La guerra del gas rischia di dimezzare la crescita nell’Ue nel 2023
Lo scontro Gazprom sostiene di non potere garantire il funzionamento di Nord Stream per la mancanza di una turbina
Lo scontro Gazprom sostiene di non potere garantire il funzionamento di Nord Stream per la mancanza di una turbina
La crisi economica in Europa matura all’ombra della guerra del gas con la Russia. Ieri Gazprom ha detto di non potere garantire il buon funzionamento del gasdotto Nord Stream perché non sarebbe «in possesso di alcun documento che indichi che Siemens è in grado di portare la turbina a gas per la stazione di compressione di Portovaya fuori dal Canada, dove è in riparazione. In queste circostanze non è possibile garantire il funzionamento sicuro della stazione di compressione di Portovaya, che è una struttura fondamentale per il gasdotto Nord Stream».
La quotazione del gas ieri ha continuato ad oscillare in maniera paurosa. Prima ha toccato i 182 euro al megawattora poi è arretrato quando Gazprom ha fatto la sua uscita sul Nord Stream. Il metano ad Amsterdam viaggiava in rialzo del 4,58% a quota 180 euro.
Sullo scacchiere della guerra energetica il segnale lanciato ieri da Gazprom si aggiunge a un altro dei giorni scorsi. La manutenzione degli impianti del Nord Stream sta causando l’interruzione del flusso per una decina di giorno.
L’operazione, è stato detto, era prevista da tempo. Ma è chiaro che in una situazione in cui è permanente il timore di un’interruzione addirittura totale del gas per il prossimo inverno, queste azioni rischiano di assumere un significato completamente diverso. Basta pensare al dibattito in corso in Germania, l’economia più forte in Europa da cui dipende anche quella italiana. Entrambe dipendenti in maniera significativa dal gas russo.
Il cancelliere Olaf Scholz ha ribadito di essere pronto a varare nuove misure di sostegno alla popolazione. L’interruzione del gas potrebbe però produrre uno scenario catastrofico per il mercato del lavoro. «Se lo stop del gas dovesse continuare, imprese che nei primi due trimestri dell’anno hanno avuto profitti da record – ha detto la leader del sindacato DGB Yasmin Fahimi – finirebbero in un’emergenza esistenziale e si rischierebbe la perdita di milioni di posti».
Alcuni economisti hanno già calcolato che il Pil della Germania potrebbe andare sotto dai 6 ai 12 punti percentuali, e stando all’istituto economico di Kiel si rischierebbe un taglio della produzione industriale del 20%. La tensione politica non è destinata ad allentarsi. Ieri il viceministro tedesco delle finanze Jorg Kukis, intervenendo al Sydney Energy Forum, ha detto che la Germania smetterà completamente di acquistare carbone russo il 1° agosto e petrolio russo il 31 dicembre.
«Siamo passati da oltre il 40% di dipendenza dal gas russo a poco meno del 25% in pochissimi mesi»Luigi Di Maio
In Italia il governo continua nella corsa affannosa alla diversificazione dell’approvvigionamento energetico e dell’accumulazione delle scorte. «Siamo passati da oltre il 40% di dipendenza dal gas russo a poco meno del 25% in pochissimi mesi» ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
La situazione sta cambiando ancora le previsioni economiche della Commissione Europea che rivedrà al ribasso le stime sul Pil dell’Eurozona per il 2022 e il 2023. La «crescita» dovrebbe subire una limatura di qualche decimale rispetto al 2,7% stimato a maggio. Per l’Italia il Pil scenderà dal 2,4% previsto a maggio. Tutto dipende dalla guerra economica del gas. Senza arrivare all’interruzione l’area euro dovrebbe subire un taglio di circa 1 punto percentuale dal 2,3% di maggio.
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