionale».