Legge illegale, illibertà liberale, diritti disumani. Così diventa riassumibile il disegno – lo scarabocchio – di legge sull’immigrazione “clandestina” del governo Sunak che sta rendendo il Regno Unito, da approdo sicuro dei perseguitati di tutto il mondo come ama dipingersi, un paria internazionale dell’accoglienza. Poi però le braccia servono. Mancano 1.2 milioni di posti di lavoro, soprattutto nel settore edilizio. E allora si agevolano gli ingressi, senza dire dirlo troppo in giro.

L’Illegal Immigration Bill, la scialuppa di salvataggio razzista al quale il premier affida le sorti elettorali di una maggioranza conservatrice data – prematuramente? – per spacciata alle prossime elezioni è stato presentato ieri alla camera dei Comuni, ma la sua navigazione parlamentare si preannuncia perigliosa. Nel frattempo si faciliteranno gli ingressi a muratori, falegnami, stuccatori, ecc. anche il settore dell’ospitalità e dell’assistenza è in deficit critico e necessita urgentemente di assunzioni. L’arcigna ministra dell’Interno Braverman si dovrà adeguare.

Così, da una parte il bill criminalizza i migranti che arrivano, li detiene (in centri di accoglienza per mesi e mesi in attesa che le richieste di asilo siano considerate, le pratiche in arretrato sono centinaia di migliaia) e li spedisce in paesi terzi che non siano l’Europa. Il Ruanda sarebbe il primo, ma nessuno ci è ancora stato deportato: l’aperta totalitarietà della misura ha scatenato varie denunce in vari tribunali e continuerà a farlo. L’Agenzia Onu per i rifugiati la considera una «messa al bando del diritto di asilo».

Ci sono poi gli ostacoli interni: con il Senato, dove non c’è una maggioranza solida, si verificherà di certo il cosiddetto “ping pong”, l’andirivieni del testo fra le due camere, che andrà avanti per mesi e mesi. Dall’altra, si aprono le porte alla migrazione “virtuosa” per far fronte alla crisi economica galoppante.

La Gran Bretagna ha delle vie legali per regolare le richieste di asilo soltanto con paesi che rientrano nei propri interessi “geopolitici” (leggi imperialistici): l’Ucraina, l’Afghanistan e Hong Kong. L’immediato predecessore di questa legge, il Nationality and Borders Act già aveva reso illegale l’ingresso nel paese senza un visto. Con l’Albania, da cui il flusso di arrivi è cresciuto particolarmente negli ultimi due anni, c’è un accordo per il rimpatrio.

Oggi Sunak è a Parigi per incontrare Emmanuel Macron e trovare una quadra bilaterale alla faccenda dal momento che, post-Brexit, l’interlocutore della Gran Bretagna è la Francia – da cui avviene la stragrande maggioranza degli imbarchi – e non Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. In pratica dovrà promettere ai francesi di pagare profumatamente il loro lavoro di pattugliamento della Manica e delle coste normanne.

Le chance di portare a compimento questi obbrobrio giurisprudenziale sono scarsissime, gli ostacoli saranno continui. Il governo lo sa perfettamente. I richiedenti asilo costituiscono solo il 18% dell’immigrazione nel Regno Unito. Questa legge è solo un pezzo di carne rossa lanciato ai mastini razzisti per presentarsi alle elezioni come baluardo contro l’“invasione”. Una variazione sul sempreverde tema del Take back control. D’altro canto, la crisi induce poi a più miti – ipocriti – consigli.