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La grande scommessa del cinema d’autore a Cannes

La grande scommessa del cinema d’autore a CannesPalazzo del Cinema a Cannes – foto Reuters

Croisette Star, gossip e attese. Ma d'oltralpe si parla sempre più spesso di crisi della scena indipendente

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 15 maggio 2014

In giro si vedono ancora degli «affittasi»segno inequivocabile che il «tutto esaurito»di qualche anno fa è ormai un orizzonte lontano. È la crisi, bellezza direbbe qualcuno parafrasando qualcun altro, anche se la Costa azzurra di aria di crisi, almeno nelle apparenze, sembra respirarne poca. Certo dall’anno scorso diversi locali hanno tirato giù le saracinesche, sopra c’è «negozio in vendita», altri però aprono con predilezione per le specialità italiane, o mediterranee dalle quali i festivalieri di «altri mondi» si fanno sempre, e irresistibilmente, sedurre.

Cannes 2014: cosa sarà il Festival, aperto dalla «biopic» di Grace di Monaco, poco gradita alla famiglia Grimaldi, è presto per dirlo. La sola certezza è che sarà l’ultimo con la presidenza di Gilles Jacob, che formalmente dal 1 luglio cede il testimone a Pierre Lescure, ex direttore di Canal Plus. Il nuovo corso è tutto da vedere, qualcuno (il quotidiano Liberation di ieri) fa notare che una delle incognite maggiori per il futuro è proprio il rapporto tra il nuovo presidente e il direttore artistico in carica, Thierry Frémeaux. Potrebbe significare un cambiamento anche della direzione artistica?

Il segno «people» scelto per l’inaugurazione si accorda magicamente al fuori Palazzo, dove tutto è pronto da sempre, e a ogni passo viene da chiedersi se il look Riviera è permanente o è solo studiato per l’occasione. Grosse automobili, chirurgia plastica a buon mercato, maschi e femmine insalsicciati nello slim size estremo, cagnolini miniature che sfoggiano diademi sulla coda, pelli abbronzate, lusso esibito, camerieri biondo platino, sorrisi cattivi e quell’aria diffusa da grandi affari e molto denaro mista a un’arroganza «reac» (che sta per reazionario) di una delle regioni più a destra da sempre di Francia di fronte alla quale il parigino festivaliero alza gli occhi al cielo e dice: «Sarà la vicinanza con l’Italia». Forse qualche anno fa, adesso è tutta da vedere.

I padroni di casa. 29 i titoli francesi disseminati nelle varie sezioni del Festival, eppure la stampa parla di una «crisi» della settima arte in Francia, almeno nelle sue declinazioni autoriali il cui supporto l’hanno resa nel tempo il paese modello di riferimento per tanti altri. Le cifre però confermano le paure. Il primo trimestre del 2014 ha registrato un meno 30% di preacquisti televisivi per i film a basso budget (al di sotto cioè del milione di euro), e per le opere prime. Tanto basta per parlare di «crisi del cinema indipendente» presente però sulla Croisette – il rapporto tra Festival e mercato nazionale è perciò cambiato anche qui.

A basso costo può essere definito La chambre bleue di Mathieu Amalric (Certain regard), che esce nelle sale francesi quasi in contemporanea, con un budget di 1 milione di euro. 2.85 milioni di euro, il costo di Bande de fille, mentre Sils Maria di Assayas, coproduzione europea, ne dichiara 6 milioni, e YSL, ritratto meno autorizzato dello stilista firmato da Bertrand Bonello, anche questo tra i titoli «must», 8 milioni. 22 milioni invece il costo di The Search dell’oscarizzato The Artist Hazanavicius.

Icone. Il tendenzioso Les Inrockuptibles ha dedicato la copertina dello speciale Cannes a Kristen Stewart, la star di Twilight è la protagonista, insieme a Juliette Bimoche, di Sils Maria.Dice di lei il regista: «Ho cercato di non mostrare il suo statuto di star mondiale. Volevo che il suo personaggio sembrasse interpretato da una giovane attrice appena uscita da un corso di teatro. In un certo senso ho considerato Kristen come una debuttante…».

Il più commerciale Studio, rivista legata all’industria del cinema d’oltralpe, ha scelto invece come immagine Marianne Cotillard, protagonista per i fratelli Dardenne di Deux Jours, une nuit. «Quando l’abbiamo incontrata (sul set di Un sapore di Ruggine e ossa di Jacques Audiard, di cui erano coproduttori, ndr) abbiamo avuto la sensazione di un colpo di frusta cinematografico». Le voci sui due film, entrambi molto attesi, sono discordanti. Buon segno.

Tra gli altri film sui cui la stampa francese scommette molto, a parte il fuoriclasse Godard – che festeggia anche il suo settantesimo titolo – c’è il nostro Le meraviglie di Alice Rohrwacher, e c’è Bande de fille di Celine Sciamma (autrice del molto bello Tomboy) che apre stasera la sezione indipendente della Quinzaine des Realisateurs, direzione artistica di Edouard Waintrop. Una serata speciale visto che quest’anno la Carosse d’or, il premio con cui la Società dei registi francesi, organizzatrice della Quinzaine rende omaggio a un cineasta, sarà consegnata a Alain Resnais, scomparso da poco.

Una decisione, ci tengono a puntualizzarlo gli organizzatori, presa prima della sua morte, già lo scorso gennaio. Ci saranno a ricordarlo i suoi attori, come Sabine Azema, e molti altri, e i suoi film: Le Chant du styrène (’57), uno dei primi corti, con il testo di Raymond Queneau, e Providence. Meraviglioso.

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