La guerra di Israele ai campi profughi. Jenin assediata
Territori occupati Lo Stato ebraico prosegue la sua offensiva che rischia di incendiare la Cisgiordania. Sono almeno 22 i palestinesi uccisi dall’inizio della settimana.
Territori occupati Lo Stato ebraico prosegue la sua offensiva che rischia di incendiare la Cisgiordania. Sono almeno 22 i palestinesi uccisi dall’inizio della settimana.
Sono poche le auto sulla superstrada 60 tra Gerusalemme e Hebron, rare soprattutto dopo lo svincolo per gli insediamenti coloniali di Etzion. E non solo perché è shabat e i coloni israeliani, particolarmente religiosi da queste parti, osservano il giorno di riposo. Non ci sono anche le auto palestinesi, perché l’esercito israeliano dopo gli attacchi armati di venerdì sera nell’area di Gush Etzion ha isolato Hebron e i villaggi circostanti. L’offensiva militare israeliana scattata a inizio settimana si concentra a Jenin e nel suo campo profughi, ma adesso si respira una forte tensione anche nella parte meridionale della Cisgiordania. Un clima che ricorda quello della seconda Intifada palestinese.
Come allora l’esercito israeliano ieri all’alba ha chiuso tutti gli ingressi per il governatorato di Hebron da dove sono giunti i palestinesi autori degli attacchi a Gush Etzion in cui sono rimasti feriti quattro coloni. Ai veicoli palestinesi è stato vietato percorrere la 60 è stata chiusa la moschea nella Tomba dei Patriarchi. Video giunti da Hebron mostravano ieri tiratori scelti dell’esercito di Israele sui tetti di alcune abitazioni palestinesi. Il governatorato di Hebron è una roccaforte di Hamas e il movimento islamico ha fatto capire che non resterà a guardare mentre Israele porta avanti la sua offensiva a Jenin, Nablus, Tulkarem e i campi profughi nel nord e non mostra intenzione di interrompere quella cominciata quasi undici mesi fa a Gaza. Gli attacchi potrebbero moltiplicarsi nelle prossime settimane.
L’altra notte un’auto è esplosa in una stazione di servizio a Gush Etzion. Le truppe israeliane sul posto hanno ucciso il palestinese che era alla guida. Quasi nello stesso momento, un altro palestinese ha speronato un veicolo israeliano all’ingresso di Karmei Tsur. Pochi secondi dopo l’attacco, mentre provava a far perdere le sue tracce, l’uomo è stato investito e ucciso da un’auto guidata da un membro della sicurezza della colonia. L’ordigno collocato nella macchina palestinese è esploso dopo qualche minuto. Quattro coloni israeliani sono stati feriti. Hamas ha parlato di «doppia operazione eroica» e avvertito che «la resistenza continuerà…finché proseguiranno le aggressioni brutali dell’occupazione e gli attacchi contro il nostro popolo e la nostra terra». Elogi all’attacco a Gush Etzion sono giunti anche dal Jihad islami.
Gli analisti palestinesi spiegano che è proprio l’«operazione antiterrorismo» lanciata dall’esercito israeliano che alimenta l’escalation in Cisgiordania. «I gruppi della resistenza palestinese – spiega al manifesto, Ghassan Khatib, docente di scienze politiche all’Università di Bir Zeit (Ramallah) – hanno compiuto attacchi anche nei mesi scorsi, ma meno organizzati di questo alle colonie di Etzion. La reazione palestinese è cresciuta perché le operazioni militari israeliane si stanno facendo ancora più violente in Cisgiordania, a danno della popolazione civile e non solo dei combattenti armati come afferma il governo Netanyahu».
L’incendio del mercato di Jenin
A Jenin l’assedio israeliano della città e del suo campo profughi si è fatto ancora più asfissiante ieri. Rinforzi militari sono stati inviati ai reparti entrati nella città a inizio settimana. L’ospedale pubblico ha annunciato la sospensione del servizio di dialisi perché il raid israeliano impedisce agli ammalati di raggiungere la struttura ospedaliera. Sotto pressione ieri era soprattutto il quartiere orientale di Damaj dove le truppe israeliane hanno effettuato incursioni in abitazioni e arrestato di diverse persone. I palestinesi lamentano il danneggiamento grave di infrastrutture civili, come la rete elettrica e quella idrica. Le ruspe demoliscono edifici e distruggono le strade.
I soldati, denunciano i palestinesi, hanno dato fuoco al mercato ortofrutticolo della città. «L’esercito israeliano ha bloccato tutti gli ingressi e da Jenin si esce e si entra da un solo lato» ci diceva ieri Ashraf Natur, del comitato popolare di Jenin. Il campo profughi – ha proseguito Natur – «resta sotto assedio e sono stati assassinati diversi shabah (giovani combattenti). Preoccupa l’assedio ai quartieri orientali dove gli israeliani effettuano perquisizioni casa per casa. Sui tetti di parecchi edifici ci sono i cecchini che sparano a chiunque si muova in quell’area». Nel rione di Damaj sono stati uccisi due combattenti palestinesi e ciò porta il numero di morti a Jenin e nelle altre città dall’inizio dell’operazione israeliana a 22, secondo l’agenzia Wafa. Ucciso in combattimento anche un soldato israeliano. Due giorni fa il fuoco delle truppe israeliane ha colpito un anziano di 82 anni, morto sul colpo.
«Non credo che l’obiettivo di Israele sia solo fermare o decimare la resistenza palestinese in Cisgiordania», afferma Ghassan Khatib «piuttosto, vuole rendere impossibile la vita nei campi profughi palestinesi e mettere in fuga gli abitanti, non poche famiglie sono già scappate nei giorni scorsi e non è detto che troveranno le loro case al ritorno».
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