Da Roma arrivano segnali discordanti sul fronte del diritto all’abitare. Il prefetto Matteo Piantedosi ha fatto sapere di aver rimesso in moto la macchina degli sgomberi. Riecco dunque la famigerata lista di ventinove occupazioni abitative a rischio, col corollario di centinaia di nuclei familiari che rischiano di finire per strada.

Nell’elenco, per la cronaca, compare anche CasaPound: nonostante possa essere considerata più una sede di propaganda d’estrema destra che una casa per chi ne ha bisogno o uno spazio aperto al quartiere, il palazzo di pregio tra l’Esquilino e la stazione Termini occupato dai «fascisti del terzo millennio» non è in cima alle priorità del prefetto. Si trova bensì in posizione piuttosto defilata.

Al contrario, la lista rappresenta una minaccia alla sopravvivenza di spazi riutilizzati e recuperati dai movimenti per il diritto all’abitare. Da questo punto di vista non pare esserci discontinuità rispetto all’amministrazione precedente, anche se dal Campidoglio promettono che nessuno sgombero verrà effettuato senza le adeguate garanzie.

«Dobbiamo evitare che chi è in difficoltà resti senza casa e lavoreremo per dare un luogo dove vivere a chi ne ha diritto – ha spiegato l’assessore al patrimonio e alle politiche abitative della giunta Gualtieri, Tobia Zevi – I criteri secondo cui viene stilato l’elenco degli immobili da sgomberare sono molteplici, tra questi: risarcimenti alla proprietà, tutela dell’incolumità delle persone, ripristino di sicurezza o ordine pubblico». Da parte dei movimenti si continua a rivendicare l’attuazione del Piano emergenza casa regionale che finora è stato bloccato anche per la poca sintonia tra le amministrazioni regionale e capitolina. Per il 14 aprile annunciano un corteo cittadino che muoverà dall’assessorato alla casa del comune per arrivare fino alla sede della giunta regionale.

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Qualcosa sembra muoversi, invece sul fronte dei diritti: sarebbe in arrivo una deroga alla norma contenuta nel decreto Lupi del 2014 che, erede delle leggi contro l’urbanesimo in vigore fino agli anni Sessanta del secolo scorso, impedisce a chi vive in uno stabile occupato di chiedere la residenza. Il consigliere comunale del Partito democratico Yuri Trombetti, che è anche presidente della commissione alle politiche abitative, nei prossimi giorni dovrebbe depositare una mozione che consenta di aggirare la norma e ristabilire l’accesso ai diritti basilari e alle utenze.

Infine, domani pomeriggio nella piazza del Campidoglio ci sarà la presentazione della proposta di delibera sugli spazi sociali. Si tratta di un testo scritto da decine tra associazioni, palestre popolari, centri sociali oltre che da Cgil Roma e Lazio, Arci e Sunia. Serve a impedire che il patrimonio degli immobili pubblici venga assegnato a prezzi di mercato, spazzando decine di presidi nei quartieri della capitale. Un altro banco di prova per l’amministrazione Gualtieri.